“Dopo più di un decennio senza crescita, le politiche per la ripresa non possono più attendere. Semplicemente non c’è più tempo. Tanti cittadini e troppe famiglie sono in preda alla disperazione ed allo scoramento.”
Ed ancora:
“… permettetemi di soffermarmi un attimo sulla grande tragedia di questi tempi che … tocca punte di desolazione ed allarme sociale: la questione lavoro. È e sarà la prima priorità del mio governo.”
Era il 29 aprile scorso quando Enrico Letta pronunciava queste parole, nel discorso alle Camere per la presentazione del suo programma di governo.
È da quel giorno che, ogni mattina, mi sveglio fiducioso che sia la giornata buona per apprendere, finalmente, di un qualche intervento, promosso da Enrico Letta, per corrispondere a quella che aveva affermato essere “la prima priorità” del suo governo.
I giorni passavano, le settimane si susseguivano ma, ogni sera, la delusione e lo sconforto si sono acutizzati.
Eppure, ogni giorno si accavallano notizie sempre più avvilenti sulla situazione economica del Paese.
L’occupazione è in caduta libera, la disoccupazione giovanile ha ormai raggiunti livelli angosciosi, la condizione di povertà si diffonde a macchia d’olio, il rischio che le tensioni sociali diventassero virulente ha avute le prime conferme a Terni, Caserta, Fabriano.
Di fronte ad uno scenario così drammatico, Enrico Letta non solo si è scordati gli impegni, assunti al momento del suo insediamento, sostituendoli con fiumi di blablabla, ma sta dando prova di aver sostituita la “prima priorità” con l’attenzione per argomenti che non servono ad alleviare le sofferenze degli italiani e, dei quali, ai cittadini nun ne po frega de meno.
Ieri, giornali e TV hanno riferito che Letta avrebbe scelti i 35 saggi che dovranno comporre la commissione per le riforme costituzionali ed abbia anche firmato il loro decreto di nomina.
Una notizia fantastica che, sono certo, avrà resi felici e rincuorati i milioni di italiani disoccupati, cassaintegrati, precari, indigenti, che trascorrono le loro giornate trepidanti, nell’ansia di sapere se i saggi proporranno il presidenzialismo o il semipresidenzialismo!
Enrico Letta, che delusione!
Fin dal primo giorno si è consegnato ostaggio nelle mani di Berlusconi che, pur sconfitto alle elezioni, lo comanda a bacchetta con la consueta arroganza.
Sono convinto che dica il vero, Berlusconi, come ha riconfermato anche ieri, quando dichiara che il governo Letta durerà e non sarà certo lui a staccargli la spina.
E lo credo!
Quando mai Berlusconi avrebbe immaginato di poter contare su un Presidente del Consiglio, senza palle, al quale dettare l’agenda di governo, giorno dopo giorno, e dal quale ricevere un’obbedienza cieca, pronta, assoluta?
Berlusconi ha voluto come prioritario l’intervento sull’IMU? E Letta ha ubbidito!
Berlusconi non vuole la riforma della legge elettorale? E Letta non ne parla più!
Berlusconi non considera prioritari gli interventi che combattano la disoccupazione? E Letta rinvia gli interventi di settimana in settimana!
Berlusconi impone, invece, come prioritarie le riforme costituzionali? E Letta si precipita a nominare con decreto la commissione per le riforme!
Berlusconi vuole l’elezione diretta del Presidente della Repubblica con poteri assoluti da monarca? E Letta, a Trento, dichiara la sua disponibilità!
E gli italiani?
Boh! Agli italiani non resta che aspettare Babbo Natale, sperando che almeno nella sua gerla, ci siano le risposte alle loro tribolazioni.
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