sabato 20 ottobre 2012

Mario Monti, una presenza imbarazzante


Mancano più o meno otto mesi al momento in cui si apriranno i seggi elettorali e gli italiani decideranno a chi toccherà ricevere il testimone del governo tecnico.
Osservando i sondaggi, che quotidianamente ci vengono propinati, si ha la percezione di un quadro elettorale ancora troppo fluido ed incerto per prevedere quale potrà essere il responso delle urne.
Si ha l’impressione che le intenzioni di voto ondeggino, da un giorno all’altro, suggestionate dagli avvenimenti, sempre sgradevoli, che i media echeggiano.
Se questa è la sensazione, ne consegue che saranno ancora gli accadimenti dei prossimi mesi ad incidere sulle scelte degli elettori, fino a ribaltare, probabilmente, le ipotesi che, oggi, ci sono proposte, dai sondaggisti, come intenzioni di voto.
Come potranno incidere sugli orientamenti degli elettori, ad esempio, le elezioni regionali in Sicilia di fine ottobre, o la difficile prova delle primarie cui si sottoporrà il PD a novembre, oppure la scelta del PdL di rispondere alle istanze di rinnovamento, od anche Berlusconi che svelerà finalmente il suo futuro politico, o la decisione della Lega di riesumare, o no, il concubinaggio con il PdL, e sicuramente la legge elettorale con la quale si andrà a votare, e poi … e poi che ne sarà di Mario Monti.
Già, perché nello scenario politico Mario Monti è diventato, di fatto, una presenza imbarazzante.
Infatti, nonostante abbia massacrata l’economia reale e resi più poveri gli italiani, soprattutto quelli delle classi più perseguitate, Mario Monti ancora oggi continuerebbe a godere, secondo i sondaggi, di un consenso oscillante intorno al 50%.
Sarà l’effetto di uno scriteriato masochismo degli italiani oppure l'evidenza di un apprezzamento per aver cestinato lo stile disdicevole di Berlusconi e per aver recuperato un po' di prestigio internazionale all’Italia ?
Eppure, in questi 11 mesi di presenza a Palazzo Chigi, si è avuta l’impressione che ogni scelta fatta da Monti fosse finalizzata più a compiacere alla Merkel ed agli altri partner internazionali che non a garantire la sopravvivenza degli italiani.
Ora, sarà pur vero che, al momento del suo insediamento, si è trovata sulla scrivania la “lettera diktat” che l’Unione Europea aveva indirizzata al suo predecessore, Berlusconi, ma è altrettanto vero che Monti, con il pretesto di dare attuazione ai contenuti di quella lettera, ne abbia approfittato per imporre tasse e balzelli a gogò, che hanno messi in ginocchio specialmente gli italiani meno fortunati.
Nel contempo, però, Monti ed il suo governo hanno dimostrata tutta la loro debolezza ed inefficacia ogniqualvolta si siano trovati a scontrarsi con le opposizioni di lobbies, banche, corporazioni, etc.
Ciò nonostante, o forse proprio per questo suo modo contradditorio di gestire i problemi, in funzione dei soggetti destinatari, Monti ha raccolto un certo seguito tra i politici, al punto da far nascere, negli stessi partiti, correnti “montiane” ed “antimontiane”.
Una delle incognite fondamentali, perciò, che rendono incerto il quadro politico in vista delle elezioni 2013, è rappresentata dal come queste correnti antitetiche si affronteranno nei prossimi mesi.
Infatti, c’è da chiedersi come potranno conciliarsi, nel centrosinistra, le posizioni di Enrico Letta con quelle di Fassino e Vendola, o come, nel centrodestra, i punti di vista di Franco Frattini potranno armonizzarsi con quelli di Guido Crosetto, un “antimontiano” della prima ora.

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