Ebbene si, devo fare una
confessione.
In questo indecoroso e disonorevole
panorama politico nostrano c’è un soggetto nei confronti del quale non riesco a
provare ripugnanza ma solo un sentimento di commiserazione.
È Angeluccio Alfano, l’ipotetico
segretario del PdL.
Berlusconi gliene fa di
tutti i colori, e lui zitto e buono non reagisce.
Berlusconi lo sconfessa
regolarmente sputtanandolo, e lui ingoia senza profferir parola.
Nel PdL oramai lo
considerano più o meno una marionetta, e lui si atteggia, invece, a condottiero
e guida del partito, ovviamente mai in presenza di Berlusconi.
Quando è scoppiato lo
scandalo alla Regione Lazio, Alfano ha giurato e spergiurato ai quattro venti,
in TV, sulla carta stampata, che il partito non avrebbe mai più candidato
nessuno dei dimissionati di quell’ignobile consiglio regionale, ed oggi,
invece, l’autorevole segretario del partito si ritrova Renata Polverini
candidata al Parlamento nelle file del PdL, messa in lista a sua insaputa.
Ma come non ripensare
alla sceneggiata delle primarie per il PdL.
Primarie si e primarie
no, è stato il tormentone che ha impazzato per settimane sulla scena politica.
Alfano, spalleggiato da
un nutrito manipolo di seguaci, aveva deciso di organizzare le primarie per scegliere
i candidati PdL.
Berlusconi si era detto
subito contrario, perché con le primarie non avrebbe potuto infilare nelle
liste le candidature di compiacenti dame e servili cortigiani.
Alfano, però, voleva
dimostrare al mondo di essere lui il segretario del partito.
Così è andato avanti per
giorni ad indicare una sua data per le primarie, data che, a distanza di poche
ore, regolarmente annullava e rinviava, e così via fino a comunicare, sotto l’albero
di Natale, che nel PdL di primarie non si poteva più parlare.
Ennesima figuraccia che,
il meschinello, ha mandata giù come se nulla fosse, confermando all’opinione
pubblica che lui, Alfano, nel PdL conta quanto il due di picche a briscola, ma
soprattutto che non ha quel minimo di dignità che ci si aspetterebbe da un uomo
con le palle.
Ed arriviamo così alla
campagna elettorale.
Giorno dopo giorno, gli
elettori, quelli vispi, si rendono conto che la candidatura di Alfano a
premier, annunciata dal Cavaliere, è solo la foglia di fico dietro la quale si
nasconde la vera candidatura a premier per il centrodestra, quella di
Berlusconi.
Si parla di confronti
TV tra i premier designati, cioè Bersani, Monti, Ingroia, Giannino, però per il
centrodestra si fa sempre e solo il nome di Berlusconi.
Ai talk show politici
non c’è mai Alfano, ma sempre Berlusconi.
Come mai ?
Le possibili spiegazioni
sono due, molto semplici e chiare.
Innanzitutto Berlusconi,
mesi fa, davanti a molti giornalisti (poi,
come sempre, ha smentito se stesso ed ha accusati i giornalisti di aver
travisate le sue parole), ha affermato che ad Alfano mancherebbe quel certo
“quid” per essere un vero leader.
Il Cavaliere è convinto,
perciò, che non si possa affidare la guida di un governo ad un premier che non
abbia quel “quid”.
La seconda spiegazione,
invece, affonda le sue radici nell’imbroglio architettato, da Berlusconi e
Maroni, ai danni dei leghisti.
Infatti, appurato che
la base leghista era maldisposta verso un’alleanza con il PdL, ma sarebbe stata
decisamente avversa nel caso Berlusconi fosse stato indicato come premier, i
due marpioni, per evitare l’emorragia di voti leghisti, hanno deciso che, in
campagna elettorale, Berlusconi si sarebbe presentato come capo della
coalizione, per diventarne poi il premier in caso di vittoria.
Vale a dire, passata la
festa gabbati i leghisti !
Come mai, però, Alfano si
rassegna ad essere un burattino nelle mani di Berlusconi ed a farsi sputtanare,
non solo come segretario del PdL, ma come persona ?
Probabilmente il
meschinello è consapevole di non possedere quel “quid” per essere un vero
leader e, perciò, si sente già appagato dall’apparire leader anche se solo
nella forma e non nella sostanza.
Oppure,
i benefici che trae dal comportarsi come un burattino sono così appaganti, per
lui, da indurlo a mettersi sotto i tacchi anche la sua dignità di uomo.
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