Viaggiando o vivendo
all’estero mi sono incazzato ogniqualvolta, con allusioni più o meno velate, il
nostro Paese era identificato con pizza, mandolino e mafia.
In tempi più
recenti, a questi triti e ritriti luoghi comuni si sono aggiunti nuovi cliché,
quelli correlati allo squallido ventennio berlusconiano.
Può succedere, così,
che un taxista di New York sia incuriosito dal bunga bunga, o che il concierge
di un hotel di Parigi voglia sapere tutto del Berlusconi pregiudicato, oppure
che il maitre di un ristorante spagnolo dia prova di conoscere tutto di olgettine
e loro performance.
Insomma, dobbiamo
prendere atto, purtroppo, che le magagne di Berlusconi sollazzino i cittadini
del mondo e danneggino l’immagine del nostro Paese.
Mi domando, però, se
sia ragionevole scaricare tutte le colpe su Berlusconi e le sue nefandezze e
non riconoscere, piuttosto, che il tradizionale menefreghismo italico ci abbia
resi troppo tolleranti a ciò che accadeva sotto i nostri occhi.
Ho il sospetto, ad
esempio, che nell’indifferenza generale il nostro Paese stia assistendo, oggi, allo
spettacolo di una Giustizia degradata ad operetta grottesca.
Ancora una volta il protagonista
è Berlusconi che pur colpito da una condanna definitiva a quattro anni, emessa
dalla Cassazione il 1° agosto 2013, continua a godere di una franchigia che lo
lascia libero di muoversi ed agire a suo piacimento, con auto blu e scorta a
spese dei contribuenti, e che gli consente di vomitare ingiurie, calunnie e menzogne
su esponenti delle Istituzioni e della Magistratura, su leader di Paesi amici, su
avversari politici, e via discorrendo.
È intollerabile, tra
l’altro, che Berlusconi, pregiudicato, interdetto dai pubblici uffici, espulso
dal Senato, sia ricevuto ancora al Quirinale dal Capo dello Stato, od incontri
e confabuli con il Presidente del Consiglio, oppure bazzichi i palazzi
istituzionali.
Era lecito
attendersi che, alla fine, dopo oltre nove mesi di questa disdicevole franchigia
la Giustizia facesse il suo corso.
Invece, ecco che va in
scena una grottesca operetta che neppure la felice e fervida fantasia di Jacques
Offenbach avrebbe saputo creare.
Così, il 9 aprile si
è alzato il sipario sul Tribunale di Sorveglianza di Milano che ha deciso per l’affidamento
di Berlusconi ai servizi sociali, per la espiazione del quarto anno di
pena non indultato.
Per carità, l’affidamento
ai servizi sociali era una delle opzioni a disposizione dei giudici, quindi non
ci sarebbe nulla da eccepire se non fosse che …
… l’anno di pena ancora
da espiare si sia ridotto in ridicole quattro ore settimanali da trascorre per attività
assistenziali in una casa di riposo per anziani; cioè, un anno di pena
detentiva è stato ricondotto all’agevole obbligo di prestare sedici ore mensili;
… una volta assolto al
gravosissimo impegno delle quattro ore settimanali, Berlusconi sarà libero di muoversi
a piacere, tra Milano e Roma, sempre con il supporto di auto blu, autista e
scorta, ed il solo vincolo, forse, di trascorre i week end nella sua villa di
Arcore;
… Berlusconi sia un
pregiudicato al quale la Giustizia concede di condurre una vita del tutto
normale, di dedicarsi alle sue attività, politiche ed affaristiche, di incontrare
gente, di partecipare a trasmissioni televisive e radiofoniche, di rilasciare
interviste, etc.
Di fronte a cotanta umiliazione
del principio “la legge è uguale per tutti”
come non pensare che per alcuni la Giustizia sia una operetta burlesca
?
Anche perché, leggendo
l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, si scopre che l’affidamento di
Berlusconi ai servizi sociali è stato deciso perché “… possa sostenere e aiutare il soggetto nel portare a maturazione quel
processo di revisione critica, di emenda, oggi in fieri”.
Mi domando: dove il
Tribunale di Sorveglianza ha intravisto il processo di revisione critica e di
emenda ?
Non solo, ma la
stessa ordinanza fa riferimento alla “rilevante
condotta tenuta dal condannato successivamente al reato”.
Domanda: quale
sarebbe la condotta del condannato meritevole dell’affidamento ai servizi
sociali ?
Si tratta di interrogativi
non fuori luogo perché, leggendo l’ordinanza, sembra quasi che, in tutti questi
mesi, solo al Presidente ed al Giudice del Tribunale di Sorveglianza non sia
giunta alcuna notizia del fatto che il pregiudicato Berlusconi abbia ostinatamente
rifiutato di riconoscere la sentenza della Cassazione, sentenza definita, di
volta in volta, mostruosa, scandalosa, turpe, golpe di Stato, e che abbia perseverato
nel denigrare i Giudici, bollandoli come golpisti, metastasi della democrazia,
mafia.
Per questo trovo inquietante che, anche nell’amministrare la Giustizia, non ci sia peggior sordo di chi non
vuol sentire.
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