L’attenzione dei media era focalizzata, ieri, su quattro avvenimenti che, proponevano possibili segnali di cambiamento.
Quattro circostanze sulle quali erano puntati i riflettori, in generale dell’opinione pubblica, ma più in particolare degli osservatori politici: evoluzione della situazione egiziana, convegno “Fare il PD”, “restitution day” del M5S, tavolo di confronto dei partiti che sostengono il Governo Letta.
Delle quattro situazioni la più difficile e preoccupante era, di certo, quella egiziana anche per le possibili ricadute a livello internazionale.
Invece, in meno di ventiquattro ore, deposto ed arrestato il presidente Mohamed Morsi, il presidente della Corte costituzionale, Adly Mansour, ha prestato giuramento come capo dello Stato ad interim, ed il Paese sembra avviato verso una fase di transizione che dovrebbe condurlo a nuove elezioni.
Cauti i commenti delle diplomazie occidentali, con la sola eccezione della Gran Bretagna che si è detta pronta a riconoscere ed a collaborare con la nuovo amministrazione.
Intanto, per non smentire la italiche consuetudini, in casa nostra tra giuristi, politologi, storici, editorialisti ed altre menti illuminate, si è subito acceso il dibattito per stabilire se in Egitto ci sia stato, o no, un colpo di stato.
Quando, tra qualche tempo, avranno trovata la risposta al dilemma, il popolo italiano rinfrancato e felice li ringrazierà.
C’è molto poco da essere rinfrancati, invece, dal convegno che si è tenuto al Nazareno sul tema “Fare il PD”, promosso dai bersaniani su un documento precongressuale da loro elaborato.
Sconcertante ma vero! Non ancora appagato di aver fatto più danni lui al PD come segretario del partito, che Attila come Re degli Unni, Pierluigi Bersani sembra intenzionato a rimontare in sella ed a smantellare quel che resta del PD.
Per questo, ha chiamato a raccolta la solita inamovibile nomenklatura del partito, da D’Alema a Fioroni, da Franceschini a Fassina.
Si distinguevano per la loro assenza, dal convegno, sia Walter Veltroni che Matteo Renzi, intenti ad impiegare meglio ed altrove il loro tempo.
Infatti, il succo di gran parte degli interventi si potrebbe sintetizzare in: come fare perché la base non capisca che vogliamo affossare Matteo Renzi?
Un convegno fecondo di vaniloqui ma privo d’indicazioni sulla data, sulle regole e sulle presenze al congresso.
Ben più pratico, invece, è stato il “Restitution day” del M5S, davanti a Montecitorio, con la partecipazione di tutti i parlamentari pentastellati.
La gigantografia di un assegno di 1.569.951,48 euro, attestava l’importo delle diarie non spese nei primi tre mesi di mandato; importo che sarà devoluto al “fondo di ammortamento del debito pubblico”!
Un milione e mezzo che si va ad aggiungere ai 42 milioni dei rimborsi elettorali che il M5S, non incassandoli, ha di fatto già restituiti allo Stato.
Di fronte a gesti così concreti non sono imbarazzato, affatto, ad applaudire i parlamentari grillini.
Sono, invece, meno disposto a battere le mani al vertice che si è svolto, a Palazzo Chigi, tra l’esecutivo ed i rappresentanti della maggioranza patchwork.
L’incontro, sollecitato da Mario Monti, avrebbe dovuto servire per verificare la sintonia, tra i partiti della maggioranza, sul programma del governo e sulla road map delle decisioni da prendere.
Il vertice è durato troppo poco, meno di due ore, perché si possa pensare che siano stati sviscerati tutti i problemi che dividono i tre partiti delle larghe intese.
Per questo, le parole di soddisfazione, espresse da Letta, non sono altro che di circostanza, mentre le incertezze su quale sarà il futuro di IMU ed IVA confermano, di fatto, la inconcludenza dell’incontro tra esecutivo e partiti.
A confermarlo, a tarda sera, sono esplose le rabbiose reazioni di esponenti del PdL al monito del FMI sull’IMU.
Forse a Letta era sfuggito che le distanze che separano il PdL da PD e Scelta Civica, almeno su questo tema, restano evidentemente abissali anche dopo il vertice.
Così, da oggi ricomincerà daccapo la solita babilonia tra coloro che ci dovrebbero portare fuori dalle secche della crisi.
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