Senz'altro è solo colpa
mia se non sono in grado di cogliere e di apprezzare le camarille, gli
arzigogoli, le astruserie, gli accomodamenti, gli inciuci, e via dicendo che
sono il nutrimento quotidiano del fare politica.
Infatti, dopo aver
trascorso decenni, a fare i conti, ogni giorno, con fatturati, produzione, salvaguardia dei
posti di lavoro, costi, banche, conti economici, spending review, piani
pluriennali, concorrenza, sindacati, il mio cervello è ormai così schiavo del
pragmatismo da rendermi impossibile sia accettare gli svolazzi assurdi, di cui
sono maestri i politici, sia capire il loro politichese.
Perciò, dopo aver confessata
la mia inidoneità mentale a comprendere i politici, devo però anche dire che,
incontrando la gente, cioè le persone reali che vivono nel nostro Paese, ho la
netta sensazione che i loro problemi, le loro preoccupazioni, le loro ansie, le
loro sofferenze siano molto lontane da ciò che propone, dice e fa la classe
politica.
Per questo, fedele
alla mia dipendenza dalla concretezza, mi permetto di dire che mi sarei atteso da
Matteo Renzi, nella formazione del nuovo governo, l’impegno per collocare, al
vertice dei ministeri, alcuni personaggi della società civile che, avendo patito
sulla loro pelle le sventure della crisi, avessero consapevolezza e piglio
giusto per prendere di petto i problemi e cercare di risolverli.
Invece no !
Anche questa volta nella
spartizione delle poltrone ha prevalsa la logica di soddisfare gli appetiti di partiti,
partitini, correnti, sottocorrenti e, perché no, anche lobbies.
Per non smentirsi, Renzi
ha voluto esagerare, bilanciando la presenza delle cosiddette cooperative rosse,
al ministero del lavoro, con l’inserimento, al ministero dello sviluppo
economico, di una rappresentante confindustriale.
Il pasticcio, però, è
che, ricercando gli equilibri, Renzi è scivolato sulla classica buccia di
banana con una decisione che sa di inciucio e di patti inconfessabili.
Il ministero dello
sviluppo economico, infatti, è stato affidato a Federica Guidi, già presidente
dei giovani imprenditori confindustriali e figlia di Guidalberto Guidi, già
vice presidente di Confindustria.
Ora, anche se
Federica Guidi si è subito dimessa da ogni incarico ricoperto presso le aziende
di famiglia, è evidente che esista un conflitto di interessi, poiché Ducati
Energia, l’impresa di famiglia, è fornitrice
di Enel, Ferrovie, Poste.
Non solo, ma aver
affidate le politiche per far ripartire le produzioni e l’occupazione proprio a
colei che ha, nel suo curriculum, la delocalizzazione delle sue produzioni in
paesi esteri, appare molto più grave ed ingiustificabile di un semplice abbaglio.
Ma non è tutto,
perché Federica Guidi e suo padre Guidalberto sono amici di Silvio Berlusconi
del quale, anche pochi giorni prima, erano stati ospiti ad Arcore.
Potrebbe sembrare
solo gossip se non che, tra le attribuzioni del ministro per lo sviluppo
economico, rientra anche la delega alle Comunicazioni, televisioni comprese.
Perciò, poiché Berlusconi
aveva preteso che Renzi gli desse precise garanzie sulla tutela di Mediaset, mi
sembra che la risposta ricevuta sia andata ben oltre le sue più rosee
aspettative.
Si vocifera,
infatti, che Berlusconi abbia esultato per la nomina di Federica Guidi al punto
da aver confidato ad alcuni fedelissimi “anche
se Forza Italia è all’opposizione abbiamo un nostro ministro nel governo”.
Domanda maliziosa: la scelta di Federica Guidi è il frutto
dell’inciucio combinato tra Berlusconi e Renzi quando si sono appartati per intrallazzare
a quattrocchi, proprio nelle ore in cui era in gestazione la lista dei ministri
?
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