Distorsione della realtà, corruzione, inquinamento delle prove, false testimonianze, garanzia d’immunità, falso in bilancio, evasione fiscale, queste ed altre sciocchezzuole della stessa natura, contrassegnano da sempre cultura e comportamenti dei berluscones di prima e seconda generazione.
Una conferma si è avuta anche ieri, ascoltando i commenti, di molti esponenti del PdL, sulla sentenza con cui la Consulta ha respinto il ricorso, dei legali di Berlusconi, contro la decisione del Tribunale di Milano di non ritenere ammissibile una e soltanto una, delle molte richieste di legittimo impedimento avanzate nel corso del “processo Mediaset”.
Perché mai lo stesso Tribunale, che di legittimi impedimenti ne aveva già accolti a iosa, respinse proprio quella richiesta?
Semplicemente perché, in quell’unico caso, la data dell’udienza era stata concordata, da tempo, con i legali di Berlusconi che, invece, si presentarono in aula e, nel corso dell’udienza, avanzarono la richiesta di legittimo impedimento.
Fu una provocazione? … vollero burlarsi della Corte? … lo fecero per procrastinare i tempi del processo?
Fatto sta che, bollando la decisione della Consulta come “sentenza sconcertante”, “sentenza vergognosa”, “accanimento giudiziario”, “sentenza politicizzata”, gli esponenti del PdL hanno data ulteriore prova non solo della altezzosità che hanno nei confronti della Magistratura e delle sue decisioni, ma anche di quale sia il loro disprezzo per le leggi e la giustizia.
Se è vero, poi, che uno dei più agguerriti peones berlusconiani abbia posta la domanda: “ma se non possiamo condizionare neppure le sentenze che ci stiamo a fare in questo governo?”, si comprende quale sia la volontà di spadroneggiare su leggi, processi e gestione della giustizia.
Volontà di prevaricazione, ad esempio, che è stata riconosciuta con le condanne definitive inflitte agli avvocati, di Berlusconi e Fininvest, Previti, Pacifico ed Acampora, riconosciuti colpevoli di aver corrotto il giudice Metta per ottenere una sentenza favorevole nel corso del processo per il cosiddetto “lodo Mondadori”.
In quel processo, anche Berlusconi era imputato per corruzione semplice ma, grazie all’applicazione delle attenuanti generiche ed al fatto che il reato fosse avvenuto nel 1991, ha potuto godere della prescrizione.
Ohibò! … ma era il 1991, cioè ben tre anni prima della sua discesa in campo!
Allora il “vizietto” di commettere reati, o di farli commettere da altri, Berlusconi lo praticava già prima di entrare in politica; quindi, è una distorsione della realtà accusare la Magistratura di essere politicizzata o di accanimento persecutorio solo perché processa gli scheletri negli armadi di Arcore, di ieri e di oggi.
Ma Berlusconi, appoggiato dai suoi zerbini, è così impudente da pretendere per sé l’immunità “in omnia et erga omnes”.
È quanto evidenzierebbero le voci che parlano di forte risentimento e molta irritazione nei confronti del Presidente della Repubblica, esplosi nelle ultime ore tra le mura di Palazzo Grazioli.
Secondo i berlusconiani, infatti, Giorgio Napolitano avrebbe dovuto assicurare a Berlusconi il “salvacondotto giudiziario”, anche facendo pressioni sulla Consulta perché non emettesse una sentenza contraria a Berlusconi!
Pretesa inquietante e degna di una repubblica delle banane!
Così come sconcertante è anche l’opinione manifestata dagli avvocati Ghedini e Longo, secondo i quali: “il verdetto della Consulta ha un effetto psicologico su tutte le toghe all’opera per distruggere il Cavaliere”.
Il riferimento, ovvio, è ai processi che vedono imputato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile (processo Ruby) e per la compravendita di senatori (processo De Gregorio).
Maremma maiala … ma se i reati di cui è imputato li avesse commessi, perché mai Berlusconi non dovrebbe essere giudicato e condannato come un qualsiasi cittadino?
E, se non li avesse commessi, perché Berlusconi non se la dovrebbe prendere con i due principi del foro, profumatamente remunerati ma incapaci di dimostrare la sua innocenza?
Questi due eminenti avvocati, anche parlamentari del PdL, vorrebbero, invece, che i magistrati facessero finta di nulla e chiudessero tutti e due gli occhi solo perché l’imputato si chiama Berlusconi e non signor Verdi o signor Rossi!
Una gestione della giustizia ad personam, leggi ad personam, e giustizia cieca: questa è la cultura da repubblica delle banane dei berluscones!
2 commenti:
questa volta però non ce la farà a farla franca !!!
Speriamo che abbia ragione ... Franca !!!
Posta un commento