Ancora un volta, a
distanza di due anni e mezzo, stampa e Tv ritornano a dissertare di quella che
sembra essere diventata una routine nel nostro Bel Paese: gli “inchini”.
Nel gennaio 2012, gli
italiani scoprirono che, nell’insensato ma drammatico tentativo di eseguire il
rituale atto di ossequio all’isola del Giglio, l’irresponsabile comandante
della Costa Concordia fece naufragare, sugli scogli, la nave con gli oltre 4.000
passeggeri a lui affidati.
Oggi scopriamo,
invece, che al rito dell’inchino può essere assoggettata non solo una nave, con
i suoi ignari passeggeri, ma perfino una statua della Madonna.
È quello che è
accaduto, infatti, alla statua della Maria Vergine delle Grazie, portata a
spalle in processione per le strade di Oppido Mamertina, un comune di 5.000
abitanti in provincia di Reggio Calabria.
Si è venuti a
conoscenza dell’accaduto solo perché il maresciallo della Benemerita, Andrea
Marino, ed i suoi militi hanno abbandonato indignati il corteo processionale quando
si sono resi conto che la statua della Madonna veniva fatta sostare, come atto
di ossequio, sotto la casa dove vive, agli arresti domiciliari per motivi di
salute, l’ergastolano ottantaduenne Peppe Mazzagatti, boss della ‘ndrangheta,
condannato per omicidio ed associazione mafiosa.
La giustificazione squallida
di don Benedetto Rustico, parroco di Oppido Mamertina stipendiato, peraltro,
come tutti i parroci dallo Stato italiano, è stata: “bisognava fare così, sono trent’anni che si fa così”.
Se fosse vero ci
sarebbe da allibire: possibile che nessuno se ne sia accorto e si sia ribellato
in questi trenta anni ?
La amareggiante
realtà è che, se davanti all’isola del Giglio a perdere la vita furono 32
passeggeri della Costa Concordia, vittime del gesto irresponsabile di un
incapace, ad Oppido Mamertina le vittime di quell’atto, sconsiderato ed
intollerabile, sono stati la legalità e lo Stato.
La Magistratura ha subito
avviata una inchiesta per scoprire chi abbia disposto che la statua della
Madonna facesse l’inchino al boss mafioso.
Mi domando, però, se
non siano da ritenersi altrettanto, se non più responsabili le autorità, a
cominciare dal sindaco, Domenico Giannetta, e dai suoi assessori che, con la
loro presenza alla processione e senza aver dimostrate disapprovazione ed
indignazione, di fatto hanno avallata quella scelta inconsulta.
Nutro, però, l’amaro
sospetto che quanto avvenuto ad Oppido Mamertina non rappresenti un caso
isolato, e che in molti altri comuni, del nostro Paese, le statue della Madonna,
di Gesù Cristo e dei Santi siano utilizzate
in vari modi come strumento di “inchino” per compiacere i mafiosi locali, anche
tollerando, ad esempio, che siano i boss mafiosi a scegliere, tra i loro picciotti, i portatori delle statue
nelle processioni.
Un sospetto che sembrerebbe
trovare conferma nelle parole del Vescovo di Oppido-Palmi, Mons. Francesco
Milito, che in queste ore ha deciso di sospendere a tempo indeterminato le
processioni in tutti i 33 comuni della sua diocesi.
Sarebbe auspicabile che
l’esempio di Mons. Milito fosse seguito dai molti Vescovi a capo di quelle diocesi
nelle quali siano diffuse la presenza e le attività di organizzazioni mafiose e
camorristiche.
Lo dovrebbero fare,
se non altro, per rispetto ed in sintonia con le inequivocabili parole di Papa
Francesco che, dalla Piana di Sibari il 21 giugno scorso, ha pronunciato l’anatema:
“i mafiosi sono scomunicati”.
I credenti, d’altra parte, non hanno bisogno delle
processioni per pregare e manifestare la loro religiosità, hanno mille altri
luoghi ed infinite altre occasioni.
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