È passata la
mezzanotte, i riflettori sulla campagna elettorale si sono finalmente spenti !
Fino alle ore 15.00 di
lunedì, politicanti, opinionisti, commentatori politici e relativi cortigiani, saranno
ridotti al silenzio.
È il momento migliore per
accendermi la pipa, mettermi comodo, tentare di riorganizzare, a caldo, eventuali
ricordi e sensazioni di queste estenuanti settimane di politica fulltime.
I primi flashback sono semplicemente parole in
libertà.
Smacchiare il giaguaro,
l’Italia che sale, l’Italia giusta, Monti stampella di Bersani, voto utile, sfida
il futuro, rimborso dell’IMU, macroregione del nord, benvenuta sinistra, più
diritti per tutti, sarà solo un centrino, politici arrendetevi siete
circondati, sono le prime ma anche le uniche cose che mi vengono in mente.
La sensazione, a caldo,
è di una campagna elettorale fatta solo di slogan, priva di una visione
strategica, senza idee, povera di pragmatismo, carente di programmi e proposte.
Mi è parsa una campagna
elettorale con il fiato corto, focalizzata solo sul breve termine, senza una
prospettiva reale di quello che dovrebbe essere il nostro Paese fra cinque
anni.
Una campagna elettorale
prettamente televisiva e radiofonica, con minore partecipazione sul territorio,
rispetto alle tornate precedenti.
Naturalmente non voglio
negare che ci siano state apprezzabili eccezioni, però mi sono sembrate frutto
più di dinamismo ed intraprendenza locali che non di un progetto organico.
Il vero mattatore di
queste settimane, senza dubbio, è stato Grillo che, rifiutandosi di andare in
TV è apparso sugli schermi televisivi quanto e forse più degli altri.
I suoi monologhi a
squarciagola, d’altra parte, sarebbero stati improponibili ed inadatti ad un
confronto, perché costruiti con un 30% di turpiloquio, un 30% di insulti, un
30% di idee insensate, e solo in un 10% di idee condivisibili.
E quale ricordo ho degli
altri protagonisti ?
Bersani ha mantenuto i
suoi modi da parroco di campagna, alla buona, come sempre logorato dal suo carattere
titubante, così consapevole della sua scarsa verve comunicativa che, quando ha
compreso che stava per giocarsi tutto, ha chiamato in soccorso Matteo Renzi, con
ben altra capacità comunicativa.
Di Berlusconi che dire
? Ha confermato di essere l’imitazione purgata di Grillo, cioè un imbonitore
che predilige i monologhi e detesta i confronti, borioso, con modi e linguaggio
del peggiore avanspettacolo, capace di una sfrontatezza senza pari nel ricostruire i
fatti a suo piacimento, cacciaballe elevato all’ennesima potenza.
Monti,
invece, era alla sua prima esperienza nell’agone politico. Sono convinto che
sia stato consigliato male da chi ha voluto farlo apparire diverso da come lui è.
Monti beneficiava, fino a pochi mesi fa da parte degli italiani, di una
credibilità e di un consenso straordinari per i suoi modi equilibrati,
razionali, lineari, schietti. Aver forzato un passaggio innaturale da super partes a competitor, secondo me, ha finito per incidere in modo traumatizzante
su di lui e sugli elettori e temo, purtroppo, che sia un errore che potrà
pesare sul consenso elettorale.
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