Nell’Antico
Testamento, Libro della Genesi, si narra di un Esaù affamato che, per avere dal
fratello Giacobbe un piatto di lenticchie, senza pensarci su gli cedette
prerogative e privilegi della primogenitura.
William Shakespeare,
nell’opera teatrale “The Life and Death
of King Richard III”, allo spietato Riccardo III, sconfitto sul campo nella
battaglia di Bosworth ed impaurito dall’idea di essere catturato ed ucciso, fa pronunciare
la celebre frase “Il mio regno per un
cavallo”.
Ciò che accomuna queste
due fantasiose narrazioni è il fatto che i personaggi siano arrivati a svendere
la loro dignità per fame, l’uno, e per paura, l’altro.
Poiché si può dare per
scontato che su Matteo Renzi non incombesse la necessità né di un piatto di
lenticchie né di un cavallo, non resta altro da pensare che, in quel freddo sabato
di gennaio al Nazareno, a spingerlo all’ambiguo
ed inquietante aggrapparsi a Berlusconi, non più senatore e già pregiudicato,
siano state solo la sua smodata ambizione e la sua voglia di protagonismo.
È anche vero, nondimeno,
che già nel 2010 l’allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi, si era recato ad
Arcore per ossequiare Berlusconi, a quei
tempi Presidente del Consiglio.
Non si è trattato,
quindi, di un improvviso coup de foudre.
I rapporti tra i due
risalgono indietro negli anni come confermano, ad esempio, le cronache che, dopo
il fallimentare tentativo di Bersani di formare un governo, raccontavano di un Renzi, voglioso di candidarsi alla presidenza del consiglio, sollecitare l’appoggio
di Berlusconi.
In quella occasione,
però, Berlusconi ancora senatore e non ancora pregiudicato, per ironia della
sorte scelse di sostenere proprio Enrico Letta.
Anche alla luce di
questo precedente vorrei poter soddisfare una mia semplice curiosità: in cambio
del piatto di lenticchie (ovverossia la
poltrona di Palazzo Chigi) cosa Matteo Renzi avrà mai svenduto a Berlusconi
?
Il “patto del Nazareno”, però, oltre a non
essere scritto, ha affidata la memoria dei suoi contenuti ai soli due protagonisti.
Non resta, quindi,
che immaginare con un po’ di fantasia quello che, ad esempio, Berlusconi potrebbe
aver detto a Renzi in quel sabato di gennaio.
“Caro Matteo, tu vuoi far fuori Enrico Letta per prendere
il suo posto a palazzo Chigi, e sai bene che solo io potrei aiutarti a
realizzare la tua aspirazione.
Perciò, se vuoi il mio aiuto devi ascoltare ed accettare
le mie condizioni, sapendo che potrebbero crearti difficoltà anche all’interno
del tuo stesso partito.
Poiché sono condannato in via definitiva e
non più parlamentare, voglio la garanzia che, una volta a Palazzo Chigi, tu faccia
almeno ciò che sto per chiederti.
Tu vuoi proporti agli italiani come un riformatore ?
Bene, allora devi far approvare, così come è, questa
riforma della legge elettorale preparata dai miei fedelissimi (NdR: l’Italicum !!!).
Innanzitutto, dovrai respingere ogni tentativo di
introdurre il voto di preferenza perché solo io voglio scegliere le persone di
mia fiducia da mandare in Parlamento.
Tradito da Alfano e da quel gruppuscolo di rinnegati, ormai
non mi fido più.
Inoltre, devi fare in modo che passi il principio delle
coalizioni elettorali, così non solo tagliamo fuori Grillo ma io potrò vincere
le elezioni e cuccarmi il premio di maggioranza con una ammucchiata di liste,
più o meno fasulle, che raccattino voti.
Per la riforma del Senato, invece, devi far fuori tutti i
senatori nominati da Napolitano ed impedire che siano le odiose amministrazioni
comuniste a farla da padrone in aula.
Se ci stai, per queste due riforme puoi contare su di me.
Ma c’è dell’altro. A Ministro dello Sviluppo devi nominare
una persona di mia fiducia che blocchi l’asta delle frequenze, voluta da Monti,
e tuteli gli interessi di Mediaset (NdR:
Federica Guidi).
Sia ben chiaro, inoltre, che non potrai fare una riforma
della giustizia che non sia stata preparata da me e da Ghedini, perché dobbiamo
dare una lezione alle insopportabili toghe rosse.
Per incominciare devi nominare sottosegretari alla
Giustizia, due personaggi che ti indicherò io (NdR: Cosimo Ferri e Enrico Costa).
Infine, caro Matteo, dopo che il Parlamento avrà
approvate le riforme della legge elettorale e del Senato, Napolitano rassegnerà
le dimissioni, e si dovrà eleggere il nuovo Capo dello Stato.
Tu mi devi garantire fin d'ora che, per il Quirinale, il tuo
partito voterà compatto solo il candidato che mi riconoscerà come leader
istituzionale, per aver partecipato al processo riformatore dello Stato, e che si
impegnerà a scrollarmi di dosso le vicende giudiziarie concedendomi, di sua
iniziativa, il provvedimento di grazia.
Caro Matteo, allora ti è tutto chiaro ? Rifletti bene
e fammi sapere.”
Era il 18 gennaio
2014 !
Il 22 febbraio
2014 Matteo Renzi si è insediato a Palazzo Chigi !
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