Mancano più o meno otto mesi al momento in cui si
apriranno i seggi elettorali e gli italiani decideranno a chi toccherà ricevere
il testimone del governo tecnico.
Osservando i sondaggi, che quotidianamente ci vengono
propinati, si ha la percezione di un quadro elettorale ancora troppo fluido ed
incerto per prevedere quale potrà essere il responso delle urne.
Si ha l’impressione che le intenzioni di voto ondeggino,
da un giorno all’altro, suggestionate dagli avvenimenti, sempre sgradevoli, che
i media echeggiano.
Se questa è la sensazione, ne consegue che saranno ancora gli
accadimenti dei prossimi mesi ad incidere sulle scelte degli elettori, fino a
ribaltare, probabilmente, le ipotesi che, oggi, ci sono proposte, dai sondaggisti, come intenzioni
di voto.
Come potranno incidere sugli orientamenti degli elettori, ad esempio, le elezioni
regionali in Sicilia di fine ottobre, o la difficile prova delle
primarie cui si sottoporrà il PD a novembre, oppure la scelta del PdL di rispondere alle istanze di rinnovamento,
od anche Berlusconi che svelerà finalmente il suo futuro politico, o la decisione della Lega di riesumare,
o no, il concubinaggio con il PdL, e sicuramente la legge
elettorale con la quale si andrà a votare, e poi … e poi che ne sarà di Mario
Monti.
Già, perché nello scenario politico Mario Monti è
diventato, di fatto, una presenza imbarazzante.
Infatti, nonostante abbia massacrata l’economia reale e
resi più poveri gli italiani, soprattutto quelli delle classi più perseguitate,
Mario Monti ancora oggi continuerebbe a godere, secondo i sondaggi, di un consenso oscillante
intorno al 50%.
Sarà l’effetto di uno scriteriato masochismo degli
italiani oppure l'evidenza di un apprezzamento per aver cestinato lo stile disdicevole
di Berlusconi e per aver recuperato un po' di prestigio internazionale all’Italia ?
Eppure, in questi 11 mesi di presenza a Palazzo Chigi, si
è avuta l’impressione che ogni scelta fatta da Monti fosse finalizzata più a compiacere
alla Merkel ed agli altri partner internazionali che non a garantire la
sopravvivenza degli italiani.
Ora, sarà pur vero che, al momento del suo insediamento, si è
trovata sulla scrivania la “lettera diktat”
che l’Unione Europea aveva indirizzata al suo predecessore, Berlusconi, ma è
altrettanto vero che Monti, con il pretesto di dare attuazione ai contenuti di
quella lettera, ne abbia approfittato per imporre tasse e balzelli a gogò, che
hanno messi in ginocchio specialmente gli italiani meno fortunati.
Nel contempo, però, Monti ed il suo governo hanno
dimostrata tutta la loro debolezza ed inefficacia ogniqualvolta si siano trovati
a scontrarsi con le opposizioni di lobbies, banche, corporazioni, etc.
Ciò nonostante, o forse proprio per questo suo modo contradditorio
di gestire i problemi, in funzione dei soggetti destinatari, Monti ha raccolto un
certo seguito tra i politici, al punto da far nascere, negli stessi partiti, correnti “montiane” ed “antimontiane”.
Una delle incognite fondamentali, perciò, che rendono incerto il
quadro politico in vista delle elezioni 2013, è rappresentata dal come queste
correnti antitetiche si affronteranno nei prossimi mesi.
Infatti, c’è da chiedersi come potranno conciliarsi, nel centrosinistra,
le posizioni di Enrico Letta con quelle di Fassino e Vendola, o come, nel
centrodestra, i punti di vista di Franco Frattini potranno armonizzarsi con
quelli di Guido Crosetto, un “antimontiano”
della prima ora.
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