Se
Jakob e Wilhelm Grimm, autori della popolare fiaba di Biancaneve, fossero
vissuti nel nostro tempo, ad esempio in Italia, ed avessero avuta la malasorte di
conoscere un certo Renato Brunetta, probabilmente la loro favola si sarebbe
arricchita di un altro personaggio.
Così,
la favola, tramandata di generazione in generazione come “Biancaneve ed i 7
nani”, avrebbe potuto diventare celebre come “Biancaneve e gli 8 nani”.
A
dare il nome ai 7 nani (Dotto, Gongolo,
Pisolo, Mammolo, Eolo, Cucciolo e Brontolo) non furono, però, il fratelli
Grimm, bensì la fantasia di Walt Disney che avrebbe avuto solo l’imbarazzo della
scelta nel trovare il nome a Brunetta, ottavo nano della fiaba.
Ossesso?
Bilioso? Attaccabrighe? Guerrigliero?
Battezzandolo
“Ossesso” si sarebbe messo in evidenza
il chiodo fisso che angustia l’individuo, cioè quello di apparire come un essere
importante e prestigioso.
Sofferente
della sindrome “lei non sa chi sono io”, accade che Brunetta sia protagonista
di situazioni paradossali e ridicole, come quando, nel 2008, tentò di far
credere che aveva preferito impegnarsi in politica piuttosto che dedicarsi a
lavorare per una sua inverosimile candidatura al Premio Nobel.
Oppure
quando, mesi fa, ritenendosi offeso da Laura Boldrini, Presidente della Camera,
che aveva osato rivolgersi a lui interpellandolo semplicemente come “Onorevole
Brunetta”, rispose stizzito: “Visto che
mi ha chiamato onorevole e sono invece presidente del gruppo, io non la
chiamerò presidente”.
In
alternativa l’ottavo nano, però, potrebbe chiamarsi anche “Bilioso” per le violente intemperanze con cui Brunetta ha l’abitudine
di aggredire quei malcapitati che hanno raggiunto il successo,
professionale e personale, che a lui è sempre sfuggito.
A
Brunetta rode di non essere riuscito a farsi eleggere Sindaco di Venezia,
sconfitto per ben due volte, nel 2000 e nel 2010, da candidati del
centrosinistra.
Sconfitte
da lui mai metabolizzate, tanto che in un convegno a Cortina D’Ampezzo è
esploso contro la “sinistra per male e di
merda” rivolgendole il garbato augurio “che
vada a morire ammazzata”!
A
farne le spese, negli ultimi tempi, è stato più volte anche Mario Monti,
dapprima come presidente del consiglio, poi come senatore a vita e leader di
Scelta Civica.
Ma,
all’ottavo nano potrebbe essere dato anche il nome di “Attaccabrighe”, visto che Brunetta non perde occasione per
provocare con insulti, assurdi ed arbitrari, intere classi di persone.
A
Gubbio nel 2009, ha inveito, ad esempio, contro il mondo del cinema tacciandolo
di essere “culturame”, riesumando
una espressione usata nel 1949 dal democristiano Mario
Scelba.
Ha
definiti “panzoni” i poliziotti che
operano negli uffici, sostenendo che se fossero impiegati nei servizi in strada
“se li mangerebbero”.
Anche
il Consiglio Superiore della Magistratura non si è sottratto agli insulti e si è
beccata la definizione di “mostro”.
Come
non ricordare, tra le decine di affronti provocatori, diretti qua e là, anche l’appellativo
“fannulloni” con cui Brunetta ha
bollati i dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Insomma,
un vero e proprio modo di fare provocatorio alla ricerca dello scontro.
Probabilmente
per l'ottavo nano potrebbe essere appropriato anche il nome di “Guerrigliero”, solo dopo aver
accertato, però, che dimostri la sua capacità di attuare azioni
di guerriglia parlamentare , per il momento solo minacciate.
Staremo
a vedere.
Certo
è che, per fortuna, Jakob e Wilhelm Grimm non hanno avuta la malasorte di
conoscere Renato Brunetta, altrimenti la gradevole fiaba di Biancaneve si sarebbe tramutata
in un racconto dell’orrore, diseducativo e deprimente per decine di
generazioni.
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