Sono trascorsi alcuni decenni da quando ero salito su un treno
l’ultima volta.
Non ne potevo più degli interminabili e cronici ritardi,
delle coincidenze che prendevano in giro i passeggeri non curandosi dei ritardi dei loro
treni.
Mi ricordo che, a quei tempi, gli orari delle Ferrovie
dello Stato, differenziavano i treni in accelerati, diretti, direttissimi, rapidi,
con o senza supplemento e prenotazione del posto.
Da quel lontanissimo giorno per i miei spostamenti, in
Italia, ho sempre preferito automobili, aerei e, qualche volta perfino navi con
auto al seguito.
I miei ricordi, di quei viaggi in treno, sono così remoti
che solo a citarli faccio sorridere mia figlia che impietosamente mi etichetta
come un matusa.
Ieri, però, per uno di quei casi della vita che devi
affrontare anche malvolentieri, ho dovuto usare il treno per uno spostamento
che speravo non solo breve ma che mi facesse ricredere sulla qualità del
servizio ferroviario.
Aspettative alimentate anche dal fatto che gli orari ferroviari
di oggi, divulgati da a me non familiare Trenitalia, non parla più né di accelerati
né di diretti.
Oggi, infatti, vai nel sito di Trenitalia e scopri che
sui binari della rete ferroviaria, da nord a sud, da est ad ovest, corrono solo
più delle frecce.
Si tratta di frecce anche colorate, infatti ci sono le
frecce bianche, ma anche quelle argento e quelle rosse.
Che meraviglia, ho pensato, altro che quei treni lumaconi
e ritardatari della mia gioventù, con tutte queste frecce colorate si arriva a
destinazione in un battibaleno.
Ho immaginato: finalmente anche il nostro Paese si è messo
al passo con i servizi ferroviari svizzeri, francesi, spagnoli, tedeschi, solo
per citare quelli più vicini e di cui mi sono servito negli anni.
Così, con in tasca il mio bel biglietto e due coincidenze
da affrontare, arrivo alla stazione di partenza.
Le delusioni sono iniziate subito.
Innanzitutto non è vero che esistano solo frecce colorate,
perché sui binari camminano anche treni regionali con carrozze che ricordano le
tradotte militari dell’ultima guerra.
Qualche patema, tra l'altro, a noi viaggiatori di quella
tradotta l’ha creato la capotreno che, ad ogni fermata, dopo essere scesa ed
aver controllato un qualcosa nei pressi delle ruote, dava al macchinista l’OK
per proseguire.
Ora, io sarò anche sfigato, però tutti e tre i treni hanno
registrati ritardi significativi che hanno allungato a 5 ore e 15 minuti un viaggio che avrebbe dovuto durare 3 ore e 19 minuti.
Riconosco, però, che, rispetto ai miei lontani ricordi, almeno
un miglioramento del servizio l’ho riscontrato.
Infatti oggi, quando l’altoparlante comunica l’entità dei
ritardi, la stessa voce chiede scusa ai passeggeri per il disagio provocato.
Da questo viaggio, alla fine, ho portato con me un dubbio
irrisolto: com’è possibile che con la dovizia di mezzi di comunicazione
oggi disponibili, un ritardo di 5 minuti, annunciato proprio nello stesso momento in cui il treno
avrebbe dovuto arrivare in stazione, si sia progressivamente dilatato, in meno
di un quarto d’ora, dapprima in 10 minuti, poi in venti, infine
in quaranta minuti? Dove si trovava il treno quando era stato comunicato il primo ritardo di 5 minuti ?
Comunque,
dopo questa nuova esperienza, tornerò ad usare, per i miei spostamenti, auto,
aerei ed anche il … monopattino, piuttosto che valermi ancora dei servizi di
Trenitalia !
Nessun commento:
Posta un commento