giovedì 25 ottobre 2012

Imbarazzo quando parlano i ministri

 
Se un comune cittadino avesse sostenuto, in pubblico, che la “legge di stabilità produce vantaggi al 99% dei contribuenti”, i presenti avrebbero richiesto, di certo, l’immediato intervento di un’ambulanza del “118”.
Se poi, lo stesso cittadino avesse anche affermato che milioni di giovani italiani, disoccupati o precari, dovrebbero recitare il “mea culpa” perché sono “schizzinosi” davanti alle opportunità di lavoro, senza dubbio sarebbero dovute intervenire le “unità speciali” della polizia, in tenuta antisommossa, per sottrarre il malcapitato al linciaggio.
Il problema è che, nel giro di poche ore, non sono stati comuni cittadini a dire queste cose, bensì due ministri del governo Monti.
Non è la prima volta, in questi undici mesi, che il premier Monti ed i suoi ministri si siano lasciati andare ad affermazioni che si potrebbero definire, con eufemismo, a volte imbarazzanti, a volte ingannevoli, a volte stravaganti.
C’è da augurarsi solo che questi signori e signore non pensino per davvero quello che dicono.
Può darsi, però, che, a giocare loro brutti scherzi, sia la non abitudine ad affrontare decine di microfoni ed a dover improvvisare risposte alle domande incalzanti e, talvolta, maliziose dei giornalisti.
D’altra parte, dove è scritto che ai professori universitari, anche se ministri, sia richiesta capacità ed efficacia comunicativa ?
È di dominio pubblico, infatti, che in Italia le cattedre universitarie non sono assegnate in base alla capacità del docente di “comunicare il sapere”.
Comunque è certo che nessuno, degli attuali ministri, sia andato a scuola dal grande comunicatore, Berlusconi, che non solo decideva quali fossero i giornalisti legittimati ad intervistarlo, ma dettava loro anche le domande che avrebbero dovuto rivolgergli.
Sarebbe opportuno,  in ogni caso, che i ministri nel parlare tenessero presente che i cittadini, non solo li ascoltano, ma ogni volta giudicano quello che loro dicono, raramente con compiacimento, più spesso con angoscia, talora incazzandosi quando si sentono presi in giro.
Ora, il ministro Vittorio Grilli dovrebbe sapere che il 99% dei contribuenti ha già fatti i conti di quanto gli costerà concretamente la “legge di stabilità”, per cui raccontare la favola che otterrà “vantaggi”, non può che fare incazzare quel 99%.
Così come, prima di emettere giudizi, il ministro Elsa Fornero dovrebbe lavorare come precaria, ad esempio, in un “call center”, per 400 euro al mese, con la certezza di trovarsi disoccupata dopo uno o due mesi e senza alcuna prospettiva.
Accipicchia come sarebbe importante ricordarsi, ogni tanto, del vecchio adagio “un bel tacer non fu mai scritto”.

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