Mi piacciono le donne
intelligenti … anche se belle. Questo non vuol dire, però, che io sia un
maschilista, anzi.
Sono stato educato fin
da ragazzo a portare rispetto alle donne non tanto perché appartenente
all’altro sesso, che i maschietti si sono sempre illusi che fosse il sesso
debole, ma perché donne ed uomini sono assolutamente simili per le loro
peculiarità di esseri umani (ovvio …
salvo piccole differenze anatomiche !).
Ho voluto fare questa
premessa per spiegare come mai nella, ahimè, lunga vita professionale, io abbia
scommesso più volte su donne, anche affidando loro ruoli per i quali mi
attiravo critiche da colleghi ed amici.
Eppure, non sono stato
mai uno sconsiderato, ma avendo conosciuta, data l’età come semplice
osservatore, la migrazione verso il nord industriale dei lavoratori
meridionali, negli anni ’50 e ’60, mi sono trovato ad assimilare l’approccio
che hanno le donne al mondo del lavoro, con l’approccio che avevano i
lavoratori venuti dal sud.
Il lavoratore
meridionale (accolto con i nomignoli di
terrone o terra da pipe), venuto a contatto con la diffidenza e
l’avversione dei “polentoni”, sentiva
la necessità di impegnarsi oltre le proprie forze per dimostrare di non
sfigurare nel raffronto con loro.
Un impegno che ha
prodotti risultati così sbalorditivi da creare spesso tensioni all’interno delle
fabbriche.
Ebbene, dal mio punto
di osservazione ho notato che, sul posto di lavoro, molte donne sono inconsciamente
convinte di dover dar prova di essere almeno efficaci ed efficienti come i loro
colleghi maschi, condizionate, spesso, da un diffuso ed ottuso maschilismo che
le vorrebbe emarginare.
Alla prova dei fatti, invece,
nel lavoro la donna vale quanto, e spesso più dei suoi colleghi, grazie ad una
migliore sensibilità, ad un maggiore pragmatismo e ad un buonsenso istintivo.
Per queste ragioni mi
ha sempre infastidito lo slogan femminista “l’utero
è mio e lo gestisco io” perché, secondo me, era riduttivo delle vere
qualità delle donne, al punto di mortificare le giuste rivendicazioni che il
movimento si proponeva di sostenere.
Naturalmente, lungi da
me pensare che sia colpa di questi movimenti e dei loro slogan se la società
italiana è in colpevole ritardo nel valorizzare il ruolo delle donne, certo è
che purtroppo, ancora oggi, non solo il ruolo della donna nella società, nei
luoghi di lavoro, nelle carriere, nella rappresentatività politica, è ancora poco
centrale ma, purtroppo, nel terzo millennio assistiamo ancora a becere
manifestazioni di maschilismo.
Non si può che provare
sconcerto ed avvilimento quando il cattivo esempio viene dato, ai cittadini, da
quello che dovrebbe rappresentare il modello comportamentale per tutti noi,
cioè la classe politica.
Anche per questo, ho provata
molta tristezza ed anche tanta vergogna nell’ascoltare le parole di Angela
Bruno, intervistata da Corrado Formigli a Piazza Pulita su LA7: “Mi sono sentita offesa ma non potevo
reagire. Vorrei vedere altri, al mio posto in quella situazione, e vorrei dire
a chi ha applaudito e riso come si sarebbero comportati se lì, al mio posto, ci
fosse stata una loro figlia o moglie”.
La signora Bruno è la
persona alla quale Berlusconi ha rivolte le sue volgarità, giorni fa, durante
la visita elettorale alla Green Power.
Episodi come questo,
però, non devono scoraggiare perché la strada, sarà ancora lunga, cosparsa di
ostacoli e resistenze da parte di maschilisti non solo brianzoli, ma speriamo in
progressiva estinzione.
Alla
fine, però, volenti o nolenti, ostacoli, resistenze ed oltranzismi dovranno
fare i conti con la inesorabile evoluzione dei tempi, ed un giorno, più vicino
di quanto immaginiamo, il popolare modo di dire “accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna” lo
leggeremo a rovescio: “accanto ad una
grande donna potrebbe esserci un
uomo”.
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