Siamo agli sgoccioli di un’altra
settimana durante la quale a fasi di sovreccitazione si sono alternate condizioni
di apparente distensione.
Preso singolarmente ogni
evento, ogni episodio, ogni parola assume significati spesso indecifrabili ed in
apparenza privi d'interesse.
Se, invece, si tenta di coordinarli
tra loro in sequenze temporali, ecco che ci si trova di fronte a scenari inattesi
che si prestano a possibili insolite letture.
Proviamo a mettere in
pratica questo giochetto con i fatti della settimana, ordinando le vicende che
sono seguite alla decisione della Cassazione di fissare, per il 30 luglio, l’udienza
del processo Mediaset.
Era martedì 9 luglio
quando, tra la sorpresa generale, la Cassazione indicava la data del 30 luglio per
l’udienza che, secondo molti, avrebbe dovuto essere calendarizzata solo in
autunno.
Si è trattato di un’accelerazione
più che legittima: infatti uno dei due reati sui quali si è pronunciato il
Tribunale di Milano, in primo e secondo grado, avrebbe rischiato di cadere in
prescrizione il 1° agosto!
Ma è stato solo il rischio
di prescrizione ad indurre il primo presidente della Cassazione, Giorgio
Santacroce, ad indicare la data del 30 luglio?
Forse, anche se potrebbero
esserci altri motivi che considereremo più avanti.
Comunque, appena diffusa la
notizia del 30 luglio si è scatenata la bagarre.
Falchi, pitonesse, puffi e
lacchè del PdL si sono sfrenati rilasciando dichiarazioni al calor bianco
contro la Cassazione e la sua fretta nel processare Berlusconi.
Persino il sempre equilibrato
avv. Franco Coppi, da poche settimane ingaggiato nel collegio difensivo
berlusconiano, si è detto “esterrefatto”,
prendendo parte anche lui alla ammuina.
Il giorno dopo, mercoledì
10 luglio, alla Camera ed al Senato il PdL avrebbe preteso che le conferenze
dei capigruppo decidessero la sospensione di tre giorni, dei lavori
parlamentari, per protestare contro la decisione della Cassazione.
Il PdL, cioè, intendeva provocare un vero conflitto istituzionale.
E qui mi pongo una prima
domanda impertinente: come mai, dopo tanta caciara, dopo aver minacciato di far
cadere il governo, dopo aver prospettate le dimissioni in blocco dei
parlamentari, il PdL ha rinunziato alle tre giornate di paralisi parlamentare e
si è accontentato di un semplice coffee break?
Che cosa può aver indotto degli
invasati come Brunetta, Gasparri, Santanchè, Biancofiore, ad abbandonare la
guerra santa ed a non terremotare il Parlamento?
Potrebbero essere state
alcune voci!
Voci sempre più insistite sulla
composizione della sezione feriale che il primo presidente della Cassazione, Giorgio
Santacroce, stava predisponendo per giudicare Berlusconi.
Un collegio giudicante nel
quale non ci sarebbero state “toghe rosse” ma solo giudici moderati od
appartenenti a “Magistratura indipendente”, cioè la corrente di destra.
Ad esempio, a presiedere
sarà Antonio Esposito, il cui figlio Ferdinando, procuratore aggiunto a Milano,
è stato visto spesso in compagnia di Nicole Minetti, imputata nel processo
Ruby-bis.
Del collegio farà parte
anche il giudice Amedeo Franco che ha già prosciolto Berlusconi nel processo
Mediatrade.
Una composizione del
collegio, quindi, così rassicurante da raffreddare i bollori di falchi, pitonesse, puffi
e lacchè del PdL, che hanno cessate le ostilità contro la Cassazione.
E qui mi pongo una seconda
domanda impertinente: se l’udienza fosse stata fissata, ad esempio, in
settembre, Giorgio Santacroce sarebbe stato in grado di garantire un’equivalente
composizione del collegio giudicante?
Ed arriva la terza domanda
impertinente: non sarà, per caso, che la data del 30 luglio sia stata concordata con i legali di Berlusconi per consentire a Giorgio Santacroce, già amico di Previti, proprio di poter
formare questo collegio giudicante?
Fatto sta che lo stesso
Berlusconi, nel giro di settantadue ore è passato da uno stato d'animo furioso ad
una manifesta serenità e, dopo giorni di silenzio, giovedì sera ad alcuni giornalisti si è detto sicuro della sua assoluzione.
A confermare, però, che “gatta
ci cova” ha pensato il PD.
Annusando la possibile assoluzione di Berlusconi, il PD si è affrettato a presentare al Senato una proposta di DdL per modificare la legge 361 del 1957, quella sull’ineleggibilità.
Annusando la possibile assoluzione di Berlusconi, il PD si è affrettato a presentare al Senato una proposta di DdL per modificare la legge 361 del 1957, quella sull’ineleggibilità.
La spassosa trovata, del PD,
è sostituire il principio di “ineleggibilita” con quello di “incompatibilità”!
Dopo anni di governo, disinteressandosi
di regolamentare il conflitto di interessi, il PD si sveglia improvvisamente per
proporre questa buffonata.
Scommetto che dietro questa
esilarante idea ci sia la geniale mente di D’Alema che, non contento di aver già
favorito Berlusconi con il “patto della crostata”, oggi vorrebbe fare il bis!
Concludendo:
una settimana in cui si è fatta tanta ammuina per niente, o forse … per non
dare nell’occhio!
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