Sarà anche vero che
al peggio non c’è mai fine, ma la politica sta davvero esagerando.
Passano le settimane,
passano i mesi, milioni di italiani continuano a patire le drammatiche
conseguenze della crisi, ma nei palazzi del potere i politici si trastullano con
disgustosi ed insopportabili passatempi ed inciuci, dimostrando indifferenza
per la disperazione che affligge la gente.
Dopo dieci mesi dal
suo insediamento a Palazzo Chigi, mercoledì Enrico Letta ha presentato, in
pompa magna, il documento programmatico intitolato ambiziosamente “Impegno Italia”.
Indotto da un insano
masochismo ho deciso di leggere, una dopo l’altra, le 58 pagine di questo
documento programmatico.
Mi illudevo, vista
la enfatica presentazione, di trovarvi i segni di una nuova progettualità
capace, finalmente, di dare risposte concrete ed immediate alle sofferenze
degli italiani.
Più procedevo, però,
nella lettura non certo amena, di quelle pagine, più mi coglieva la percezione
del “déjà vu”.
Molti dei più significativi
interventi che Enrico Letta propone, oggi, indicandoli come impegni nodali
della sua ormai improbabile permanenza a Palazzo Chigi, li aveva indicati come “priorità”
assolute già nel discorso di insediamento, pronunciato alle Camere dieci mesi
fa, cioè il 28 aprile 2013 per ottenere la fiducia.
Allora, ad esempio, Letta
aveva detto “le politiche per la ripresa
non possono più attendere”, ed oggi, più o meno con le stesse parole, ripropone
il suo impegno per la ripresa.
Dalla ripresa dipende
la “questione del lavoro” che Letta, non
solo indicava come “priorità” del suo
governo, ma definiva, allora, “la più
grande tragedia di questi tempi che al Sud tocca punte di desolazione e allarme
sociale”, aggiungendo “è e sarà la
prima priorità del mio governo”.
Sono trascorsi dieci
mesi e la disoccupazione, soprattutto giovanile, continua ad aumentare, mentre nel
documento “Impegno Italia” possiamo
leggere ancora: “Un’Italia più competitiva
e giusta si ricostruisce prima di tutto con il lavoro”.
La verità è che, in
spregio alla sua dichiarazione di intenti, Letta ha preferito dare la priorità
ad una abborracciata abolizione dell’IMU per onorare la cambiale firmata a
Berlusconi, bruciando, di fatto, quattro miliardi e mezzo di euro che avrebbero
potuto essere destinati più proficuamente, ad esempio, alla riduzione del cuneo
fiscale per il rilancio dei consumi e, quindi, per un barlume di ripresa.
Si è dovuto
attendere, invece, la Legge di Stabilità 2014 per registrare, da parte del
governo Letta, lo stanziamento di un miliardo e seicento milioni di euro per la
riduzione del costo del lavoro, cioè un terzo di quanto dilapidato con la finta
abolizione dell’IMU.
Enrico Letta, vivacchiando
senza infamia (?) e senza lode, non solo ha deluse le aspettative che aveva
create il 28 aprile 2013, ma ha persa la
credibilità indispensabile a lui, per rimanere a Palazzo Chigi, ed al progetto “Impegno Italia” per essere plausibile.
I sondaggi
testimoniano che la fiducia in Letta è precipitata al 24%!
Se poi, a mettere in
croce Letta, spingendolo sullo scivolo delle dimissioni, è la sfrenata
ambizione del segretario del suo stesso partito, Matteo Renzi, si ha la conferma
di quanto si diceva poco prima, e cioè che la politica continua a trastullarsi
con giochetti ed inciuci, disinteressandosi dei problemi reali del Paese.
Per questo, anche la
fine del governo Letta è il risultato di un inciucio, e fa parte dei “patti inconfessabili”,
imposti da Berlusconi a Renzi in occasione del “tea for two” del 18 gennaio.
La controprova ?
Sandro Bondi, fedelissimo
di Berlusconi, non appena avuta conferma delle dimissioni di Letta, si è
lasciato andare soddisfatto a dire: “Se
nascerà il governo presieduto da Renzi, la mia opinione è che Forza Italia
abbia la grande opportunità di condurre un’opposizione intelligente, ferma ma
al tempo stesso pronta a collaborare se il governo proporrà cose buone per gli
italiani. D’ora in poi non possiamo più permetterci un’opposizione ‘alla Santanchè’!”.
Più chiaro di così !
Come mai per Bondi l’eventuale governo Renzi meriterebbe un trattamento di
riguardo ?
A questo punto non
resta che attendere il prossimo “patto inconfessabile” che Renzi dovrà rispettare.
Quale ?
Ma perbacco, la
riforma, se non la abrogazione della Legge Severino, affinché Berlusconi possa
candidarsi alle prossime elezioni.
Inverosimile ?
Staremo a vedere.
NdR: tra le prerogative di internet c’è la certificazione
di giorno e ora in cui i post sono inseriti sul mio blog … e la previsione del “patto
inconfessabile” per la successione di Renzi a Letta, sulla poltrona di Palazzo
Chigi, è datata domenica 19 gennaio 2013, ore 00:16 (“Marionetta nuova ma
stesso burattinaio”).
Sfortunatamente non ho la
stessa facilità nell’azzeccare un bel 6 al Superenalotto !
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