Devo riconoscere,
per onestà, che non ho mai nutrita simpatia per lei, al punto di fare zapping tutte
le volte che lei fosse ospite in un talkshow televisivo.
In ogni caso, non mi
era simpatica non certo per la diversità delle nostre visioni politiche.
Anche perché, in
realtà, io sono posseduto, anzi, da un assurdo masochismo che mi induce ad
ascoltare più volentieri coloro che hanno idee molto diverse dalle mie, per una
spocchiosa fiducia nel riuscire, solo in questo modo, a consolidare le mie
convinzioni.
Il fatto è che l’onorevole
Michaela Biancofiore non mi era simpatica perché mi è sempre parsa una
proselita berlusconiana, dogmatica ed ottusa, capace di osservare la realtà unicamente
attraverso occhiali appannati da una faziosità intransigente e paranoica.
In questi giorni,
però, assistendo al dibattito sulla ignobile legge elettorale, ho avuto modo di
osservarla, agguerrita e determinata, nel proporre la “parità di genere”, anche in dissenso con le direttive impartite
dal suo capogruppo, il mefistofelico Renato Brunetta.
Ha preso parte al malcontento
bipartisan delle “parlamentari in bianco”,
senza perdersi d’animo neppure quando l’egemonico maschilismo dell’aula ha
respinte le loro istanze, una dopo l’altra.
Ma devo ammettere di
aver provati stupore ed incredulità, questa mattina, quando Michaela
Biancofiore ha presa la parola, a titolo personale, per motivare il suo voto in
contrasto con la posizione assunta da Forza Italia.
Sul suo viso e nel suo
timbro di voce era palese il turbamento emotivo nell’esprimere la sua amarezza proferendo
queste parole: “Oggi mi sono vestita di
nero perché la Camera sta celebrando il funerale della democrazia nella mia
terra (Alto Adige) ed in Italia” … “il
Senato deve cambiare questo obbrobrio o non rimetterò più la spilletta di Forza
Italia”.
Chapeau Michaela
Biancofiore !
Chapeau da uno che non voterà mai per lei, ma che ritiene
doveroso rendere onore al coraggio della sua onestà intellettuale, proprio mentre
molte altre sue colleghe, deposte le vesti bianche, si sottomettevano al volere
dei loro capobastone.
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