Alcuni giorni
fa, a New York, in occasione di un incontro al “Council on Foreign Relations”, alla domanda “Pensa di candidarsi alle elezioni politiche del 2013 ?”, Mario
Monti rispose: “Non mi presenterò alle
elezioni, non ce n’è bisogno perché sono senatore a vita”.
Ha poi aggiunto “Nel caso di circostanze particolari, che
spero non si verificheranno, potrebbero chiedermi di tornare. Potrei
considerare questa ipotesi, ma spero di no”.
Appena giunto
in Italia l’eco di queste parole, apriti cielo, il mondo politico è entrato in
fibrillazione.
Ad andare in
brodo di giuggiole, oltre a Casini e Fini, da sempre sostenitori di un Monti-bis, anche i molti fans montiani
disseminati qua e là sia nel PdL che nel PD.
Incapace di
nascondere la sua irritazione, invece, Pierluigi Bersani che, come sostenevo due
giorni fa in questo blog, sembra invasato dalla eventualità di indossare i
panni da premier.
Controllata,
anche se, almeno in apparenza, non avversa, la reazione di Angelino Alfano che,
comunque, pone a Monti la condizione di candidarsi, fingendo di non sapere che sarebbe
sufficiente la presenza di una lista civica nazionale “pro Monti” per legittimarne l’elezione.
Contrari all’ipotesi
di un Monti-bis, ovviamente, i leader
dei partiti minori, da Di Pietro a Vendola, da Maroni a Ferrero.
Pur non essendo
un fan del Professore, credo che Mario Monti, con la sua risposta, abbia inteso
lanciare un duplice messaggio.
Da un lato,
considerando il luogo e la circostanza, penso che abbia voluto rassicurare i
mercati finanziari internazionali, giocando la carta del suo prestigio
personale e della sua eventuale disponibilità a dare una mano ad un nuovo governo.
Non va
dimenticato, infatti, che, se dovesse venir meno la fiducia dei mercati
internazionali nei nostri titoli di stato, l’Italia rischierebbe di fare la
fine della Grecia.
Dall’altro lato,
invece, abbia cercato di far capire, ai politici nostrani, che la spirale di
promesse populistiche nella quale si stanno avvitando, in questo inizio di
campagna elettorale, rischia di frantumare quel poco di buono che è stato
fatto, dal suo governo, per far riacquisire credibilità al Paese.
Bersani, per strizzare l'occhio a Vendola e CGIL, non perde occasione per promettere di reintrodurre l’art. 18 e di
rimettere mano alla riforma delle pensioni, mentre Berlusconi, dal canto suo,
assicura che cancellerà l’IMU ed al tempo stesso manifesta velleità anti europee.
Anche in questa circostanza,
però, quello che trovo sconcertante è l’assoluta cecità che dimostrano i
maggiorenti del PdL e del PD.
Ad esempio, mi continua
a sorprendere la loro incapacità di rendersi conto che ad accendere la miccia
dell’antipolitica siano stati proprio loro, con le loro inettitudini, lo
sperpero di denaro pubblico, l’immorale gestione del potere, gli scandali a
iosa.
Ora, che gli
stessi individui, responsabili di queste scelleratezze, possano sperare di presentarsi
agli elettori, con le vesti di verginelli, per mendicare il loro voto, mi sembra semplicemente
grottesco.
Così come considero una disgustosa ipocrisia ricordarsi solo oggi, perché
sconvolti dall’ipotesi di un Monti-bis,
che esista il “popolo sovrano” al
quale chiedere aiuto, dopo essersi presi gioco di lui, averlo bistrattato,
averlo oltraggiato con la corruzione ed il malaffare.
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