Ho sempre pensato che a servirsi dai distributori automatici di snack, merendine, caffè e bibite. non fossero facoltosi industriali e manager milionari, ma soprattutto studenti, operai ed impiegati.
Forse, io ho una visione falsata della realtà, fatto sta che tra i primi provvedimenti, per fare cassa, il Governo Letta ha ritenuto giusto aumentare dal 4% al 10% l’IVA su tutti i prodotti dispensati dai distributori automatici.
Con lo stesso provvedimento ad essere colpiti saranno i gadget, venduti in promozione insieme a giornali e riviste, che subiranno un aumento dell’IVA da 4% al 21%.
Anche in questo caso, non riesco proprio ad immaginare sciami di persone facoltose in fila per aggiudicarsi il gadget della settimana, ma piuttosto, ancora giovani, pensionati, precari, cassaintegrati e gente comune.
Il Ministro dell’Economia, Saccomanni, indicando in 229 milioni di euro l’introito annuo atteso per le casse dello Stato, con questi interventi, non ha spiegato, però, perché il governo non abbia perseguito lo stesso risultato aumentando al 25% l’IVA su tutti i prodotti di lusso. Mistero!
Si alternano i governi a Palazzo Chigi ma la solfa non cambia.
A pagare sono sempre e solo le classi meno baciate dalla fortuna, perché mettere le mani nei portafogli milionari è considerato un peccato mortale senza remissione.
Temo, però, che siamo solo all’inizio di una nuova catena di misure che aumenteranno la pressione fiscale, nonostante i proclami sciorinati in campagna elettorale, da ogni partito.
Difatti, dopo aver regalato a Berlusconi il differimento del pagamento IMU a settembre, perché potesse propagandarlo, a milioni di gonzi, come suo personale successo, Enrico Letta lascia che membri del suo governo continuino a prendere in giro gli italiani promettendo loro la luna nel pozzo.
Proprio ieri, il suo vice, Angelino Alfano, a margine della parata militare per la ricorrenza del 2 giugno, ha sbandierata una serie di interventi che, a suo dire, il governo adotterà, nelle prossime settimane, per “aver una bella speranza per la seconda metà del 2013”.
Non so se si sia trattato di esternazioni concordate con Enrico Letta, o solo riferimenti al libro dei sogni, che Alfano ha sul suo comodino, anche perché non ha fornita nessuna indicazione sulla verifica di fattibilità finanziaria.
Se è vero, infatti, come sostengono Letta e Saccomanni, che la “coperta è corta”, oso nutrire qualche dubbio sull’attendibilità delle parole di Alfano.
Mi spiego.
Quanto costerebbe all’erario, ad esempio, favorire l’assunzione, a tempo indeterminato, di un milione di giovani disoccupati esentando i datori di lavoro dal pagamento di tasse e contributi relativi?
Non solo, ma se, inoltre, come Alfano ha detto, si eviterà l’aumento dell’IVA al 22% e si cancellerà definitivamente l’IMU, non bisogna essere il “puffo economicus” pidiellino, per immaginare che, per dare attuazione a tutto ciò, occorreranno miliardi e miliardi di euro, non disponibili se davvero la “coperta è corta”.
Quindi, la domanda è: a quali categorie di cittadini toccherà l’onere di finanziare i miliardi di mancati introiti dello Stato?
Poiché Enrico Letta non ha né confermato né smentito, delle parole di Alfano si possono tentare due interpretazioni.
La prima, più semplice, è che Alfano, trovandosi di fronte a microfoni e taccuini, non sia riuscito a resistere alla tentazione di diffondere la consueta propaganda pidiellina, farcita di fregnacce per creduloni.
La seconda, invece, è più preoccupante.
Alfano, cresciuto alla scuola berlusconiana dello “spendere e spandere” non si preoccupa, affatto, della necessità che ogni spesa abbia un’adeguata copertura finanziaria e, quindi, è portato a confondere i sogni con la realtà.
Il problema, però, è che la scuola berlusconiana dello “spendere e spandere” ha già procurati seri guai al nostro Paese, dapprima, nel 2009, assoggettandolo alla procedura d’infrazione, da parte della Commissione Europea, e poi, nel 2011, trascinandolo sull’orlo del baratro finanziario.
Siccome, oltretutto, c’è in circolazione un menagramo, Beppe Grillo, che, da settimane, va presagendo il collasso dell’Italia in autunno, non resta che incrociare le dita ed augurarsi che questo insetto iettatore si sbagli di grosso.
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