Domenica 4 agosto, Roma via
del Plebiscito.
Indossando la camicia nera
d’ordinanza, Silvio Berlusconi si è issato su un palco abusivo ed ha iniziato a
concionare, acclamato da poche migliaia di anziane signore sudaticce, attempati
sbandieratori affannati, parlamentari pidiellini in tenuta balneare.
Nel tono della voce e nella
modulazione delle pause Berlusconi, come sempre, si sforzava di ricalcare lo
stile mussoliniano.
Ancora oggi mi sfugge
perché non abbia arringato affacciato al balcone di Palazzo Grazioli.
Forse si tratta di un
balcone non equiparabile a quello di Palazzo Venezia, dal quale il Cav sogna di
riuscire, prima o poi, a mostrarsi alla folla plaudente.
Per mia fortuna, poiché godo
di una speciale dispensa che mi esonera dall’assistere a spettacoli indecorosi,
non ero né in via del Plebiscito né davanti ad un televisore.
Mi ha sconcertato,
comunque, notare la rilevanza che le TV, di ogni appartenenza, hanno voluto
dare all’apparizione in pubblico ed alle parole di un pregiudicato.
Non ricordo che altrettanta
considerazione sia mai stata riservata, almeno fino ad oggi, a nessun altro
pregiudicato.
È proprio vero che io
invecchio ed i tempi cambiano.
Vorrei soffermarmi, però,
su quello che ho appreso, dai resoconti giornalistici, sui festeggiamenti di
via del Plebiscito, e sul polverone che ha sollevato, ieri, la presunta
intervista che avrebbe rilasciata il Presidente di Cassazione, Antonio
Esposito, guarda caso proprio ad un quotidiano notoriamente filo berlusconiano.
Domenica pomeriggio, nelle
sue esternazioni il Cav ha proclamata e ribadita la sua completa innocenza,
accusando tutti i giudici, anche quelli della Sezione feriale di Cassazione, di
aver presa una colossale cantonata, emettendo una sentenza che costituirebbe, a
suo dire, un orrendo e tragico errore giudiziario.
In assenza di
contradditorio, il che è consueto quando parla Berlusconi, per avallare la sua
tesi il Cav si è accanito contro la Magistratura, che sarebbe politicizzata, inspiegabilmente
solo nei processi che lo riguardano, e naturalmente incapace, incompetente,
settaria.
Orbene, nel caso che a me,
come a qualunque essere umano, qualcuno addebitasse di aver commesso un errore
nell’eseguire il mio lavoro, sicuramente mi sarebbe riconosciuto il sacrosanto
diritto di replicare per provare l’infondatezza delle colpe che mi sono addossate.
Perché mai, quindi, i
giudici di Cassazione, chiamati gravemente in causa da Berlusconi avrebbero
dovuto, con il loro silenzio, far passare per veri gli addebiti mossi
loro dal Cav?
Oltretutto la sentenza definitiva
oramai era stata emessa e non si poteva neppure ravvisare il pericolo di una anticipazione
del giudizio.
Fatto sta che, uno
scribacchino di “Il Mattino”, ripeto un quotidiano notoriamente filo berlusconiano,
ha preso il telefono ed ha chiamato il Presidente della Sezione feriale di
Cassazione, Antonio Esposito.
Non si trattava, quindi, di
un’intervista ma di una normale conversazione telefonica.
A questo punto mi permetto
una divagazione di gossip: il Presidente Esposito è padre di Ferdinando, un PM
milanese che è stato visto, in più occasioni, in compagnia di Nicole Minetti, l’organizzatrice
di escort e bunga bunga e per questo condannata in primo grado dal Tribunale di Milano.
Voci maligne sospettavano
che, proprio le frequentazioni del figlio di Esposito con la Minetti avrebbero
potuto influire a favore di Berlusconi nel giudizio in Cassazione.
Malignità palesemente
smentite!
Perfido, invece, il
tentativo dello scribacchino di incastrare, per telefono, il Presidente
Esposito per fargli dire che Berlusconi fosse stato condannato in base al
presupposto che “l’imputato poteva non sapere”.
Tesi questa, da sempre cavallo
di battaglia di Ghedini.
Alla provocazione
il Presidente Esposito ha risposto: “Assolutamente
no, perché la condanna o l’assoluzione di un imputato avviene strettamente
sulla valutazione del fatto-reato, oltre che all’esame della posizione che l’imputato
occupa al momento della commissione del reato o al contributo che offre a
determinare il reato”.
Dal momento che lo scribacchino
insisteva, con le sue insinuazioni, il Presidente Esposito ha aggiunto: “Non è che tu non potevi sapere perché eri
il capo. Teoricamente il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza
di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e
Sempronio hanno detto che te l’hanno riferito. È diverso da non poteva non
sapere”.
Dov'è che il Presidente Esposito cita Berlusconi? Boh !
Dov'è che il Presidente Esposito cita Berlusconi? Boh !
Certo è che, con la bolla di sapone del presunto riferimento al Cav, il
PdL ha sollevato un polverone che ha tenuto in fibrillazione il mondo politico
per l’intera giornata.
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