lunedì 17 febbraio 2014

Qualcosa non è garbata a Napolitano

Di certo non deve essere stato facile, per il Presidente della Repubblica, mandar giù l’affronto subito dal dottor Berlusconi che, sebbene pregiudicato ed interdetto dai pubblici uffici, si è presentato al Quirinale, per le consultazioni, a capo della delegazione di Forza Italia.
È pur vero, però, che Napolitano già aveva ricevuti, nei saloni del Quirinale, soggetti, come Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, che non sono parlamentari pur tuttavia arruffano la scena politica standosene dietro le quinte.
In ogni caso non deve essere stata solo la presenza non gradita del dottor Berlusconi ad infastidire il Capo dello Stato se, al termine di una tornata sprint di consultazioni, ha deciso di pigiare sul freno, rinviando di quarantotto ore ogni decisione.
Napolitano deve aver intuito che si stava avvicinando ad una curva troppo pericolosa per non decelerare di colpo, sorprendendo così gli osservatori.
È molto probabile, infatti, che dichiarazioni od atteggiamenti di qualche formazione politica gli abbiano messa una pulce nell’orecchio, facendogli percepire a quali difficoltà andrebbe incontro Matteo Renzi nel suo tentativo di dar vita ad un governo e di ottenere il voto di fiducia del Parlamento.
Può darsi, ad esempio, che Angelino Alfano e la delegazione del Nuovo Centrodestra abbiano presentate, al Capo dello Stato, alcune condizioni che, difficilmente, potrebbero essere accolte dal premier in pectore, Matteo Renzi.
Oppure, al Colle sarebbe giunto l’eco delle fibrillazioni interne al Partito Democratico, materializzatesi, con il trascorrere delle ore, nell’intenzione, di Pippo Civati e di un drappello di senatori del PD, di non votare la fiducia ad un eventuale governo Renzi.
O invece, nell’incontro con la delegazione di Forza Italia, Giorgio Napolitano potrebbe aver percepito che la caduta del governo Letta fosse contemplata da “patti inconfessabili”, stretti tra Renzi e Berlusconi in occasione del “tea for two”.
Lo avrebbe intuito, ad esempio, meditando su una ipotesi, teorizzata da Forza Italia, di prevedere “maggioranze variabili” in funzione, cioè, del governo del Paese o della attuazione delle riforme.
Una proposta che, pur di tagliare l’erba sotto i piedi di Alfano, andrebbe in soccorso a Renzi per far nascere il suo governo, con il ricorso ad un qualche espediente parlamentare.
Una proposta, questa, profumata del tea etichettato Nazareno, che aiuterebbe anche a capire come mai, all'improvviso, subito dopo le dimissioni di Enrico Letta, Forza Italia abbia intensificati gli attacchi ai confratelli del Nuovo Centrodestra, fino a definirli “utili idioti” del centrosinistra, con le parole di Berlusconi pronunciate venerdì scorso in Sardegna.
È probabile che Giorgio Napolitano, una volta concluse le consultazioni, si sia reso conto di dover fare i conti, da un lato, con uno scenario politico ingarbugliato e confuso e, dall’altro, con l’esigenza di non tirare troppo per le lunghe l’insediamento di un premier a Palazzo Chigi.
Il Capo dello Stato, infatti, è perfettamente consapevole di dover gestire una crisi di governo non solo difficilmente comprensibile da Bruxelles e dai mercati finanziari, ma anche piombata in un momento particolarmente complicato, per il Paese, sotto il profilo economico e sociale.
Insomma, uno scenario poco rassicurante per la nascita di un governo guidato da un arrembante ma inesperto Matteo Renzi.   
Comunque oggi, anche se i nodi da sciogliere restano numerosi e complessi, Giorgio Napolitano passerà la palla a Matteo Renzi augurando a lui, ma soprattutto all’Italia, good luck !

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