Come
si saranno resi conto i lettori abituali di questo blog, decenni di attività lavorativa
mi hanno trasformato in un drogato di pragmatismo.
Per
questo non posso fare a meno di correre lungo i sentieri della concretezza di
fronte a notizie o comportamenti sui quali i media sguazzano.
In
questi giorni, ad esempio, è tornato di moda discutere del processo di spending review affidato, dal governo,
al commissario straordinario Carlo Cottarelli.
Con
qualche decennio di ritardo la politica ha scoperto, finalmente, lo strumento
per la revisione delle spese, adottato da anni in Italia da
molte imprese con successo.
L’esperienza
insegna, però, che la spending review è quasi sempre una strada tormentata e dolorosa.
Questa
volta, però, le proposte di Cottarelli, pur se giuste e razionali, dovranno
fare i conti anche con quella cultura,
politica e sindacale, che è avvezza a considerare il pubblico denaro solo una via demagogica per ottenere il consenso.
È
la cultura dell’abuso dissennato di denaro pubblico, alla quale vanno imputati
sia l’abnorme debito pubblico, accumulatosi negli anni, sia, di conseguenza, i dolorosi
sacrifici ai quali, ciclicamente, sono chiamati gli italiani.
Come
non domandarsi, perciò: ma politici e sindacalisti si asterranno dal mettere i
bastoni fra le ruote della spending
review e ne accetteranno gli effetti ?
Nelle
aziende, infatti, le cose vanno diversamente.
Le
redini della spending review sono
nelle mani di un management, responsabile dei risultati gestionali, che non
solo ha dalla sua il potere decisionale ed esecutivo, ma ha anche la forza
negoziale per contrastare le riluttanze sindacali.
Quali,
invece, sono i poteri decisionali e negoziali su cui potrebbe contare il
governo Renzi per superare gli scogli del Parlamento e del Sindacato ?
È
bastato che si diffondesse una prima indiscrezione sul possibile esubero di
85.000 dipendenti nel pubblico impiego, per scatenare le immediate reazioni di
politici e sindacalisti.
C’era
da aspettarselo !
Il
pubblico impiego costituisce, da sempre, la sterminata prateria in cui politici
di ogni colore, con il tacito assenso dei sindacati, hanno mandati al pascolo parenti,
amanti, amici, amici degli amici, raccomandati.
Chi
di noi non ha toccato con mano, almeno una volta nella sua vita, la inoperosità
di certi uffici pubblici, la ridondanza dei loro organici, l’irritante indolenza
nel lavorare, lo spropositato assenteismo ?
E
poi, quante volte le cronache ci hanno raccontato di dipendenti pubblici pizzicati,
durante l’orario di lavoro, a fare shopping o a dedicarsi ad altre faccende
personali ?
E
che dire delle strutture pubbliche inattive, presso le quali lo Stato mantiene dipendenti
che non fanno nulla di utile per la collettività ?
A
pochi chilometri da qui, ad esempio, c’è un costoso ed imponente complesso
statale, utilizzato nell’anno per poche settimane, nel quale sono impiegate decine
di addetti che, ogni giorno, dopo aver prestate le contrattuali 6 ore di presenza
improduttiva, possono dedicarsi ad un secondo lavoro, ovviamente in nero.
Per
tutto questo sono certo che se ognuno di noi segnalasse anche uno soltanto degli
sfaccendati che incontra nelle strutture pubbliche e che campano a spese dei
contribuenti … si potrebbero individuare ben più degli 85.000 esuberi ipotizzati
da Cottarelli, con buona pace di Susanna Camusso & Co.
85.000 esuberi che pesano sulle casse dello Stato per
3 miliardi di euro !
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