La notizia che Papa Francesco avrebbe chiesto, alla sua segreteria, di prenotargli per domani quattro posti sul volo di linea Alitalia, per andare a Lampedusa, mi ha fatto sorridere.
Grazie alla genuinità ed alla sobrietà con cui Jorge Mario Bergoglio si è calato nei panni del Sommo Pontefice, tutto il genere umano, e non solo i cattolici, possono gioire e trarre auspici di speranza.
Ma perché sorprenderci ancora della naturale semplicità di colui che, solo pochi mesi fa, Arcivescovo in Argentina, si muoveva per Buenos Aires in autobus e senza codazzo di scorte?
Com’era prevedibile, però, a Lampedusa, per ragioni di sicurezza Papa Francesco non potrà recarsi con un volo di linea, ma dovrà esaudire la richiesta del Governo italiano che lo ha pregato di usare un aereo di Stato.
Un assenso che Papa Bergoglio ha dato, per cortesia diplomatica, a condizione che non ci siano politici e governanti al seguito.
Ad ogni buon conto, aldilà dei mezzi con cui il Papa raggiungerà Lampedusa, merita una riflessione la scelta di questa isola come meta del suo primo viaggio ufficiale fuori dalle mura vaticane.
Una scelta il cui messaggio pregnante dovrebbe far riflettere la nostra classe politica.
Un segnale, forte e chiaro, di quanto il Pontefice, questo Pontefice, privilegi missioni che lo facciano star vicino agli ultimi, agli emarginati, a coloro che soffrono per una vita grama, disseminata solo di sofferenze.
Sarà un pellegrinaggio di penitenza, di mestizia e di ringraziamento.
Di penitenza per le sofferenze degli emigrati, obbligati ad abbandonare le loro terre ed i loro affetti, per sfuggire a guerre, a persecuzioni e, soprattutto, alla fame.
Di mestizia, per i molti, troppi che hanno persa la vita in mare nel disperato tentativo di procurarsi una vita migliore.
Di ringraziamento per la popolazione dell’isola che, non senza disagi, accoglie ed offre una prima ospitalità a tanti disperati.
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Di fronte all'esempio di sobrietà e di probità, di Papa Francesco, come non incazzarsi ripensando alle sregolatezze di quel ex premier che si serviva degli aerei di Stato per scorrazzare le sue giovani amiche ed escort in vacanza, o alla sfrontatezza di quel ministro che utilizzava un aereo di Stato per recarsi a Monza, insieme agli amici, ad assistere ad un gran premio automobilistico?
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Marchionne sicuramente può essere criticato per le scelte di politica industriale del Gruppo Fiat, e per la sua americofilia che finirà per depauperare il quadro produttivo nazionale, però la signora Laura Boldrini l’ha fatta davvero grossa scrivendo quella lettera.
Per carità, era diritto sacrosanto del Presidente della Camera declinare l’invito, dell’amministratore delegato Fiat, a visitare lo stabilimento in Val di Sangro.
Soprattutto se, come accennato nelle prime righe della lettera, l’invito non poteva essere accolto per “impegni istituzionali già in agenda”.
Fino a qui, nulla da eccepire.
Purtroppo, però, è scrivendo la seconda parte della lettera che Laura Boldrini ha tradito il suo ruolo istituzionale.
Innanzitutto perché al Presidente della Camera l’invito è stato rivolto come rappresentante delle istituzioni e non come esponente di un partito politico.
Non solo, ma dire fra le righe che le ragioni del non accoglimento dell’invito erano anche di critica alle scelte manageriali di Marchionne è stato inopportuno, fazioso ed istituzionalmente scorretto.
Eppure, Laura Boldrini sembrava una persona equilibrata ed imparziale, proprio la persona giusta al posto giusto, invece …
1 commento:
I nostri cari politici dovrebbero proprio prendere espio da papa Francesco ma questa e' ina mera utopia. Hanno anche avuto il coraggio di criticare il viaggio a lampedusa, perche' cosi facendo il papa legalizzerebbe i clandestini, senza persare che il papa parla alle anime clandestini o no!!! Che vergogna!
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