mercoledì 29 agosto 2012

Monti appare (s)finito … in debito di ossigeno


Le file dei detrattori, di Monti e del suo Governo, si ingrossano sempre più, giorno dopo giorno, e, se fossi nei panni del professore, incomincerei a preoccuparmi seriamente.
L’impressione è che a mantenere ancora Monti a Palazzo Chigi sia solo l’interesse di Berlusconi che, da un lato ha bisogno di tempo per preparare la sua ennesima scesa in campo e  per promuovere il nuovo partito, e dall’altro attende che una nuova legge elettorale gli “consenta” di fare le opportune epurazioni tra i parlamentari del PdL.
D’altra parte, se Berlusconi non avesse avuto interesse a mantenere in vita ancora questo Governo, Monti quasi certamente avrebbe fatte le valige prima delle ferie.
In questi ultimi mesi il professore mi ha ricordato un po’ quegli ottocentometristi che alla pistola dello start scattano come lepri ma, dopo quattro o cinquecento metri, si afflosciano sulla pista stremati, in debito di ossigeno.
In effetti, partito a novembre con slancio e determinazione come se volesse riformare l’Italia e gli italiani, settimana dopo settimana Monti ha esaurita a poco a poco la sua carica fino ad afflosciarsi.
Contraddicendo, così, quanto aveva dichiarato con molto vigore a marzo, in occasione del suo viaggio in Asia, ora sta vivacchiando … sembrerebbe preoccupato solo di tirare a campare fino alla primavera 2013.
Penso che questo sia il risultato di un errore fondamentale commesso da Monti fin dai primi giorni del suo insediamento a Palazzo Chigi: ha concesso tempo e spazio ai partiti perché ritrovassero la loro arrogante strafottenza per le difficoltà del Paese, e ritornassero ad occuparsi solo dei loro meschini interessi di bottega.
Il risultato è che gli impegni, presi davanti a tutti ed in più occasioni dall’assurdo trio Alfano, Bersani, Casini, dopo 10 mesi sono ancora ben lontani dall’avere qualche consistenza: dalla legge anticorruzione alla riduzione del numero di parlamentari, dalla nuova legge elettorale alla riforma del bicameralismo, e via dicendo.
Dal canto suo, però, Monti si è impoltrito sul controllo del debito pubblico ribaltando sugli italiani il conto da pagare e sottovalutando gli effetti drammatici che le sue scelte avrebbero prodotto sul tessuto economico e sociale del Paese.
Da incorreggibile professore ha ritenuto di mettere in atto le teorie economiche e finanziarie, raccontate nei libri della sua biblioteca, senza sforzarsi di operare con un minimo di capacità creativa che avrebbe permesso di conciliare teorie e realtà.
Il risultato rovinoso, dunque, è che il Governo Monti non ha fatto nulla per invertire il trend congiunturale, la disoccupazione soprattutto giovanile ha raggiunti livelli intollerabili, le liberalizzazioni si sono dimostrate un flop, al sistema bancario è stato concesso di chiudersi a riccio e svenare così imprese e privati, il costo della vita è cresciuto fuori controllo, la spesa pubblica non è stata tagliata, i costi della politica e dei privilegi sono rimasti indenni da sforbiciate, e così via.
Certamente su molti di questi insuccessi sono risultati determinanti i bastoni messi nelle ruote della macchina governativa dai partiti politici e dalle lobbies che li condizionano.
È tutto vero … però !
Però, la missione tassativa, conferita al Governo Monti, era quella di tirar fuori, ad ogni costo, il Paese dalle sabbie mobili che lo stavano soffocando.
Per questo mi sarei aspettato che il Presidente del Consiglio, forte del mandato ricevuto, dimostrasse di avere  idonei attributi e, con fermezza, sfidasse la classe politica, ad esempio, con un risolutivo “aut aut” : “o vi allineate al mio processo di risanamento del Paese oppure vi assumete la responsabilità di governare”.
Con la strizza che avevano provata di fronte al rischio di default del Paese, itrovatisi nudi con le loro inettitudini e diatribe, i partiti sarebbero scesi verosimilmente a più miti consigli e, forse, moltissimi italiani si ritroverebbero oggi, dopo dieci mesi, meno sventurati e meno incazzati.

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