giovedì 13 giugno 2013

Bersani esce dall’eremo e “puffo parlante” straparla

Quando, in un incontro di calcio, l’allenatore della squadra in difficoltà sostituisce un giocatore fuori forma e sconclusionato, e riesce a vincere la partita, sicuramente nessuno affermerebbe che l’eroe della giornata sia il giocatore sostituito, dato che la sua esclusione ha resa possibile la vittoria.
La sensazione, invece, è che, nel PD, dopo l’inatteso successo ottenuto alle elezioni amministrative siano i perdenti a diventare protagonisti.
Dopo settimane di opportuno e doveroso silenzio, Pierluigi Bersani, artefice della più memorabile sconfitta vittoriosa della storia repubblicana, è uscito dall’eremo per partecipare ai festeggiamenti per l’affermazione del PD nelle elezioni comunali.
Ora, a parte il dubbio che se Bersani fosse stato ancora al timone del PD, quasi certamente le elezioni amministrative avrebbero avuto un esito meno incoraggiante per il centrosinistra, a sorprendere è la scarsa intelligenza politica, e forse non solo politica, dell’ex segretario ed ex candidato premier.
Mentre il PD sta ancora smaltendo la sbornia per l’insperata affermazione in 17 delle 20 città capoluogo, Bersani cosa fa?
Riunisce i suoi fedelissimi ed avvia una sua roadmap in preparazione del congresso del partito.
Fino a qui nulla di strano!
Sennonché, gratta gratta e scopri che il vero obiettivo della roadmap non sarebbe quello di innescare un’autocritica degli errori commessi per prevenirli in futuro, ma semplicemente di studiare come contrastare l’eventuale candidatura di Matteo Renzi alla segreteria del partito.
Vale a dire, Bersani non solo non si è reso conto, ancora, di essere stato lui il vero responsabile della sconfitta elettorale del centrosinistra, ma con la mente offuscata si preoccupa di evitare che emerga qualcuno che, facendo ciò che non ha fatto lui, possa far vincere il centrosinistra.
Stupidità? Masochismo? Arroganza? Stizza? Invidia? … Boh!!!
Fatto sta che il borioso documento, nella sostanza concepito “anti-Renzi”, firmato da Maurizio Martina, Stefano Fassina ed Alfredo D’Attorre, ignora quale sia stato il reale contributo dei sindaci, cosiddetti renziani, a favorire il successo del centrosinistra alle elezioni comunali.
Se è questo lo spirito che anima Bersani ed i capoccioni del PD, i berlusconiani possono rilassarsi e dormire sonni tranquilli tra due guanciali.

Nel suo romanzo “Le avventure di Pinocchio”, Carlo Collodi ha posto a fianco del burattino un saggio consigliere, il fantastico personaggio del “grillo parlante”.
Per non essere da meno, Berlusconi ha voluto rendere protagonista, nella soap opera del Popolo della Libertà, un personaggio, purtroppo non immaginario e neppure troppo equilibrato, il “puffo parlante”.
Provvisto di una vocina sgraziata e di modi che vagano tra l’isterico ed il petulante, il “puffo parlante” ostenta anche una presunzione smisurata che lo porta a dispensare commenti, critiche sempre velenose e, da qualche tempo, anche diktat, su ogni argomento.
Ieri, ad esempio, ha voluto riaffermare la filastrocca, a lui molto cara, sull’IMU e sull’aumento dell’IVA, dapprima ingiungendo ad Enrico Letta di non disattendere i suoi diktat, e poi bistrattando il ministro Saccomanni solo perché aveva osato parlare di rimodulazione dell’IMU e non di cancellazione.
Per fortuna, stampa e TV sono molto attente nel riportare le esternazioni del “puffo parlante”, regalando così agli italiani momenti d’ilarità e stupore che, in questi tempi difficili ed amari, sono il solo diversivo.
Da settimane, ormai, il “puffo parlante” dà a vedere di non tollerare che Enrico Letta non consideri i suoi ordini come la unica priorità per il Governo.
Eppure, il “puffo parlante” è stato fin troppo chiaro: il Governo deve abolire l’IMU ed evitare l’aumento dell’IVA dal 21% al 22%, e se non c’è la copertura finanziaria … chi se ne frega!
Per il “puffo parlante”, insomma, non è ammissibile che Enrico Letta non gli ubbidisca.
Ciò che sorprende, però, è che, sulla patata bollente dell’aumento dell’IVA, il “puffo parlante” dimostri di avere “corta” anche la memoria!
Nel settembre 2011, regnante il IV Governo Berlusconi, del quale oltretutto era perfino ministro, anche se senza portafoglio, il “puffo parlante” non proferì parola contro l’aumento dell’IVA … si, proprio dell’IVA, dal 20% al 21%.
Domanda: mi scusi, “puffo parlante”, ma l’aumento dell’IVA perché stabilito dal suo sodale Berlusconi era giusto e saggio, ma se invece è costretto a farlo Enrico Letta, allora diventa ingiusto e pericoloso?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma in questo Governo se ne salva qualcuno che possa riportare l'Italia e gli Italiani verso una sana rinascita ?

Alex di Monterosso ha detto...

Bella domanda ... non basterebbe 1 milione di € per premiare colui che conoscesse la risposta giusta !!!