Nella cucina partenopea i
paccheri sono un tipo di pasta, con la forma di maccheroni giganti, che viene
usato per preparare piatti sostanziosi e molto appetitosi.
Nel dialetto napoletano,
però, pacchèro è anche lo schiaffo assestato con la mano aperta che, oltre a
lasciare l’impronta sulla parte percossa, produce un suono acuto.
Ebbene, di pacchèri, in
senso figurato ma non per questo meno sgradevoli, l’Italia e gli italiani
continuano a subirne in serie, per colpa di una classe politica che scredita il
nostro Paese, con i suoi comportamenti scriteriati e disdicevoli.
Ad esempio, non soddisfatto
dell’ignominioso “pasticciaccio kazako”, che ha provocato sdegno e biasimo nell’opinione
pubblica italiana ed internazionale, ieri mattina il Senato della Repubblica ha voluto metterci
sopra il carico da 11.
In quelle stesse ore, con un
editoriale dal titolo significativo “Rome’s
imbroglio”, il Financial Times, e
non il giornalino della parrocchia, richiamandosi al caso della signora
Shalabayeva e della sua figlioletta, ridicolizzava le nostre forze dell’ordine
scrivendo: “non sono famose per la loro
efficienza ma a maggio la polizia è stata sorprendentemente veloce nel
deportare la moglie e la figlia di un dissidente kazako”.
L'editorialista inglese proseguiva,
poi, analizzando contraddizioni ed ombre della relazione, confezionata dal capo
della Polizia Alessandro Pansa, per notare come nessuno si fosse assunta la
responsabilità politica del caso e, quindi, per suggerire ad Alfano di
rassegnare le dimissioni allo scopo di non minare la credibilità dell’intero
governo.
Mentre
questo numero del Financial Times era
diffuso nelle edicole di mezzo mondo, a Roma 226 senatori, del PD, PdL e Scelta
Civica, agli ordini dei rispettivi capibastone,
facevano finta di essersi bevuta la ricostruzione manipolata del “pasticciaccio
kazako”, respingendo, con il loro voto, la mozione di sfiducia presentata contro
il ministro dell’interno.
Di fatto, i
226 senatori belanti oltre ad aver sputtanate le nostre forze dell’ordine,
avallando, con il loro voto, il pesante giudizio espresso dall’editorialista del Financial Times, hanno finito per gettare ulteriore
discredito sulle istituzioni parlamentari.
Si è replicata, cioè, nel
Parlamento italiano, il mortificante spettacolo che aveva già visti belanti pecoroni
credere che Ruby fosse nipote di Mubarak.
Chi, come me, s’illudeva che
spettacoli così umilianti e dis“onorevoli” appartenessero al passato, evidentemente
si sbagliava!
Nella giornata di ieri,
però, ad assestare pacchèri al prestigio del nostro Paese non ci hanno pensato
solo i 226 senatori.
Da ventiquattro
ore, infatti, si era diffusa una palese soddisfazione nel governo alla notizia che Robert
Lady, ex capo della CIA in Italia, già condannato a nove anni per il rapimento
e la deportazione in Egitto dell’Imam di Milano, Abu Omar, fosse stato fermato
dalla polizia panamense.
Immediatamente sia il
ministro della giustizia che quello degli esteri si erano attivati con le
autorità panamensi per ottenere l’estradizione di Robert Lady.
Evidentemente, però, l’Italia
gode di così scarso credito, a livello internazionale, che dopo poche ore da
Panama giungeva notizia che Robert Lady era stato rilasciato e stava
rientrando in volo negli Stati Uniti.
Il
commento amareggiato di Anna Maria Cancellieri, ministro della giustizia: “La nostra richiesta è stata disattesa senza
plausibili motivazioni”.
Chissà perché !!!
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