venerdì 30 marzo 2012

Monti come un Alka Seltzer


Maurizio Sacconi, ex ministro del Governo Berlusconi, nel corso di un dibattito televisivo ha paragonato Mario Monti ad un Alka Seltzer in grado di far digerire a Bersani & Co. provvedimenti che fino ad ieri sarebbero risultati indigesti a tutto il Partito Democratico.
Non sappiamo come l’abbia presa il professor Monti a sentirsi accostato ad una compressa effervescente antiacido, però bisogna riconoscere che, oltre ad essere simpaticamente scherzoso, il parallelo contiene un certo substrato di verità.
In effetti basterà ricordare gli sbarramenti opposti dal PD, neppure molto tempo fa, ad ogni ipotesi di modifica del sistema pensionistico per registrare che in parlamento la radicale riforma delle pensioni proposta dal Governo Monti è stata approvata, seppur con qualche mal di pancia, anche con i voti del PD.
Sembrerebbe più arduo, però, per Mario Monti, anche con l’ausilio di un Alka Seltzer, convincere Bersani, Bindi, Fassina e soci, ad approvare oggi, con altrettanta condiscendenza, la riforma del mercato del lavoro.
Forse che Bersani & Co. abbiano meno a cuore il malessere di pensionati e soprattutto dei pensionandi ?
No, senz'altro no, ma nel PD sono subentrate alcune considerazioni contingenti.
  1. Innanzitutto nel PD c’è l’illusione che il peggio sia ormai passato e che l’Italia si sia allontanata dal precipizio; il che purtroppo non è vero.
  2. Fra poco più di un mese si svolgeranno le elezioni amministrative e nel PD si è convinti che cavalcando il disagio sociale sia possibile rastrellare voti e non farsi scavalcare a sinistra da Di Pietro e Vendola.
  3. Poi, un possibile successo elettorale rinvigorirebbe la malferma leadership di Bersani.
  4. Difatti, nel PD c'è la consapevolezza che il partito sia tormentato da fratture interne solo provvisoriamente ricomposte da Bersani, nei giorni sorsi, in occasione della direzione politica.
  5. Infine, il taglio dell’atavico cordone ombelicale con la CGIL di Susanna Camusso vorrebbe dire spostare l’asse politico del partito verso posizioni più centraliste, e recidere definitivamente i ponti con l’incontro di Vasto e le possibili future alleanze elettorali con Di Pietro e Vendola.
Poiché, però, il PD è conscio di non potersi assumere la responsabilità di far cadere il Governo Monti, perché pagherebbe un prezzo politico molto caro, ha scelto di temporeggiare fino al 6 maggio, facendo la voce grossa contro la riforma dell’art. 18, per poi, in base ai risultati elettorali decidere il da farsi.
Nel frattempo l’Italia e gli italiani possono aspettare e … sperare !  

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