domenica 5 agosto 2012

Olimpiadi e … la cultura provinciale della RAI


Da una settimana le Olimpiadi di Londra ci offrono la possibilità di rilevare come lo stesso evento sportivo possa essere documentato, in tempo reale, con programmazioni e atteggiamenti disuguali da più emittenti televisive.
Infatti, RAI e Sky (purtroppo solo per i teleutenti abbonati) sono impegnate nel proporre agli sportivi italiani le immagini delle competizioni olimpiche, commentate dai loro inviati.
La prima apprezzabile differenza è la possibilità che il telespettatore ha di scegliere, o no, lo sport da seguire in funzione dei due diversi profili di programmazione.
Sky offre al telespettatore l’opportunità di selezionare, tra le competizioni in corso nello stesso momento, lo sport (o gli sport) di suo interesse, concedendogli di passare facilmente con il telecomando da un campo di gara all’altro.
RAI, invece, manda in onda più che altro le immagini da quei campi di gara sui quali sia impegnato un qualche atleta azzurro, negando in questo modo, al teleutente, la possibilità di seguire le competizioni di suo gradimento.
Il risultato è che gli utenti RAI sono stati costretti, per ore ed ore, ad assistere quasi esclusivamente a gare di nuoto, di scherma, di tuffi, nelle quali c’erano italiani in gara, senza aver potuto apprezzare, invece, quanto potesse accadere, ad esempio, sui campi della ginnastica, della equitazione, del tennis, del canottaggio, del pugilato, etc., fatti salvi i rari momenti in cui, in queste discipline, fossero impegnati eventualmente atleti azzurri.
Ma la cultura provinciale della RAI ha trovata conferma anche nei commenti piagnoni dei suoi inviati.
Il telespettatore RAI ha dovuto, perciò, ascoltare molte lamentose sciocchezze degli inviati RAI, quali, a titolo di esempio: le corsie assegnate agli italiani erano sempre le più sfigate, il vento svantaggiava le prestazioni degli azzurri, i giudici erano incompetenti o faziosi, la pioggia infastidiva solo i telecronisti RAI, la sfortuna condizionava le performance azzurre, e via via con altre amenità del genere.
Così, mentre i successi degli azzurri nella scherma dimostravano la superiorità della scuola italiana, la debacle dei nuotatori era invece da addebitare agli orari delle gare o ad allenatori non all'altezza.
Ora, essendo tra quelli che pagano il canone mi piacerebbe poter sapere quanto costerà, alla fine, agli abbonati RAI uno spettacolo di così mediocre livello.

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