Sembrerebbe che, in questi ultimi giorni, l’Italia sia diventata
tema di scontro, tra Obama e Romney, nella corsa per la Casa Bianca.
Romney utilizza il nostro Paese come spauracchio, per gli
elettori americani, affermando che la politica di Obama ridurrebbe a mal
partito gli USA, facendogli fare la fine dell’Italia.
Obama, invece, ricorre all’immagine di un italo-svizzero-canadese,
Sergio Marchionne, per tranquillizzare gli americani sul futuro dello
stabilimento Chrysler, dove sono prodotte le Jeep.
In un caso come nell’altro, non possiamo inorgoglirci per
il fatto che l’Italia sia entrata nella campagna elettorale a stelle e strisce.
Auguriamoci solo che i due contendenti si dimentichino
dell’Italia, in questi ultimi quattro giorni, che precedono il voto, perché, secondo
gli osservatori, il confronto tra Obama e Romney si farà particolarmente tossico ed
incattivito, e non sarebbe lusinghiero che il nostro Paese fosse preso ad
esempio come il peggiore di tutti i mali.
Anche negli USA, come in tutti i paesi del mondo, le campagne
elettorali sono caratterizzate da scontri feroci, da eccessi di ogni genere, da
silenzi ipocriti, e da promesse di grandi bufale.
Ad esempio, Romney sta promettendo agli americani 12
milioni di nuovi posti di lavoro, una panzana madornale secondo il parere di eminenti
economisti.
Sorge perfino il dubbio che, a fianco del leader
repubblicano, ci siano gli stessi esperti, impiegati da Berlusconi, quando garantì
che avrebbe creato un milione di nuovi posti di lavoro, ben sapendo di prendere
per i fondelli gli italiani, tutti, ed in particolare di abbindolare gli sciocchi
creduloni che, con il loro voto, lo avrebbero mandato di nuovo a Palazzo Chigi.
La vera fortuna dei politici, di ogni colore, in ogni
angolo della terra, è che esistono moltitudini di sprovveduti, sempre pronti ad
abboccare alle fregnacce di illusionisti e fattucchieri.
Già li possiamo vedere all’opera qui da noi, in queste
settimane, mentre scaldano i muscoli in vista delle elezioni 2013, buggerandoci
con l’idea che le “primarie” siano un
momento di “partecipazione democratica”.
Ma dai, è una balla !
Pensare di votare alle primarie è un po’ come voler partecipare ad una
partita a poker, sapendo per certo che le carte sono truccate e che uno dei
giocatori è un baro di professione !
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