giovedì 6 febbraio 2014

Italicum … peggiore del porcellum

Da quando la nuova legge elettorale, il “truffarellum”, è approdata frettolosamente alla Camera, senza che alla Commissione Affari Costituzionali sia stato concesso neppure il tempo di esaminare le centinaia di emendamenti, è tutto un fiorire di sondaggi sulle probabili intenzioni di voto degli italiani e sui possibili scenari.
Dando un'occhiata ai sondaggi, mi viene in mente lo sketch del giovane e caritatevole boyscout che, dopo aver aiutata una anziana signora ad attraversare la strada, evitandole di farsi investire, viene spinto dalla stessa sotto una automobile.
Esaminando i risultati dei sondaggi, per analogia mi immagino che il boyscout Matteo Renzi, dopo aver traghettato Berlusconi dal marciapiede dell’oblio alle stanze del Nazareno, stia rischiando di essere sgominato senza scuse da Berlusconi, nelle urne.
Tra il boyscout dello sketch e Matteo Renzi esiste, però, un abisso.
Infatti, mentre il primo si è prestato ad assistere la anziana signora per generosità e spirito civico, Matteo Renzi ha resuscitato Berlusconi dando retta unicamente alla sua smisurata presunzione di essere un furbacchione, ma ancor più un politico scaltro.
Se la memoria non mi inganna ricordo che, nel suo “Malamondo”, Giovanni Soriano sostiene, più o meno, che “quando ci si trova dinanzi la stupidità mista alla presunzione, è il momento di darsela a gambe, ed in fretta”.
Ecco appunto, Matteo Renzi, per eccesso di presunzione, ed anche per la voglia affrettata di protagonismo, si è concesso, da grullo, alla turlupinatura sulla legge elettorale.
È stato troppo arrendevole nel capitolare sulle liste bloccate, impostegli da Berlusconi, senza riflettere sul fatto che, non solo potrebbero incappare, ancora una volta, nel giudizio della Consulta, ma che il 69% degli italiani, secondo un sondaggio dell’Istituto IPSOS, vorrebbe il ripristino del voto di preferenza.
Ma, l’Oscar della scempiaggine Renzi lo merita per non aver capito il gioco di Berlusconi su coalizione e premio di maggioranza.
Astutamente e con mala fede Berlusconi ha preteso che il premio di maggioranza fosse attribuito alla coalizione vincente, tout court.
Presupponendo, infatti, che nessun partito sia in grado di raggiungere e superare, da solo, la soglia del 37% per accreditarsi il premio di maggioranza, ancora una volta Berlusconi si è aggrappato all'espediente della coalizione, peraltro già censurata dalla Corte Costituzionale.  
Basta dare una occhiata alle indicazioni dei sondaggi degli ultimi giorni per comprendere in quale perfida trappola sia caduto il grullo fiorentino.
Secondo i sondaggisti, infatti, con l’adesione dell’UdC di Pier Ferdinando Casini si è completata la allucinante accozzaglia, di partiti, partitini e movimenti, aggregati a Forza Italia, che potrebbe valere un 35/36%, ipotesi che fa già cantare vittoria a Berlusconi.
Ipotizzando affidabili i sondaggi, se ci soffermiamo sui consensi attribuiti a partiti, partitini e movimenti della coalizione di centrodestra, :
-      Forza Italia : 22,5%
-      Nuovo Centro Destra : 3,7%
-      Lega Nord : 3,9%
-      Fratelli d’Italia : 2,1%
-      Alleanza Nazionale : 1,1%
-      UDC : 2,5%
-      Grande Sud, MPA ed altri : 0,5%
notiamo che solo Forza Italia supererebbe la fatidica soglia del 4,5%, necessaria per far eleggere propri rappresentanti in Parlamento.
Già, ma siccome lo sciagurato patto del Nazareno, tra Renzi e Berlusconi, prevede appunto che la coalizione vincente abbia diritto al 53% dei seggi parlamentari, si potrebbe verificare, per ipotesi, che Forza Italia, con il 22,5% dei voti, disporrebbe da sola della maggioranza assoluta in Parlamento.
Per contro, il centrosinistra, accreditato oggi del 30/31%, non riuscendo a riunire una accozzaglia altrettanto numerosa di partiti, partitini e movimenti, difficilmente avrebbe la possibilità di aspirare a raggiungere e superare la soglia del 37%.
Sarebbe stato sufficiente, per esempio, inserire nella riforma della legge elettorale una clausola che riconoscesse validi, per la coalizione, i soli voti ottenuti da partiti, partitini e movimenti che avessero superata la soglia di sbarramento del 4,5%.
C’è da sperare che il Parlamento, nel dibattito sulla riforma elettorale, si renda conto di questa follia truffaldina.
In realtà, però, siccome è risaputo che i parlamentari siano soliti non ascoltare il loro cervello ma gli ordini dei capobastone, non resta che riporre le nostre speranze in un nuovo giudizio della Corte Costituzionale.

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