Capita, di tanto in tanto, che il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, esterni il suo disappunto su episodi e situazioni che lo inquietano.
Nei giorni scorsi, ad esempio, ha parlato di "imbarbarimento della politica" a proposito del volgare razzismo con cui Calderoli ha insultato il ministro Cecile Kyenge.
Un'amarezza, quella di Napolitano, sicuramente condivisa da molti milioni di italiani.
Meno condivisibili, invece, considero i silenzi con i quali, il Presidente della Repubblica, è indotto a sotterrare avvenimenti, anche molto gravi, che sconcertano ed inquietano milioni di comuni cittadini.
Mi rendo conto che, per il suo ruolo istituzionale, si possa trattenere, in molti casi, dall'esprimere quello che pensi ma, a volte, anche una sola sua parola aiuterebbe gli italiani a comprendere che esista ancora qualcuno attento, in questo Paese, a contenere e fustigare l'"imbarbarimento della politica" che non è fatto solo di frasi ma anche di comportamenti.
Due episodi, ad esempio, sui quali il silenzio di Napolitano mi è apparso inopportuno, nelle ultime ore.
Il primo è l'indegno scaricabarile con cui il ministro dell'interno e vicepremier, Alfano, ha rovesciato sugli apparati del ministero e delle forze dell'ordine ogni responsabilità del "pasticciaccio kazako", confidando che mai e poi mai questi funzionari dello Stato avrebbero rivelato da chi avessero ricevuti gli ordini per eseguire quella nefandezza.
Così, come sempre, i veri responsabili la passeranno liscia mentre ad essere sputtanati e castigati saranno solo coloro che hanno eseguiti i loro ordini.
Mi sarei aspettata, da Giorgio Napolitano, almeno una parola in difesa e soccorso di questi servitori dello Stato.
Invece, i giorni sono trascorsi nell'assordante silenzio del Presidente della Repubblica.
Purtroppo, però, Giorgio Napolitano non ha commentato, neppure velatamente, l'ignobile voto con cui i parlamentari del PD, del PdL e di Scelta Civica hanno respinta la mozione che proponeva la "sospensione della rata di luglio dei rimorsi elettorali ai partiti".
Eppure, proprio il Presidente della Repubblica, che ostenta sentimenti di afflizione e di solidarietà per le sofferenze dei milioni di italiani, afflitti dalla crisi, avrebbe avuto il dovere, secondo me, di richiamare la classe politica ad un maggiore senso di responsabilità.
Invece, anche in questa occasione è stato il silenzio a farla da padrone!
Sconcertante che nelle stesse ore in cui rimbombava il silenzio del Capo dello Stato, l'ISTAT rendeva noto che, a fine 2012, il 15,8% della popolazione italiana viveva in stato di povertà, e che di questi 10 milioni di cittadini il 50% pativa una condizione di assoluta indigenza.
Signor Presidente, mi scusi, ma quali sentimenti potranno ribollire nell'animo di questi 10 milioni di nostri sventurati concittadini nell'apprendere che PD, PdL e Scelta Civica non hanno voluto rinunciare a quei 91 milioni di euro?
Mi scusi, Presidente, ma non crede che a forza di incaponirsi in questo "imbarbarimento della politica" si possa spezzare la corda della tolleranza e della rassegnazione?
1 commento:
..... Quanta verità in questo blog, più andiamo avanti nel tempo e più la nostra nazione peggiora ! Mi chiedo quando riusciremo a fare tabula rasa di questi politici del menga !!!!! Basta!
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