Spero che Matteo Renzi non si adombri se prendo in
prestito il suo leitmotiv, ma, oggi, non posso fare a meno di
riflettere su quanto bisogno ci sia, nel nostro Paese, di rottamare l’arroganza spocchiosa
di certi personaggi, e il rozzo razzismo di altri.
Mi riferisco ai protagonisti di due episodi di cui hanno
dato notizia tutti i principali media.
Il primo fatto è accaduto in Campania.
Nel corso di una riunione pubblica, presenti i prefetti di
Napoli e Caserta, sindaci, funzionari ASL ed alti ufficiali dell’Arma, Don
Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, noto per la sua lotta alla camorra,
ha chiesta la parola per esporre i disagi, provocati alla popolazione del suo
comune, dai fumi dei continui roghi di rifiuti.
Prima ancora di riuscire ad esporre i motivi del suo intervento,
Don Maurizio è stato stizzosamente redarguito dal prefetto di Napoli, Andrea De
Martino, per aver ringraziato il prefetto di Caserta, Carmela Pagano,
chiamandola “signora” !
Incredibile ma vero !
Il povero parroco di Caivano aveva
osato rivolgersi al prefetto di Caserta chiamandola “signora”, invece di “Eccellenza
Illustrissima Signor Prefetto”, come magari avrebbe pretesa la boriosa e borbonica
arroganza del prefetto Andrea De Martino.
Per completare il quadro, sull'episodio si registra l’assordante silenzio
di Giorgio Napolitano e Mario Monti, non sono intervenuti sul prefetto Andrea
De Martino, che è pur sempre il rappresentante loro e dello Stato, a Napoli.
Cosa si aspetta, in Italia, a rottamare il burocratico e barocco
uso dei titoli, prendendo esempio dai paesi dove il premier italiano è
semplicemente Mister Monti, ed all’inquilino della Casa Bianca ci si rivolge unicamente
con Mister Obama ?
Il secondo fatto, invece, è accaduto in quel di Torino.
Un sedicente giornalista del TG regionale del Piemonte, Gian
Piero Amandola, nel corso di un’intervista per introdurre l’incontro di
calcio Juventus – Napoli, all'interlocutore, che affermava come cinesi e
napoletani fossero dappertutto, ha pensato bene di suggerire se li avrebbe potuti riconoscere “dalla puzza”.
Straordinaria dimostrazione di pregiudizio zotico e
razzista, ancora più intollerabile in bocca ad un dipendente della RAI, servizio
pubblico.
Non meno responsabile e deprecabile, di certo, il
comportamento di chi avrebbe dovuto bloccare il servizio ed, invece, lo ha mandato in
onda.
Non sarebbe ora di rottamare, in questo nostro Paese, atteggiamenti ed espressioni
che alimentano la volgare ed incivile discriminazione degli italiani in
funzione del loro luogo di nascita ?
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