Di
certo non deve essere stato facile, per il Presidente della Repubblica, mandar
giù l’affronto subito dal dottor Berlusconi che, sebbene pregiudicato ed
interdetto dai pubblici uffici, si è presentato al Quirinale, per le
consultazioni, a capo della delegazione di Forza Italia.
È
pur vero, però, che Napolitano già aveva ricevuti, nei saloni del Quirinale, soggetti,
come Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che non sono parlamentari pur tuttavia arruffano
la scena politica standosene dietro le quinte.
In
ogni caso non deve essere stata solo la presenza non gradita del dottor
Berlusconi ad infastidire il Capo dello Stato se, al termine di una tornata
sprint di consultazioni, ha deciso di pigiare sul freno, rinviando di
quarantotto ore ogni decisione.
Napolitano
deve aver intuito che si stava avvicinando ad una curva troppo pericolosa per
non decelerare di colpo, sorprendendo così gli osservatori.
È
molto probabile, infatti, che dichiarazioni od atteggiamenti di qualche
formazione politica gli abbiano messa una pulce nell’orecchio, facendogli percepire
a quali difficoltà andrebbe incontro Matteo Renzi nel suo tentativo di dar vita
ad un governo e di ottenere il voto di fiducia del Parlamento.
Può
darsi, ad esempio, che Angelino Alfano e la delegazione del Nuovo Centrodestra
abbiano presentate, al Capo dello Stato, alcune condizioni che, difficilmente, potrebbero essere accolte
dal premier in pectore, Matteo Renzi.
Oppure,
al Colle sarebbe giunto l’eco delle fibrillazioni interne al Partito
Democratico, materializzatesi, con il trascorrere delle ore, nell’intenzione,
di Pippo Civati e di un drappello di senatori del PD, di non votare la fiducia
ad un eventuale governo Renzi.
O
invece, nell’incontro con la delegazione di Forza Italia, Giorgio Napolitano potrebbe
aver percepito che la caduta del governo Letta fosse contemplata da “patti
inconfessabili”, stretti tra Renzi e Berlusconi in occasione del “tea for two”.
Lo
avrebbe intuito, ad esempio, meditando su una ipotesi, teorizzata da Forza
Italia, di prevedere “maggioranze variabili” in funzione, cioè, del governo del
Paese o della attuazione delle riforme.
Una
proposta che, pur di tagliare l’erba sotto i piedi di Alfano, andrebbe in
soccorso a Renzi per far nascere il suo governo, con il ricorso ad un qualche espediente
parlamentare.
Una
proposta, questa, profumata del tea etichettato Nazareno, che aiuterebbe anche a capire
come mai, all'improvviso, subito dopo le dimissioni di Enrico Letta, Forza
Italia abbia intensificati gli attacchi ai confratelli del Nuovo Centrodestra,
fino a definirli “utili idioti” del centrosinistra, con le parole di Berlusconi
pronunciate venerdì scorso in Sardegna.
È
probabile che Giorgio Napolitano, una volta concluse le consultazioni, si sia reso
conto di dover fare i conti, da un lato, con uno scenario politico
ingarbugliato e confuso e, dall’altro, con l’esigenza di non tirare troppo per
le lunghe l’insediamento di un premier a Palazzo Chigi.
Il
Capo dello Stato, infatti, è perfettamente consapevole di dover gestire una
crisi di governo non solo difficilmente comprensibile da Bruxelles e dai
mercati finanziari, ma anche piombata in un momento particolarmente complicato,
per il Paese, sotto il profilo economico e sociale.
Insomma,
uno scenario poco rassicurante per la nascita di un governo guidato da un
arrembante ma inesperto Matteo Renzi.
Comunque oggi, anche se i nodi da sciogliere restano
numerosi e complessi, Giorgio Napolitano passerà la palla a Matteo Renzi
augurando a lui, ma soprattutto all’Italia, good
luck !
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