mercoledì 28 maggio 2014

Certezza della pena e discrezionalità

Criticare i Magistrati, per delegittimare il corso della Giustizia, è uno sport insensato che trastulla solo i gonzi che lo praticano e quei fessacchiotti che fanno ancora da spettatori.
Pur tralasciando, però, l’accanimento contro la Magistratura, reiterato da una parte politica che, più delle altre ha la coda di paglia, annoverando nelle sue file manigoldi di ogni specie, non possiamo far finta di non accorgerci che, nella pubblica opinione, crescano le perplessità sulla amministrazione della Giustizia.
È sensazione diffusa, ad esempio, che il potere discrezionale dei Giudici, nel comminare le pene, sia così incontrollabile da far venire meno la certezza della pena.
Appunto … certezza della pena e discrezionalità dei giudici, argomenti che, in queste ore, sono ritornati a far discutere in concomitanza con l’esito delle elezioni europee.
Ci si domanderà, a ragione: ma cosa hanno a che vedere i risultati elettorali con la certezza della pena ?
A prima vista assolutamente nulla, se non fosse che una delle forze politiche, uscita malconcia delle urne, usa la pena, comminata al suo leader, per intorbidire le acque.
Il partito, Forza Italia, è in difficoltà a giustificare un tracollo che l’ha fatto precipitare dal 35,2%, conseguito nelle precedenti europee, al 16,8% di domenica.
Una avvilente débâcle che la cricca berlusconiana cerca di giustificare addossandone la responsabilità al Tribunale di Sorveglianza di Milano che, secondo loro, avrebbe imposti limiti inaccettabili alla libertà personale di Berlusconi, impedendogli di svolgere in prima persona la campagna elettorale.
Paolo Romani, capo gruppo al Senato di Forza Italia, è arrivato addirittura ad affermare che la pena avrebbe “mutilato” psicologicamente Berlusconi.
Ora, se il Giudice di Sorveglianza ha una colpa, non è certo quella di aver offerto a Berlusconi, ed ai suoi reggicoda, un alibi per giustificare la loro disfatta.
Piuttosto, se al Giudice di Sorveglianza va attribuita una colpa, è senz’altro quella di aver esagerato nel suo potere discrezionale, disponendo una pena così insignificante da sembrare perfino scandalosa, soprattutto se la si immagina in continuità con quanto avvenuto nei mesi precedenti.
Infatti, dal giorno in cui la Cassazione ha emessa la sentenza definitiva a suo carico, Berlusconi ha goduto di una condizione di certo migliore di quella di cui gode un comune onesto cittadino.
Berlusconi ha girovagato liberamente per il Paese con scorta e codazzo di auto blu, a spese dei contribuenti, ha svolta normale attività politica ed affaristica, ha incontrato chi, dove e quando ha voluto,  con un solo limite, non potersi recare all’estero.
I lacchè berlusconiani si sono resi conto, quindi, che per nove mesi il loro padre padrone ha condotta una vita esageratamente libera per essere un pregiudicato ?
Solo poco più di un mese fa, infatti, il Giudice di Sorveglianza ha deciso che Berlusconi espiasse l’anno di pena, quello non indultato, in affidamento ai servizi sociali e non in stato di detenzione domiciliare.
Ciò nonostante per Berlusconi e la sua combutta si tratterebbe di una tragedia, in quanto il Tribunale avrebbe imposte, a Berlusconi, tre intollerabili limitazioni della sua libertà.
Il primo vincolo è l’obbligo di rientrare ogni giorno al suo domicilio, Roma o Milano che sia, prima delle ore 23:00.
La seconda condizione è quella di ottemperare allo spropositato impegno di quattro ore, in un solo giorno della settimana, da dedicare alla assistenza di anziani presso l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone.
La terza intollerabile restrizione è costituita dal divieto di frequentare, oltre a tossicodipendenti, anche pregiudicati.
Secondo i reggicoda si tratterebbe di un vero e proprio isolamento forzoso dagli amici a lui più affini, tutti con condanne passate in giudicato : da Dell’Utri a Previti, da Ciarrapico a Farina, da Sallusti a Mulè, da Bossi a Maroni, da Sgarbi e Belpietro, etc..
Sarebbero queste le gravi “mutilazioni” alle quali si riferisce Paolo Romani ?
Suvvia, non prendiamoci in giro ! Berlusconi, in campagna elettorale, ha battuto, in piena libertà, uno dopo l’altro tutti gli studi televisivi e le stazioni radio, ha incontrati giornalisti, ha rilasciate interviste, ha fatti comizi, ha diffusi video, si è messo in contatto telefonico con ogni riunione e convegno.
Se il Giudice di Sorveglianza avesse disposta la detenzione domiciliare, secondo logica e giustizia, di certo il pregiudicato Berlusconi, oltre a non poter incontrare pregiudicati e tossicodipendenti, oggi non sarebbe libero di muoversi tra Milano e Roma, di continuare ad oltraggiare pubblicamente magistrati ed istituzioni, di essere con continuità in radio, TV e giornali, di fare i comodacci suoi ogni giorno … fino alle ore 23:00 !
A pensarci bene, infatti, lascia perplessi la smisurata disparità tra i vincoli della detenzione domiciliare e quelli della esigua pena inflitta al pregiudicato Berlusconi.
Una disparità, frutto della discrezionalità del Giudice di Sorveglianza, che però nega l’equità della pena ed alimenta il dubbio che, di fatto, la legge non sia uguale per tutti.

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