L’ipocrisia
degli uomini politici raggiunge apogei incredibili tutte le volte che i nostri
rappresentanti ci vogliono turlupinare con scelte demagogiche.
Ad
esempio, è stato sufficiente che Matteo Renzi dichiarasse di non essere d’accordo
con il Capo dello Stato, sull’ipotesi di risolvere il sovraffollamento
carcerario con la concessione di un indulto o un’amnistia, per scatenare
veementi reazioni dei navigati ipocriti di destra e di sinistra.
Sono
bastate, infatti, poche parole del sindaco di Firenze per smascherare gli inconfessabili
intendimenti che si celavano dietro l’entusiastico plauso che aveva accolto il
messaggio di Giorgio Napolitano.
Una
dimostrazione?
Il
Ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, ad esempio, ieri ha dichiarato:
“se l’amnistia sarà legge dovrà essere
applicata a tutti i cittadini, compreso Silvio Berlusconi”.
Quagliariello
fa finta di non sapere che il pregiudicato Silvio Berlusconi, grazie all’indulto
del 2006, abbia già goduto uno sconto di tre anni sulla condanna definitiva per
frode fiscale, ma soprattutto che lo sconto, di cui ha beneficiato Berlusconi, non
sia servito per nulla a ridurre il sovraffollamento carcerario.
Viviamo
in un Paese nel quale la classe politica, per la sua cronica incapacità di
affrontare i problemi alle radici, è costretta a ricorrere, ciclicamente, ad
interventi eccezionali per fronteggiare le emergenze.
Dal
1990 ad oggi, nel lasso cioè di 23 anni, se l’invito del Capo dello Stato si
traducesse in un nuovo atto di clemenza, il nostro Paese adotterebbe il quarto indulto,
per far fronte sempre ad una stessa emergenza, il sovraffollamento delle carceri.
Di fatto,
sono già stati concessi indulti nel dicembre 1990 (legge 394), nell’agosto 2003
(legge 207) e nel luglio 2006 (legge 241).
La
verità è che per la classe politica si è trattato sempre di occasioni delle quali
approfittare per inserire, tra le pieghe dell'indulto, reati commessi da condannati
eccellenti, politici, funzionari dello Stato, colletti bianchi, consentendo
loro di sottrarsi alle pene.
Nessuno
vuol negare che la condizione in cui sono costretti a vivere i reclusi sia
da paese incivile e leda i più elementari diritti degli esseri umani.
È
indubbio, però, che, anche un nuovo indulto o un’amnistia, non rimuoverebbe le
cause del sovraffollamento, per cui, da qui a qualche anno, l’emergenza si
riproporrebbe.
Infatti,
se con l’indulto del 31 luglio 2006 sono stati scarcerati 26.863 detenuti su
60.710, ma poco più di 4 anni dopo, al 31 dicembre 2010, nelle carceri italiane
erano già rinchiusi 67.961 individui, è chiaro che il provvedimento di clemenza sia
stato solo una toppa transitoria.
Perché
la politica non si sforza, invece, di adottare decisioni risolutive che recuperino
condizioni carcerarie durevoli, rispettose della dignità e dei diritti umani
dei detenuti ?
Proviamo
a focalizzare l’attenzione, per esempio, su alcuni dati.
A
fine giugno 2013, nelle carceri italiane erano detenuti 23.436 cittadini
stranieri (di cui: 4.384 marocchini,
3.706 romeni, 2.927 tunisini, 2.882 albanesi, poi nigeriani, egiziani,
senegalesi, etc.).
Ad
esempio, perché non stipulare accordi internazionali per trasferire in Marocco, Romania, Tunisia,
Albania, i loro cittadini detenuti in Italia in modo che espiino la pena nelle
patrie galere?
Tra
l’altro il Ministero della Giustizia ne trarrebbe anche un vantaggio economico non
dovendo più sostenere i costi per la loro detenzione.
Sempre
a fine giugno 2013, erano rinchiusi in carcere 24.824 soggetti ancora in attesa
di giudizio, per molti dei quali il legislatore, cioè il Parlamento, potrebbe
prevedere misure preventive diverse come, per esempio la libertà controllata o la
libertà vigilata, secondo i reati loro imputati.
Il
paradosso, tra l’altro, è che i detenuti in attesa di giudizio, non essendo
ancora condannati non usufruirebbero dell’indulto!
Pene
non detentive potrebbe interessare anche gran parte dei 16.000 tossicodipendenti,
in particolare chi è detenuto per il solo possesso di sostanze stupefacenti.
Sarebbero
interventi strutturali che, prevenendo sovraffollamento, eviterebbero, ogni tre
o quattro anni, di trattarlo come emergenza.
L’impressione,
però, è che questa classe politica, capace negli ultimi venti anni di
legiferare solo leggi ad personam e
tagli dei tempi di prescrizione, non sia affatto interessata a risolvere una
volta per tutte il problema del sovraffollamento delle carceri.
Come se non bastasse, dalle
dichiarazioni di alcuni esponenti del PdL sta emergendo, invece, la volontà di
orchestrare una bella amnistia, che non condonerebbe solo la pena, come nel caso
dell’indulto, ma addirittura estinguerebbe i reati.
Io
che sono un po’ sospettoso immagino che il primo a rallegrarsi nel caso di un’amnistia
sarebbe proprio Silvio Berlusconi che si salverebbe così dai diversi procedimenti
che ha in corso.
E qualcuno
avrebbe il coraggio di sostenere che la politica non vada a braccetto con l'ipocrisia ?
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