Ho istruito il mio telecomando a cambiare canale, all'istante, ogni volta che sullo schermo televisivo compaia Daniela Santanchè.
Per colpa dell’età avanzata, però, il telecomando soffre di riflessi ritardati, così, ieri sera, ha lasciato che, per qualche istante, Santanchè andasse in onda intervistata da Lilli Gruber.
Stavo per scaraventare il telecomando nella pattumiera, quando mi hanno bloccato alcune mirabolanti parole dette dall’amazzone berlusconiana, celebre per l’ostentazione del dito medio della mano destra.
E’ opportuno, però, prima di riferire ciò che ha detto Santanchè, chiarire in quale contesto siano state pronunciate quelle parole.
Presumo che Lilli Gruber le avesse sollecitato un commento sulle motivazioni, rese note ieri dai Giudici di Milano, a corredo della condanna a dodici mesi di Silvio Berlusconi, per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio.
Santanchè, dopo aver accusati i magistrati di aver emessa una sentenza incredibile ed assurda, e dopo aver incensato il suo leader come statista votato al bene degli italiani, ha tirati in ballo i milioni di elettori del PdL.
Citando la solita frottola dei 10 milioni di italiani che avrebbero votato Berlusconi (in realtà sono stati solo 7.300.000) Santanchè ha ipotizzato che il popolo pidiellino, alle sentenze emesse contro il leader massimo potrebbe reagire, non scendendo in piazza per sfasciare vetrine, ma, da moderati, utilizzando lo sciopero fiscale.
Per la verità, l’idea di insabbiare dei reati, commettendone altri, non sarebbe una grossa novità nella cultura berlusconiana.
L’insegnamento al popolo pidiellino, infatti, l’ha impartito lo stesso leader massimo quando, per nascondere i suoi rapporti con la minorenne Ruby, si è avvalso del reato di concussione, facendo pressione sulla Questura di Milano perché la rilasciasse.
Apparentemente, quindi, niente di nuovo sotto il sole, neppure in tema d’istigazione all’evasione fiscale, cavallo di battaglia di Berlusconi già nel 2004 quando, a capo del suo 2° governo dichiarava: “Se si chiede una pressione fiscale del 50% ognuno si sentirà moralmente autorizzato ad evadere”!
Sennonché, questa volta, nelle parole pronunciate da Santanchè sono ravvisabili anche reati come, ad esempio, la minaccia di istigare all’evasione fiscale al fine di ricattare la Magistratura affinché non proceda oltre nei confronti di Berlusconi.
Per la verità, minacciare lo sciopero fiscale del popolo pidiellino appare un’arma alquanto spuntata, perché l’eventuale danno per l’erario potrebbe risultare irrilevante dal momento che, proprio tra gli elettori del PdL, si annidano già caterve di evasori.
A preoccupare, invece, è il particolare momento in cui l’amazzone berlusconiana lancia questa minaccia.
Infatti, con un ritardo di circa tre anni, il 15 giugno la Cassazione si pronuncerà sull’ammissibilità o meno del legittimo impedimento, presentato da Berlusconi nel marzo 2010, a cui è seguito un conflitto di attribuzione intentato dai legali dell’allora Presidente del Consiglio Berlusconi.
Se la Corte Suprema dovesse respingere il ricorso la sentenza di appello del processo Mediaset verrebbe confermata.
Non solo ma, nei giorni successivi, cioè entro il 24 giugno, i Giudici di Milano dovrebbero emettere la sentenza di primo grado del processo Ruby 1°.
A questo punto non vorrei commettere il rinomato peccato andreottiano, ma la minaccia di Santanchè, considerato il momento, mi sembra sospetta.
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