Prima di chiarire perché, secondo me, questa volta Beppe
Grillo abbia ragione mi sembra opportuna una premessa.
Ho tre buoni motivi per non essere un militante grillino né un fan del grillismo.
1.
Innanzitutto,
perché razionalmente diffido di ogni congregazione, confraternita, movimento, setta
o partito, che penda dalle labbra di un guru, o di un pontefice, o di un
padre-padrone, dal momento che non credo nel dogmatismo e nella infallibilità dell’essere umano.
2.
In secondo
luogo, perché disapprovo l’aggressività, assurta a metodo di confronto e di
confutazione delle idee di altri.
3.
Infine, perché credo
che il ricorso ad un linguaggio, volgare ed offensivo, sia il primo indizio di
debolezza e di mancanza di idee.
Ciò premesso, conformandomi alla massima di Voltaire “non condivido la tua idea, ma darei la vita
perché tu la possa esprimere”, devo, questa volta, schierarmi con Grillo nel
deplorare i sedicenti democratici che credono di poter avversare il M5S con espedienti
che di democratico non hanno assolutamente nulla.
Mi ha sbigottito, infatti, apprendere che anche Renato
Schifani, Presidente del Senato, vale a dire la seconda carica delle istituzioni
repubblicane, abbia pronunciate parole dalle quali trapeli la meschinità con
cui la Casta, tutta, cerchi di contrastare il grillismo.
Reputo inaccettabile l’idea che si possa progettare una
legge elettorale in funzione, non di una corretta rappresentatività parlamentare
di tutti i cittadini, ma piuttosto come argine alla rappresentanza dei
cittadini non allineati.
Credo che, in una vera democrazia, un qualsiasi movimento
o partito, che raccolga il consenso anche solo di 10, 100 o 1000 cittadini, meriti
il rispetto di tutti, soprattutto di coloro che rappresentano le Istituzione
dello Stato.
Contrastare un avversario politico fa parte del confronto
democratico, purché lo si faccia con lealtà e con mezzi leciti.
Paventare che un avversario politico possa prevalere è legittimo,
ma pensare di combatterlo con slealtà significa mancare di rispetto e
manifestare disprezzo per tutti coloro che si riconoscono in quel movimento o partito
avverso.
Sono convinto, tra l’altro, che, oltre ad essere sleale,
sia anche un modo di fare che dimostri scarsa intelligenza politica e dissennatezza
perché, quasi sempre, aiuta l’avversario a serrare i ranghi e ad accrescere il
proprio consenso.
La strada da seguire dovrebbe essere un’altra.
Cercare, cioè, di comprendere e rimuovere le cause che
permettono, all’avversario politico, di ottenere il consenso dei cittadini.
Purtroppo, però, questa strada richiede capacità di autocritica
ed è palese che l’autocritica faccia a pugni con l’arroganza e la tracotanza che
caratterizzano questa Casta.
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