Tra le melodie della
tradizione musicale di Napoli è molto popolare la tarantella, di Valente e
Fiorelli, i cui versi sembrano scritti su misura per tratteggiare i passaggi della
vita italiana, non solo politica, dei nostri giorni.
“Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto …
chi ha dato, ha dato, ha dato …
scurdámmoce ‘o ppassato,
simmo ‘e Napule paisá ! …”
Espressione di una
filosofia ingenua ma essenziale, con l’illusione di potersi scrollare di dosso
ogni preoccupazione ed ogni ricordo e di affrontare il futuro senza grattacapi.
Versi di
una tarantella che potrebbero fare da sottofondo, come leitmotiv, oltre che ai
comportamenti di Renzi, anche alla sua stessa visione politica.
Perché non
immaginare, ad esempio, che Matteo Renzi, nell’ormai famoso sabato di
gennaio al Nazareno, sia andato incontro al suo ospite, Berlusconi,
canticchiandogli “chi ha avuto, ha avuto,
ha avuto … chi ha dato, ha dato, ha dato … scurdámmoce ‘o passato”?
Versi che, di certo,
le orecchie di un Berlusconi, già pregiudicato ed emarginato dalla scena politica, non possono avere ascoltati che con goduria, interpretandoli
come una prospettiva di rinascita.
Da quel
giorno, infatti, pur condannato in via definitiva, pur se non più senatore, pur se abbandonato
da molti accoliti, ringalluzzito dalla tarantella dedicatagli da Renzi, Berlusconi
non solo sarebbe riemerso dall’isolamento, ma sarebbe riuscito con scaltrezza ad
abbindolare il grullo fiorentino fino al punto da dettargli l’indirizzo
politico del Partito Democratico.
Sofferente di “arcoredipendenza”, da quel sabato Matteo
Renzi di fatto non muove foglia che Berlusconi non voglia.
Renzi, vive talmente
in simbiosi con Berlusconi da aver compreso, nell’incontro Pd-M5S, che Di Maio
lo stava ridicolizzando incalzandolo, su ogni argomento, con la domanda: “ma deve andare ad Arcore a chiedere il
permesso?”.
È pur vero che
Berlusconi, con il suo ringalluzzire, ha saputo allungare le mani sul PD, ma è altrettanto vero che ha dovuto assistere ai venticelli di sedizione che soffiano all’interno
di Forza Italia da chi ritiene stridente la tarantella renziana.
Una tarantella che, con i suoi versi “chi ha avuto,
ha avuto, ha avuto … chi ha dato, ha dato, ha dato … scurdámmoce ‘o passato”,
è parsa fare da sottofondo alla sentenza di assoluzione di Berlusconi nell’aula
della Corte d’Appello di Milano.
Versi, appunto, che non
solo Berlusconi ma anche Emilio Fede, Lele Mora, Giancarlo Galan, Nicole
Minetti, Denis Verdini, Marco Milanese, Lia Sartori, si augurano di sentire
riecheggiare ancora nelle aule di tribunale.
Per questo, chiedendo
venia a Valente e Fiorelli, mi permetterei di sostituire l’ultimo verso della loro tarantella.
Invece di “… scurdámmoce
‘o passato” proporrei un verso più adatto al momento storico del nostro
Paese: “scurdámmoce ‘a legg’ e ‘a giustizia”!
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