Si racconta che,
quando era un ragazzino, gli amichetti lo chiamassero “il bomba” per il suo vezzo di spararle grosse.
Da allora sono trascorsi
molti anni, ma c’è il rischio che, questa volta, siano gli italiani a soprannominare
Matteo Renzi “il bomba”.
Giorni fa, non appena
il Capo dello Stato gli aveva conferito il mandato esplorativo per la
formazione del governo, Matteo Renzi, davanti ai microfoni aperti, con
imprudenza ed impudenza anticipava il cronogramma di quello che avrebbe dovuto
essere il suo progetto di governo per i primi 100 giorni.
Entro febbraio, assicurava
Renzi, l’approvazione della legge elettorale, nel mese di marzo la riforma del
lavoro, entro aprile la riforma della pubblica amministrazione, nel mese di
maggio la riforma fiscale.
Qualche giorno dopo,
in seguito ad un téte-à-téte con Berlusconi, Renzi si
presentava in sala stampa ed aggiungeva al timing la riforma della giustizia
entro il mese di giugno.
Credo che, solo per una banale dimenticanza, Renzi non abbia inserita, nel
programma di governo, anche la vittoria, a luglio, della nostra
nazionale ai campionati mondiali di calcio in Brasile.
Poiché, non credo né ai miracoli né alle apparizioni trascendenti, e considero fregnacce pozioni e filtri magici, mi è
impossibile non osservare con scetticismo la sfilza di impegni che Matteo Renzi
continua ad annunciare.
Mi auguro, e non
solo per egoismo ma per il bene di tutti gli italiani, che non ci tocchi di rivivere
i giorni in cui un cacciaballe di professione, Berlusconi, prendeva per il naso
milioni di grulli promettendo loro un milione di posti di lavoro, la riduzione
delle tasse, il raddoppio della Salerno-Reggio Calabria, il ponte sullo
stretto, la restituzione dell’Imu 2012, e via dicendo.
Per carità, io sarei il
primo ad esultare se Renzi riuscisse davvero a sconvolgere il mortorio della
politica ed a rimuovere i tempi biblici che, fino ad oggi, ne hanno contrassegnati
i provvedimenti.
Temo, però, che l’inesperienza
abbia giocato un brutto tiro a Renzi, da un lato impedendogli di tener conto di
lacci e laccioli dell’apparato normativo e burocratico, dall’altro facendogli
minimizzare la palla al piede di una maggioranza patchwork, ed infine rendendogli
difficile valutare il greve vincolo della scarsità di risorse.
Comunque, salto a
piè pari ogni commento sulla scellerata legge elettorale, l’Italicum, di gran lunga più truffaldina del
porcellum, per focalizzare l’attenzione,
invece, sul primo vero obiettivo indicato da Renzi: la riforma del lavoro.
È indubbio che per
questa riforma saranno importanti sia la semplificazione delle norme e dei
contratti, sia la rivisitazione degli ammortizzatori sociali, sia l’estensione a
tutti i lavoratori delle tutele, e così via.
Per fare ripartire l’occupazione,
però, è imprescindibile incidere con vigore sul cuneo fiscale, non solo per
ridurre il costo dell’unità-prodotto, ma soprattutto per rendere più pesanti le
buste paga.
Infatti, se milioni
di lavoratori, che hanno visto ridursi, negli anni, la capacità di spesa, non
saranno messi nella condizione di aumentare i loro consumi, è evidente che la
produzione di beni continuerebbe a ristagnare e, di conseguenza, non si creerebbe
occupazione.
Lo stesso discorso
vale anche per quei milioni di pensionati che non sono beneficiari di pensioni
d’oro.
Sicuramente Monsieur
de La Palisse avrebbe chiarito questo concetto meglio di me, ma la realtà non
sarebbe cambiata.
A questo punto la
domanda è: dove Renzi pensa di trovare le risorse per sviluppare i consumi, quindi
la produzione e, di conseguenza, l’occupazione ?
Forse negli effetti
di quella spending review che il
governo Letta non è stato capace di esibire all’appuntamento con Bruxelles ?
Oppure Renzi pensa
ad una patrimoniale che il suo governo non riuscirebbe mai a varare per la
ferrea opposizione dei ministri del Nuovo Centrodestra ?
Questa mancanza di concretezza
nell’indicare come intenda attuare gli impegni che continua a proclamare, incrina
la credibilità di Renzi, così come ha incrinata, a suo tempo, quella di
Berlusconi.
Mi auguro solo che la “perfetta sintonia”, di cui Renzi si è detto convinto dopo aver
incontrato Berlusconi al Nazareno, non sia da attribuire alla loro affinità nel
raccontare panzane agli italiani.
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