Il dato più eloquente che ci propongono le urne siciliane
è che più di 1 elettore su 2 ha scelto l’astensionismo !
Il 52,58% degli elettori siciliani, infatti, ha disertate
le urne !
Questo non è un semplice campanello d’allarme, ma sono veri e
propri rintocchi di campane a morto per i partiti, ai quali giunge il segnale inequivocabile
di non essere più accettati e tollerati dagli elettori.
E qui non c’è da questionare se la disfatta penalizzi più la
destra o la sinistra.
Il fallimento coinvolge tutti i partiti, ed il loro insopportabile
modo di vivere la politica solo come occupazione del potere ed arricchimento
personale.
Se il voto siciliano doveva
essere un test utile, in vista delle elezioni politiche, ebbene si è avuta conferma di quello che i sondaggi evidenziano oramai da mesi: gli italiani sono schifati
dei partiti e della politica.
A rendere ancora più forte e chiaro il segnale del
disgusto per la maleodorante politica, quel 47% di elettori siciliani, che si
sono recati a votare, hanno attribuito un innegabile sostanzioso successo al
movimento di Grillo, i cui rappresentanti entreranno nel Palazzo dei Normanni
dal portone principale e con la fanfara.
Non bisogna essere degli scienziati per determinare che, se
al 53% di astensionismo si sommassero anche i voti ricevuti dai “grillini”, autentici vessilliferi dell’antipolitica,
salirebbe a 2 siciliani su 3 il numero di coloro che hanno manifestato il loro
disgusto per i partiti.
Così come non bisogna essere dei chiaroveggenti per
prevedere quali saranno le arzigogolate spiegazioni con le quali, le ottuse
segreterie dei partiti, riusciranno a commentare i risultati di queste elezioni, pur
di non ammettere la loro spaventosa disfatta.
E’ certo che chiunque governerà, da domani, la Sicilia, lo
farà grazie ad uno striminzito mandato, ricevuto da non più del 12/13% dei
siciliani.
Se la Sicilia, perciò, è il laboratorio politico dal quale trarre possibili indicazioni
sulle elezioni politiche del 2013, non ci resta altro da fare che incominciare,
fin da ora, a recitare il “de profundis”
per la democrazia italiana.
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