giovedì 20 marzo 2014

La oscura strada della spending review

Come si saranno resi conto i lettori abituali di questo blog, decenni di attività lavorativa mi hanno trasformato in un drogato di pragmatismo.
Per questo non posso fare a meno di correre lungo i sentieri della concretezza di fronte a notizie o comportamenti sui quali i media sguazzano.
In questi giorni, ad esempio, è tornato di moda discutere del processo di spending review affidato, dal governo, al commissario straordinario Carlo Cottarelli.
Con qualche decennio di ritardo la politica ha scoperto, finalmente, lo strumento per la revisione delle spese, adottato da anni in Italia  da molte imprese con successo.
L’esperienza insegna, però, che la spending review è quasi sempre una strada tormentata e dolorosa.
Questa volta, però, le proposte di Cottarelli, pur se giuste e razionali, dovranno fare i conti anche  con quella cultura, politica e sindacale, che è avvezza a considerare il pubblico denaro solo una via demagogica per ottenere il consenso.
È la cultura dell’abuso dissennato di denaro pubblico, alla quale vanno imputati sia l’abnorme debito pubblico, accumulatosi negli anni, sia, di conseguenza, i dolorosi sacrifici ai quali, ciclicamente, sono chiamati gli italiani.
Come non domandarsi, perciò: ma politici e sindacalisti si asterranno dal mettere i bastoni fra le ruote della spending review e ne accetteranno gli effetti ?
Nelle aziende, infatti, le cose vanno diversamente.
Le redini della spending review sono nelle mani di un management, responsabile dei risultati gestionali, che non solo ha dalla sua il potere decisionale ed esecutivo, ma ha anche la forza negoziale per contrastare le riluttanze sindacali.
Quali, invece, sono i poteri decisionali e negoziali su cui potrebbe contare il governo Renzi per superare gli scogli del Parlamento e del Sindacato ?
È bastato che si diffondesse una prima indiscrezione sul possibile esubero di 85.000 dipendenti nel pubblico impiego, per scatenare le immediate reazioni di politici e sindacalisti.
C’era da aspettarselo !
Il pubblico impiego costituisce, da sempre, la sterminata prateria in cui politici di ogni colore, con il tacito assenso dei sindacati, hanno mandati al pascolo parenti, amanti, amici, amici degli amici, raccomandati.
Chi di noi non ha toccato con mano, almeno una volta nella sua vita, la inoperosità di certi uffici pubblici, la ridondanza dei loro organici, l’irritante indolenza nel lavorare, lo spropositato assenteismo ?
E poi, quante volte le cronache ci hanno raccontato di dipendenti pubblici pizzicati, durante l’orario di lavoro, a fare shopping o a dedicarsi ad altre faccende personali ?
E che dire delle strutture pubbliche inattive, presso le quali lo Stato mantiene dipendenti che non fanno nulla di utile per la collettività ?
A pochi chilometri da qui, ad esempio, c’è un costoso ed imponente complesso statale, utilizzato nell’anno per poche settimane, nel quale sono impiegate decine di addetti che, ogni giorno, dopo aver prestate le contrattuali 6 ore di presenza improduttiva, possono dedicarsi ad un secondo lavoro, ovviamente in nero. 
Per tutto questo sono certo che se ognuno di noi segnalasse anche uno soltanto degli sfaccendati che incontra nelle strutture pubbliche e che campano a spese dei contribuenti … si potrebbero individuare ben più degli 85.000 esuberi ipotizzati da Cottarelli, con buona pace di Susanna Camusso & Co.
85.000 esuberi che pesano sulle casse dello Stato per 3 miliardi di euro ! 

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