Ebbene si … lo confesso !
C'ero anch'io tra quei 6.584.000 telespettatori che hanno
seguito il confronto televisivo tra Pierluigi Bersani e Matteo Renzi.
Esimi commentatori, della carta stampata, oggi hanno date
le loro pagelle ai due antagonisti, e per molti di loro, tutto sommato, dal confronto non sarebbero emerse sostanziali differenze programmatiche
tra i due.
Leggendo queste loro valutazioni, mi sono convinto, poco a
poco, che forse, per colpa del telecomando, io dovevo essermi sintonizzato su un
altro programma televisivo !
Oddio, è vero che nell’ovattato ring, predisposto
dalla RAI, i due non erano venuti alle mani, ma da qui ad affermare che, tra Bersani
e Renzi, non siano emerse difformità di idee e di programmi, mi sembra davvero superficiale.
Ed è chiaro che non intendo riferirmi al loro modo di
porsi o di comunicare, e neppure all'abilità od alla prontezza nel replicare l’uno
all’altro, tutte prospettive che hanno evidenziate molte e profonde diversità comportamentali.
Intendo riferirmi, invece, ad alcuni temi, di fondamentale
importanza, dove, tra Bersani e Renzi, si è potuta riscontrare la stessa identità
che c'è tra il bianco ed il nero, o tra il giorno e la notte.
Ad esempio, a proposito delle possibili alleanze
elettorali.
Renzi è stato chiarissimo. Nessuna alleanza, per non rivivere
le amare esperienze che hanno già visto il primo Governo Prodi, sfiduciato nel
1998 dalla sinistra radicale, trasformarsi in Governo D’Alema, ed il secondo
Governo Prodi saltare per aria, nel 2008, per il voltafaccia dell’UDEUR, il
partito dell’allora ministro Mastella.
Bersani, invece, pur di vincere le elezioni si è detto disposto
a far salire sul carro tutti, da Vendola a Casini, da Bobo Craxi a Di Pietro, con
l’implicita presunzione di saper essere, poi, più abile di Prodi nel tenere insieme
un’armata Brancaleone, e le sue prevedibili zuffe.
Altro tema, sul quale le divergenze sono apparse palesi, è
stato quello del finanziamento pubblico ai partiti.
Renzi si è dichiarato deciso, senza se e senza ma, a far
in modo che sia rispettata quella volontà popolare che, nel 1993, con il 90,3% dei
voti si era dichiarata per l’abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti.
Bersani, invece, richiamandosi a Pericle (politico greco del 400 A.C. !), ha
sostenuta la necessità di mantenere in vita il finanziamento pubblico ai
partiti, anche se ridotto nella sua entità, perché altrimenti si correrebbe il rischio
che, a far politica, sarebbero solo i ricchi.
(Forse mi ero
distratto, ma in questi anni ho avuta l’impressione, invece, che proprio facendo politica ci si arricchisca … ma questo è un altro film !)
Purtroppo a Bersani deve essere sfuggito che, dai tempi di Pericle ai tempi dei vari Fiorito, Lusi, Belsito
& Co., l’onestà e l’etica degli uomini politici è però degenerata !
Anche sulla politica estera sono emerse profonde
differenze.
Bersani ha focalizzata la sua proposta esclusivamente
sulla situazione israeliana-palestinese, per la quale ha auspicato un ruolo più
incisivo dell’Unione Europea.
Renzi, invece, ha manifestata una visione più ampia, parlando
dell’intera area mediorientale, dicendosi convinto che, solo dopo aver risolto
il problema Iran, si potrà dare soluzione, a cascata, anche al conflitto tra
Israele e Palestina, ed a tutte le situazioni che, dopo la primavera araba, si
stanno rivelando particolarmente critiche.
Naturalmente sono state molte altre le differenze programmatiche, tra Bersani e Renzi.
Ad esempio, sui temi del lavoro e del fisco, sul
rinnovamento della classe politica, sulla lotta al malaffare, sulla
composizione dell’eventuale governo, sui diritti delle donne, sulle unioni
omosessuali, etc.
Non so quanti dei telespettatori, che hanno assistito al programma,
domenica voteranno al ballottaggio, così come ignoro quale potrà essere l’effetto
traslante di voti dall’uno all’altro, dopo questo confronto.
Mi è sembrato, però, un positivo momento di democrazia aver indotti due
politici a confrontarsi in presa diretta, davanti alla gente.
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