Quando ero ragazzo, vale a
dire molti e molti decenni fa, negli ambienti democristiani, liberali e
post-fascisti, si asseriva che i militanti del fu Partito Comunista Italiano
fossero trinariciuti, in quanto rei di aver portati all’ammasso i cervelli, per
dare credito a tutto quello che propinavano loro i vertici dell’apparato del
partito.
Con l'espressione trinariciuto,
coniato da Giovannino Guareschi, si identificava, cioè, l’individuo tanto stolto
da abboccare ad ogni corbelleria gli fosse raccontata.
Da allora, come ho detto,
sono trascorsi molti decenni ed i discendenti di quei trinariciuti, confluiti
in parte oggi nel Partito Democratico, non solo si sono scrollata di dosso la
sindrome di trinariciuti, ma si sono ammalati della sindrome contraria, quella
che manifestano con scontri intestini litigando su banalità di ogni genere.
A sinistra, l’accettazione
monolitica dei messaggi dogmatici è stata definitivamente sotterrata da un
proliferare di correnti e consorterie che si guardano come cani e gatti.
E' stato fatto un bel salto
mortale triplo per arrivare a trasformare i trinariciuti di allora nei democratici di oggi, inclini
al confronto, anche se esasperato, con militanti dello stesso partito.
Siccome, però, nel nostro
Paese la normalità non è mai di casa, è successo che, mentre gli ex comunisti si
democratizzavano, a destra, parlamentari, dirigenti e militanti manifestassero sintomi
evidenti della sindrome da trinariciuti.
Con il consenso tacito e
l’adesione tetragona ad ogni baggianata, narrata od imposta loro dal signore di
Arcore, individui, dalla apparenza rispettabili e raziocinanti, si sono
trasformati in burattini sciocchi ed irrazionali.
Ridottisi a trinariciuti
ottusi, proprio come quelli di cui parlava Guareschi, hanno portato
all’ammasso, insieme ai cervelli, anche la loro dignità.
A conferma di questo stato
di fatto si potrebbero citare centinaia di situazioni in cui l’irrazionale ha
prevalso sul razionale e l’infamia ha sconfitta la dignità.
Circostanze e condizioni
così assurde e illogiche da indurre perfino a mettere in dubbio la buonafede di
questi individui.
Ad esempio, è mai possibile
che tra le centinaia di parlamentari che, tempo fa, hanno votato convinti che
Ruby fosse nipote di Mubarak, non ce ne fosse uno, anche solo uno che, per un
sussulto di dignità, sia stato sfiorato dal dubbio che si trattasse di una
bufala colossale?
Invece no! Tutti i parlamentari
pidiellini hanno dimostrato di credere ciecamente al burattinaio, rendendosi
ridicoli agli occhi del mondo.
Tra le altre panzane, a
cui i trinariciuti pidiellini, danno credito c’è la messinscena dell'accanimento giudiziario, del quale sarebbe vittima Berlusconi da quando, nel
1994, è sceso in campo.
Eppure, sarebbe sufficiente
sfogliare le cronache giudiziarie del 1990 (quattro anni prima della discesa in campo), per rendersi conto, ad
esempio, che il loro leader è stato giudicato colpevole, dalla Corte di Appello
di Venezia, di falsa testimonianza sotto giuramento e che solo grazie all’amnistia
si salvò.
Così come basterebbe leggere altre cronache giudiziarie per convincersi che molti reati, di cui è
stato accusato, Berlusconi li abbia commessi ben prima di entrare in politica.
Qualche malizioso
insinua perfino che la discesa in campo sia stato solo un modo per sfuggire alle sue pendenze
giudiziarie.
D’altra parte, come non
essere sfiorati neppure da un piccolissimo sospetto quando le cronache
giudiziarie riportano che dal processo per corruzione in atti giudiziari, (reato commesso nel 1991!) Previti sia
uscito con una condanna definitiva a 6 anni di reclusione, mentre il coimputato
Berlusconi se la sia cavata solo grazie alla prescrizione, pur avendo la Corte
riconosciuta la sua “piena consapevolezza
che la sentenza era stata oggetto di mercimonio” ?
Ciò nonostante, oggi i
trinariciuti pidiellini tornano alla carica, pretendendo che gli italiani ignorino
che una sentenza definitiva, come quella che ha condannato Berlusconi per frode
fiscale, vada rispettata ed eseguita, oppure che sorvolino sul fatto che i
senatori potrebbero trasgredire ad una legge dello Stato solo per consentire al
pregiudicato Berlusconi di continuare, in Parlamento, a brigare pro domo sua !
Almeno i vecchi comunisti
trinariciuti, ottusi ma in buonafede, non pretendevano di stravolgere le leggi
dello Stato, nell’interesse di un pregiudicato.
Già ma
quelli erano altri tempi e gli italiani di allora erano tanto avveduti da non aver
mandato mai al governo il PCI, mentre, invece, oggi …
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