Per
una di quelle strane coincidenze, che solo l’ingegnosa regia del fato sa mettere
in scena, ieri alla ribalta delle cronache abbiamo potuto assistere a due momenti,
apparentemente diversi tra loro ma accomunati dalla propensione a raccontare
fandonie che si è potuta cogliere nelle parole dei loro protagonisti.
Da un lato, Schettino, l’individuo che ha fatta naufragare
la Costa Concordia, undici mesi fa davanti all’Isola del Giglio, procurando la
morte di 32 passeggeri.
Dall’altro
lato, Berlusconi, l’individuo che ha provocato il naufragio del Paese Italia, con
una gestione economica scriteriata ed imprevidente.
Schettino, sulle pagine di “Il Giornale”, si è prodotto
nel puerile tentativo di apparire come un eroico comandante, affannandosi nel
cercare di ribaltare su altri le responsabilità del naufragio.
Berlusconi,
dai prati di Milanello, si è impegnato nel ridicolo tentativo di scaricare, sul
governo Monti, le responsabilità del disastro che lui, e solo lui con i suoi 4
governi, è stato capace di procurare all’Italia.
Schettino, nell’intervista, ha dimenticato di ricordare
che, per la marineria di tutto il mondo lui si è coperto d’ignominia,
abbandonando per primo la nave che stava affondando, mentre marinai, cuochi,
inservienti di cabina, loro si eroicamente rimasti a bordo, aiutavano i
passeggeri a salvarsi.
Berlusconi,
nelle sue dichiarazioni ha finto di non ricordare che, mentre l’economia reale del
nostro Paese stava colando a picco, lui andava in giro per l’Europa sostenendo
che in Italia non c’era la crisi perché i ristoranti erano pieni, salvo poi
abbandonare frettolosamente Palazzo Chigi, non all'altezza di reggere il timone
di un Paese ormai collassato.
Schettino
e Berlusconi, due individui che hanno in comune la vocazione a travisare la
realtà dei fatti, con il meschino proposito di turlupinare gli italiani.
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