Sarà effetto dell’anticiclone
delle Azzorre, arrivato all'improvviso, a rendermi così irritabile, oppure la
crisi congiunturale, che da troppi mesi mette a dura prova la nostra esistenza,
certo è che sono incapace di tollerare gli indegni rigurgiti con cui, in queste
ore, parlamentari di PD e PdL, vorrebbero mettere i bastoni tra le ruote del
DDL per l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti.
Sarà forse perché sono uno
dei 32.301.556 italiani che il 18 aprile 1993 aveva deposto nell’urna il
proprio voto per abolire il finanziamento pubblico.
O forse perché, da vent’anni,
come gli altri 32 milioni di italiani, mi sento preso per i fondelli e truffato
dall’accozzaglia di politici cialtroni e disonesti.
Una presa per i fondelli
che prosegue, anche oggi, dopo l’ultima campagna elettorale nella quale, ad
esempio, Berlusconi, partecipando alla trasmissione Iceberg di Telelombardia, aveva asserito: “Abbiamo preparato un patto che tutti i nostri candidati firmeranno: in
primo luogo dovranno impegnarsi a votare l’abrogazione del finanziamento
pubblico ai partiti”.
Che fine ha fatto il patto
se tra i più accaniti oppositori della abrogazione ci sono proprio parlamentari
del PdL ?
Era la solita balla preelettorale
di Berlusconi ?
Comunque, non voglio avvelenarmi
la giornata, per cui non rifarò la storia di come la cricca di politici truffatori
sia riuscita ad aumentare da 47 milioni di euro, del 1994, a 502 milioni, del
2008, il denaro arraffato dalle casse dello Stato, e quindi dalle tasche di
tutti noi.
Sull’onda dell’indignazione
di queste ore, però, vorrei soffermarmi, invece, su un’altra oscenità che conferma
immoralità ed indecenza di questa casta politica.
Un lavoratore dipendente,
sia esso un operaio, un impiegato od un dirigente, percepisce un salario, od uno stipendio,
in cambio di una prestazione che lo impegna a dedicare il suo tempo lavorativo
all’impresa dalla quale dipende.
Può assentarsi dal posto di
lavoro per ferie, malattia, permesso o missione, ma deve sempre renderne conto
al datore di lavoro per non incorrere in provvedimenti disciplinari od in
decurtazioni della retribuzione.
Ora ritengo che anche il
parlamentare, nel momento in cui è eletto, diventi di fatto “dipendente”, in primis dei suoi elettori, e poi dello
Stato che gli corrisponde compensi, diarie ed ammennicoli vari.
Sarebbe logico attendersi, perciò,
dal parlamentare un’assidua presenza e partecipazione ai lavori delle Camere,
delle Commissioni, ai dibattiti, alle votazioni, e così via.
Già … sarebbe logico, ma
purtroppo le cose vanno diversamente !
Curiosando, ad esempio, tra
i fatti della XVI legislatura, iniziata il 29 aprile 2008 e conclusasi il 22
dicembre 2012, c’è da rodersi il fegato.
Ricordo che si tratta di
individui che, nei 56 mesi della legislatura, hanno percepito dallo Stato:
- Indennità parlamentare: € 5.486,58 netti mensili;
- Diaria: € 3.503,11 mensili;
- Rimborso spese per il rapporto eletto-elettori: € 3.690 mensili;
- Tessera libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea sul territorio nazionale;
- Spese telefoniche: € 3.098,74 annui.
Ebbene, per non soffrire da
solo cercherò di rovinare la giornata anche a chi legge, riportando alcuni casi
di assenteismo registrati nella XVI legislatura.
Antonio Gaglione (deputato PD) – assenteista al 91,7% (*), si è giustificato sostenendo
che l’attività parlamentare è “una
violenza contro la persona, lesiva della dignità personale, stare in Parlamento
è un lavoro frustrante, una perdita di tempo”.
Niccolò Ghedini (deputato PdL) – assenteista al 81,2% (*).
Denis Verdini (deputato PdL) – assenteista al 75,9% (*).
PierLuigi Bersani (deputato PD) – assenteista al 72,3% (*).
Maria Grazia Siliquini (deputato PdL) – assenteista
al 67,3% (*).
Giovanni Pistorio (senatore MpA) – assenteista al 65,3% (*).
Domenico Nania (senatore PdL) – assenteista al 64,5% (*).
Emma Bonino (senatrice PD) – assenteista al 60,8% (*).
Sergio Zavoli (senatore PD) – assenteista al 56,2% (*)
Massimo D’Alema (deputato PD) – assenteista al 40,1% (*).
Che ne sarebbe, in una
azienda, di un operaio, un impiegato od anche un dirigente con questo livello
di assenteismo ?
Potrei proseguire, ma sono colto da un senso di disgusto.
Credo, però, che siano
sufficienti già questi dieci esempi per dare un’idea di quanto diffusa sia
la mancanza di rispetto per il mandato che noi elettori affidiamo loro.
Possibile che, di fronte a
questo scempio, ci sia ancora chi, a cominciare da Giorgio Napolitano, non
comprenda perché gli italiani nutrano convinti sentimenti di antipolitica?
(*)
Dati di assenteismo misurati e resi pubblici da Openpolis.
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