È
sempre difficoltoso comprendere quando la disinformazione, voluta dalla classe
politica, compreso il presidente del consiglio Enrico Letta, e dai media, per
turlupinare i cittadini, sia il prodotto di ignoranza o di malafede.
Prendiamo,
ad esempio, le fandonie che ci vengono raccontate, da giorni, sulla procedura d’infrazione
in cui sarebbe incorsa l’Italia a causa della mancanza di una “responsabilità
civile dei magistrati”.
Una
balla colossale, tirata fuori perfino da Enrico Letta, nel suo discorso alle
Camere il 2 ottobre, in occasione del rinnovo della fiducia.
Per
rendersi conto che si tratta solo di una delle solite panzane, servite agli
italiani dal menù PdL, è sufficiente navigare in internet e leggere i contenuti
della legge n. 117 del 1988.
Infatti,
il legislatore, fin dal 1988 ha riconosciuto il diritto di agire, nei confronti
dello Stato, da parte del cittadino che ritenesse di aver subito un danno
ingiusto, conseguente ad un comportamento, ad un atto o ad un provvedimento giudiziario
di un magistrato nell’esercizio delle
sue funzioni.
In
altre parole la legge prevede che sia lo Stato a rispondere, nei confronti dei cittadini, per i danni
che un provvedimento giudiziario può aver causato se disposto con dolo, colpa
grave o negazione di giustizia.
Innanzitutto,
quindi, è lo Stato a rispondere dell’eventuale danno, rivalendosi,
eventualmente, nei confronti del magistrato, o con un provvedimento
disciplinare o con una azione penale.
Si
tratta di una norma perfettamente in linea con quanto prevedono le legislazioni
di tutti i Paesi della Comunità Europea.
Perché,
allora, la Corte di Giustizia Europea ha condannata l’Italia con sentenza del
24 novembre 2011 ed ha avviata la procedura di infrazione della quale tanto si
blatera ?
Molto
semplicemente perché il governo Berlusconi ha ignorata la lettera di diffida,
del 9 ottobre 2009, inviata dalla Commissione Europea all’Italia, con l'invito
ad integrare il disposto della legge 117/1988, con la responsabilità, dello
Stato italiano, anche nei casi in cui i provvedimenti, emessi con dolo o colpa
grave dal magistrato, riguardassero norme di diritto comunitario.
Non
avendo ricevuta risposta, la Commissione Europea ha inoltrato al governo
Berlusconi, il 22 marzo 2010, un parere motivato con il quale invitava nuovamente il
governo italiano ad uniformarsi, entro 60 giorni, alla richiesta del 9 ottobre
2009.
Poiché
il governo Berlusconi ha ignorata anche questa seconda richiesta, la
Commissione Europea si è vista costretta ad avviare un procedimento, contro la
Repubblica Italiana, conclusosi con la sentenza del 24 novembre 2011, della
Corte di Giustizia Europea che, constatata la violazione degli obblighi
comunitari da parte dell’Italia, dava avvio alla procedura di infrazione con pesanti
sanzioni economiche.
È
evidente, quindi, l’indubbia responsabilità di Berlusconi e dei suoi ministri che,
per incuria, ignoranza o dabbenaggine, non hanno recepite le sollecitazioni
pervenute nel 2009 e nel 2010 dalla Commissione Europea.
Così
come è palese il tentativo, oggi, di strumentalizzare la procedura di
infrazione per minacciare i magistrati con l’idiozia di una loro possibile “responsabilità
civile”, peraltro incostituzionale contravvenendo al principio di indipendenza
ed autonomia della magistratura.
Ma
è altrettanto chiaro, infine, che il PdL cerchi di sollevare un gran polverone
per distogliere l’attenzione, dell’opinione pubblica, dalla responsabilità che
ha avuto il governo Berlusconi nel far condannare l’Italia a questa nuova
procedura d’infrazione, che rischia di gravare sulle casse dello Stato … cioè
sulle tasche di tutti i cittadini.
Sono
sorpreso e non riesco a capacitarmi, però, che anche una persona, all’apparenza
accorta, come Enrico Letta abbia abboccato come uno sprovveduto pesciolino all’amo
teso dal PdL.
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