sabato 10 novembre 2012

Questa volta ha ragione Beppe Grillo

 
Prima di chiarire perché, secondo me, questa volta Beppe Grillo abbia ragione mi sembra opportuna una premessa.
Ho tre buoni motivi per non essere un militante grillino né un fan del grillismo.
1.     Innanzitutto, perché razionalmente diffido di ogni congregazione, confraternita, movimento, setta o partito, che penda dalle labbra di un guru, o di un pontefice, o di un padre-padrone, dal momento che non credo nel dogmatismo e nella infallibilità dell’essere umano.
2.     In secondo luogo, perché disapprovo l’aggressività, assurta a metodo di confronto e di confutazione delle idee di altri.
3.     Infine, perché credo che il ricorso ad un linguaggio, volgare ed offensivo, sia il primo indizio di debolezza e di mancanza di idee.
Ciò premesso, conformandomi alla massima di Voltaire “non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere”, devo, questa volta, schierarmi con Grillo nel deplorare i sedicenti democratici che credono di poter avversare il M5S con espedienti che di democratico non hanno assolutamente nulla.
Mi ha sbigottito, infatti, apprendere che anche Renato Schifani, Presidente del Senato, vale a dire la seconda carica delle istituzioni repubblicane, abbia pronunciate parole dalle quali trapeli la meschinità con cui la Casta, tutta, cerchi di contrastare il grillismo.
Reputo inaccettabile l’idea che si possa progettare una legge elettorale in funzione, non di una corretta rappresentatività parlamentare di tutti i cittadini, ma piuttosto come argine alla rappresentanza dei cittadini non allineati.
Credo che, in una vera democrazia, un qualsiasi movimento o partito, che raccolga il consenso anche solo di 10, 100 o 1000 cittadini, meriti il rispetto di tutti, soprattutto di coloro che rappresentano le Istituzione dello Stato.
Contrastare un avversario politico fa parte del confronto democratico, purché lo si faccia con lealtà e con mezzi leciti.
Paventare che un avversario politico possa prevalere è legittimo, ma pensare di combatterlo con slealtà significa mancare di rispetto e manifestare disprezzo per tutti coloro che si riconoscono in quel movimento o partito avverso.
Sono convinto, tra l’altro, che, oltre ad essere sleale, sia anche un modo di fare che dimostri scarsa intelligenza politica e dissennatezza perché, quasi sempre, aiuta l’avversario a serrare i ranghi e ad accrescere il proprio consenso.
La strada da seguire dovrebbe essere un’altra.
Cercare, cioè, di comprendere e rimuovere le cause che permettono, all’avversario politico, di ottenere il consenso dei cittadini.
Purtroppo, però, questa strada richiede capacità di autocritica ed è palese che l’autocritica faccia a pugni con l’arroganza e la tracotanza che caratterizzano questa Casta.

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