Diversi
anni fa, percorrendo l’autostrada A4 Milano Venezia, in un’area di servizio tra
Bergamo e Brescia, si poteva incontrare la “gang
delle tre carte”.
Attrezzato
con un panchetto di fortuna, un lestofante, spalleggiato da due o tre compari,
si piazzava nei pressi delle scale di accesso all’autogrill, e con il suo
scilinguagnolo cercava di richiamare l’attenzione degli automobilisti di
passaggio, invitandoli a puntare su una delle tre carte che lui, con destrezza,
continuava a cambiare di posizione.
All’ingresso
dell’area di servizio c’era un ragazzino che faceva da palo e dava l’allarme
appena scorgeva i lampeggianti blu di una pattuglia di polizia stradale.
Il
flashback di questa cricca mi è tornato alla mente leggendo la “legge di stabilità” approvata, la
scorsa notte, dal Consiglio dei Ministri.
Al
posto del panchetto pieghevole, ho immaginato il solenne tavolo rotondo della
sala di consiglio ed, invece delle tre carte, molti prospetti pieni zeppi di
cifre e di accurate analisi, disseminati qua e là.
Alcuni
passaggi della “legge di stabilità”, in
realtà, richiamano alla memoria la destrezza di quel briccone dell’autostrada.
Pensandoci
bene, infatti, gli italiani sono stati illusi dalla prospettiva che, dal 2013,
le tasse, cioè l’IRPEF, per le prime due fasce di reddito, si ridurranno di un
punto percentuale.
Ma,
la soddisfazione dura pochi istanti, perché, girando pagina si scopre che, dal
giugno 2013, l’IVA aumenterà di un punto percentuale.
Accidenti
che gioco di prestigio !
Facendo
un calcolo a spanne la riduzione dell’IRPEF dovrebbe corrispondere a minori
introiti di tasse, per lo Stato, di circa 5 miliardi di euro, ma in compenso le
casse dello Stato incasseranno circa 7 miliardi di IVA in più sugli acquisti
che gli italiani effettueranno.
In
pratica si tratta di un abile giroconto gravato d’interessi da usura.
A
Napoli commenterebbero con un conciso e simpatico “Professor Monti, accà nisciun è fess !”
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