Criticare i
Magistrati, per delegittimare il corso della Giustizia, è uno sport insensato che
trastulla solo i gonzi che lo praticano e quei fessacchiotti che fanno ancora
da spettatori.
Pur tralasciando,
però, l’accanimento contro la Magistratura, reiterato da una parte politica
che, più delle altre ha la coda di paglia, annoverando nelle sue file manigoldi
di ogni specie, non possiamo far finta di non accorgerci che, nella pubblica
opinione, crescano le perplessità sulla amministrazione della Giustizia.
È sensazione diffusa,
ad esempio, che il potere discrezionale dei Giudici, nel comminare le pene, sia
così incontrollabile da far venire meno la certezza della pena.
Appunto … certezza
della pena e discrezionalità dei giudici, argomenti che, in queste ore, sono
ritornati a far discutere in concomitanza con l’esito delle elezioni europee.
Ci si domanderà, a
ragione: ma cosa hanno a che vedere i risultati elettorali con la certezza
della pena ?
A prima vista
assolutamente nulla, se non fosse che una delle forze politiche, uscita
malconcia delle urne, usa la pena, comminata al suo leader, per intorbidire le
acque.
Il partito, Forza
Italia, è in difficoltà a giustificare un tracollo che l’ha fatto precipitare dal
35,2%, conseguito nelle precedenti europee, al 16,8% di domenica.
Una avvilente débâcle
che la cricca berlusconiana cerca di giustificare addossandone la responsabilità
al Tribunale di Sorveglianza di Milano che, secondo loro, avrebbe imposti
limiti inaccettabili alla libertà personale di Berlusconi, impedendogli di
svolgere in prima persona la campagna elettorale.
Paolo Romani, capo
gruppo al Senato di Forza Italia, è arrivato addirittura ad affermare che la
pena avrebbe “mutilato”
psicologicamente Berlusconi.
Ora, se il Giudice
di Sorveglianza ha una colpa, non è certo quella di aver offerto a Berlusconi,
ed ai suoi reggicoda, un alibi per giustificare la loro disfatta.
Piuttosto, se al
Giudice di Sorveglianza va attribuita una colpa, è senz’altro quella di aver esagerato
nel suo potere discrezionale, disponendo una pena così insignificante da sembrare
perfino scandalosa, soprattutto se la si immagina in continuità con quanto
avvenuto nei mesi precedenti.
Infatti, dal giorno
in cui la Cassazione ha emessa la sentenza definitiva a suo carico, Berlusconi
ha goduto di una condizione di certo migliore di quella di cui gode un comune onesto
cittadino.
Berlusconi ha girovagato
liberamente per il Paese con scorta e codazzo di auto blu, a spese dei
contribuenti, ha svolta normale attività politica ed affaristica, ha incontrato
chi, dove e quando ha voluto, con un solo
limite, non potersi recare all’estero.
I lacchè
berlusconiani si sono resi conto, quindi, che per nove mesi il loro padre
padrone ha condotta una vita esageratamente libera per essere un pregiudicato ?
Solo poco più di un
mese fa, infatti, il Giudice di Sorveglianza ha deciso che Berlusconi espiasse l’anno
di pena, quello non indultato, in affidamento ai servizi sociali e non in stato
di detenzione domiciliare.
Ciò nonostante per
Berlusconi e la sua combutta si tratterebbe di una tragedia, in quanto il
Tribunale avrebbe imposte, a Berlusconi, tre intollerabili limitazioni della
sua libertà.
Il primo vincolo è l’obbligo
di rientrare ogni giorno al suo domicilio, Roma o Milano che sia, prima delle
ore 23:00.
La seconda
condizione è quella di ottemperare allo spropositato impegno di quattro ore, in un solo giorno
della settimana, da dedicare alla assistenza di anziani presso l’Istituto Sacra Famiglia di
Cesano Boscone.
La terza intollerabile
restrizione è costituita dal divieto di frequentare, oltre a tossicodipendenti,
anche pregiudicati.
Secondo i reggicoda si tratterebbe di un vero
e proprio isolamento forzoso dagli amici a lui più affini, tutti con condanne passate in giudicato : da Dell’Utri a
Previti, da Ciarrapico a Farina, da Sallusti a Mulè, da Bossi a Maroni, da
Sgarbi e Belpietro, etc..
Sarebbero queste le
gravi “mutilazioni” alle quali si
riferisce Paolo Romani ?
Suvvia, non prendiamoci
in giro ! Berlusconi, in campagna elettorale, ha battuto, in piena libertà, uno
dopo l’altro tutti gli studi televisivi e le stazioni radio, ha incontrati
giornalisti, ha rilasciate interviste, ha fatti comizi, ha diffusi video, si è messo in contatto telefonico con ogni riunione e convegno.
Se il Giudice
di Sorveglianza avesse disposta la detenzione domiciliare, secondo logica e
giustizia, di certo il pregiudicato Berlusconi, oltre a non poter incontrare pregiudicati e
tossicodipendenti, oggi non sarebbe libero di muoversi tra Milano e Roma, di continuare ad oltraggiare pubblicamente magistrati ed istituzioni, di essere con continuità in radio, TV e
giornali, di fare i comodacci suoi ogni giorno … fino alle ore 23:00 !
A pensarci bene,
infatti, lascia perplessi la smisurata disparità tra i vincoli della detenzione
domiciliare e quelli della esigua pena inflitta al pregiudicato Berlusconi.
Una disparità, frutto della discrezionalità
del Giudice di Sorveglianza, che però nega l’equità della pena ed alimenta il dubbio che, di fatto, la legge non sia uguale per tutti.
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