Quando, il 18
gennaio, Renzi e Berlusconi si incontrarono al Nazareno per un “tea for two”, su questo blog postai “Marionetta nuova ma stesso burattinaio”.
Mi chiedevo, allora,
quali “patti inconfessabili” fossero stati stretti tra i due protagonisti,
aldilà del molto fumo gettato negli occhi degli osservatori con l’annuncio del
programma di riforme: legge elettorale, abolizione del bicameralismo, Titolo V
della Carta Costituzionale.
Non credevo, ad
esempio, che Berlusconi avesse accettato di recarsi al Nazareno, nella tana
degli odiati comunisti, senza aver ricevute garanzie, dal fido Verdini, che
Renzi avesse accettate tutte le condizioni poste.
Ovviamente, trattandosi
di “patti inconfessabili”, non mi restava che lasciare galoppare la fantasia.
Così, ad esempio,
ipotizzavo che la “condicio sine qua non”,
posta da Berlusconi per prendere parte al “tea
for two”, fosse l’impegno di Renzi a far cadere il Governo Letta entro
poche settimane.
Già, mi domandavo,
ma per quanto grullo sia il sindaco di Firenze, che cosa gli deve aver promesso
in cambio, Berlusconi ?
Mi chiesi:
che cosa può stuzzicare di più l’ambizione di Renzi della promessa di farlo
accomodare sulla poltrona di premier a Palazzo Chigi ?
Immaginavo possibile,
quindi, che a Renzi fosse stata offerta l’opportunità di guidare un governo di
scopo per fare le riforme, con il sostegno di Forza Italia.
D’altra parte mi
sembrava che solo una proposta così allettante, per un arrampicatore come
Renzi, avrebbe potuto spiegare la supina accettazione di tutti i paletti posti
da Berlusconi per la riforma della legge elettorale.
Ma galoppando la mia
fantasia si spingeva oltre, in quelle ore.
Ipotizzavo, ad
esempio, che Berlusconi avesse ottenuto, da Renzi, il beneplacito anche su un altro
vincolo ad un governo PD – Forza Italia.
Cioè, l’approvazione
di un decreto legge il cui disposto, scritto dall’azzeccagarbugli Ghedini, cancellasse
la Legge Severino e rimettesse in gioco Berlusconi, candidato premier, per le
elezioni politiche del 2015.
Sono trascorse solo
poche settimane da quando la mia immaginazione andava a briglie sciolte, ed
ecco che uno dei due giocatori ha mosso, sulla scacchiera, il primo pedone.
Infatti, convocando
la direzione PD, per il 20 febbraio, Renzi ha fatta la prima mossa,
inequivocabile, per un “redde rationem”
con il Governo Letta.
Sarà forse casuale,
ma negli stessi momenti in cui Renzi convocava la direzione PD per il “redde rationem”, da Palazzo Grazioli filtravano
indiscrezioni sulla disponibilità di Forza Italia a sostenere ed a far parte di
un governo guidato da Matteo Renzi.
Per il momento sono
solo mormorii, però …
Certo è che provoca amarezza
e sconforto il constatare che, dalla elezione di Renzi a segretario PD sono
trascorsi già due mesi, buttati via dalla politica, ma soprattutto dal governo, vivacchiando
in una penosa condizione di stallo.
Ignorando le angosciose
sofferenze quotidiane dei disoccupati, dei cassaintegrati, del numero crescente
di poveri, delle imprese allo stremo, per Renzi & Co la priorità, ora, sono solo
le riforme che, purtroppo, non aiutano gli italiani a sbarcare il lunario.
Se è questo il “cambiamento”, di cui Renzi si dice
portatore … allora non resta che rimpiangere la prima Repubblica !
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