Tra gli effetti deleteri della giustizia italiana va annoverata, di certo, la lungaggine dei processi.
E’ appunto colpa di queste lungaggini se Berlusconi, con l’eco dei suoi numerosi zerbini, può continuare a menare per il naso i soliti italiani gonzi, citando, ad esempio, tra le ragioni, per cui lui si riterrebbe vittima di “persecuzione giudiziaria”, anche il processo sul Lodo Mondadori del quale, ieri, in Cassazione si è svolta la prima udienza dell’atto finale.
Infatti, solo ieri la Cassazione ha avviato l’esame del ricorso, presentato dai legali Fininvest, contro la sentenza emessa nel 2011 dalla Corte d’Appello di Milano, ma riferita a fatti avvenuti nel lontano 1990.
Trattandosi, perciò, di un reato corruttivo commesso quattro anni prima che il Cavaliere decidesse di scendere in campo, dopo aver persa la protezione del suo padrino politico, Bettino Craxi fuggito ad Hammamet,è sfacciatamente falso spacciare questo processo come uno dei casi di ostinata persecuzione da parte della magistratura politicizzata.
Ma non è ancora finita perché, probabilmente, occorreranno ancora alcuni mesi prima di mettere la parola fine allo strascico di una vicenda che ha visti gli avvocati della Fininvest, Previti, Pacifico ed Acampora, già condannati a pene detentive, in via definitiva, per aver corrotto il giudice Metta affinché favorisse Berlusconi nella cosiddetta Guerra di Segrate per il possesso della Arnoldo Mondadori.
Ora la Cassazione dovrà decidere, in via definitiva, a quanto ammonti il risarcimento che Berlusconi dovrà liquidare alla CIR per avergli sottratta la Mondadori, corrompendo un giudice.
La giornata di ieri, però, ha proposta una bizzarra coincidenza!
Difatti, mentre a Roma la Cassazione si occupava della corruzione di un giudice, a Napoli, si svolgeva la prima udienza del processo in cui Berlusconi è accusato di aver corrotto un senatore per far cadere il governo Prodi.
È la conferma che in 20 anni Berlusconi si è fatto trapiantare il pelo ma non ha perso il vizio di corrompere.
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