Da quando la nuova
legge elettorale, il “truffarellum”, è approdata frettolosamente alla Camera,
senza che alla Commissione Affari Costituzionali sia stato concesso neppure il
tempo di esaminare le centinaia di emendamenti, è tutto un fiorire di sondaggi
sulle probabili intenzioni di voto degli italiani e sui possibili scenari.
Dando un'occhiata ai
sondaggi, mi viene in mente lo sketch del giovane e caritatevole boyscout che,
dopo aver aiutata una anziana signora ad attraversare la strada, evitandole di
farsi investire, viene spinto dalla stessa sotto una automobile.
Esaminando
i risultati dei sondaggi, per analogia mi immagino che il boyscout Matteo Renzi, dopo
aver traghettato Berlusconi dal marciapiede dell’oblio alle stanze del Nazareno,
stia rischiando di essere sgominato senza scuse da Berlusconi, nelle urne.
Tra il boyscout
dello sketch e Matteo Renzi esiste, però, un abisso.
Infatti, mentre il
primo si è prestato ad assistere la anziana signora per generosità e spirito
civico, Matteo Renzi ha resuscitato Berlusconi dando retta unicamente alla sua smisurata
presunzione di essere un furbacchione, ma ancor più un politico scaltro.
Se la memoria non mi
inganna ricordo che, nel suo “Malamondo”, Giovanni
Soriano sostiene, più o meno, che “quando
ci si trova dinanzi la stupidità mista alla presunzione, è il momento di
darsela a gambe, ed in fretta”.
Ecco appunto, Matteo
Renzi, per eccesso di presunzione, ed anche per la voglia affrettata di protagonismo,
si è concesso, da grullo, alla turlupinatura sulla legge elettorale.
È stato troppo arrendevole
nel capitolare sulle liste bloccate, impostegli da Berlusconi, senza
riflettere sul fatto che, non solo potrebbero incappare, ancora una volta, nel
giudizio della Consulta, ma che il 69% degli italiani, secondo un sondaggio
dell’Istituto IPSOS, vorrebbe il ripristino del voto di preferenza.
Ma, l’Oscar della scempiaggine
Renzi lo merita per non aver capito il gioco di Berlusconi su coalizione e
premio di maggioranza.
Astutamente e con
mala fede Berlusconi ha preteso che il premio di maggioranza fosse attribuito
alla coalizione vincente, tout court.
Presupponendo,
infatti, che nessun partito sia in grado di raggiungere e superare, da solo, la
soglia del 37% per accreditarsi il premio di maggioranza, ancora una volta
Berlusconi si è aggrappato all'espediente della coalizione, peraltro già censurata dalla
Corte Costituzionale.
Basta dare
una occhiata alle indicazioni dei sondaggi degli ultimi giorni per comprendere
in quale perfida trappola sia caduto il grullo fiorentino.
Secondo i
sondaggisti, infatti, con l’adesione dell’UdC di Pier
Ferdinando Casini si è completata la allucinante accozzaglia, di partiti,
partitini e movimenti, aggregati a Forza Italia, che potrebbe valere un 35/36%,
ipotesi che fa già cantare vittoria a Berlusconi.
Ipotizzando affidabili
i sondaggi, se ci soffermiamo sui consensi attribuiti a partiti, partitini e
movimenti della coalizione di centrodestra, :
-
Forza Italia : 22,5%
-
Nuovo Centro Destra
: 3,7%
-
Lega Nord : 3,9%
-
Fratelli d’Italia :
2,1%
-
Alleanza Nazionale :
1,1%
-
UDC : 2,5%
-
Grande Sud, MPA ed
altri : 0,5%
notiamo che solo
Forza Italia supererebbe la fatidica soglia del 4,5%, necessaria per far
eleggere propri rappresentanti in Parlamento.
Già, ma siccome lo sciagurato
patto del Nazareno, tra Renzi e Berlusconi, prevede appunto che la coalizione
vincente abbia diritto al 53% dei seggi parlamentari, si potrebbe verificare,
per ipotesi, che Forza Italia, con il 22,5% dei voti, disporrebbe da sola della
maggioranza assoluta in Parlamento.
Per contro, il
centrosinistra, accreditato oggi del 30/31%, non riuscendo a riunire una
accozzaglia altrettanto numerosa di partiti, partitini e movimenti,
difficilmente avrebbe la possibilità di aspirare a raggiungere e superare la
soglia del 37%.
Sarebbe stato
sufficiente, per esempio, inserire nella riforma della legge elettorale una
clausola che riconoscesse validi, per la coalizione, i soli voti ottenuti da
partiti, partitini e movimenti che avessero superata la soglia di sbarramento
del 4,5%.
C’è da sperare che
il Parlamento, nel dibattito sulla riforma elettorale, si renda conto di questa
follia truffaldina.
In realtà, però, siccome è risaputo che i parlamentari siano soliti non ascoltare il loro cervello ma gli ordini dei capobastone, non
resta che riporre le nostre speranze in un nuovo giudizio della Corte Costituzionale.
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