25 e 26 maggio 2014 !
Sono le due giornate (domenica e lunedì) nelle quali gli elettori si recheranno alle urne per le elezioni europee.
Voci sempre più insistenti, provenienti da ambienti molto vicini al quartier generale di Arcore, fanno filtrare che queste date siano state evidenziate in rosso, da Silvio Berlusconi e dai suoi più stretti collaboratori, sui loro calendari.
Secondo le stesse voci, infatti, l’intenzione, di Berlusconi & Co., sarebbe di abbinare alle europee anche la nuova tornata delle elezioni politiche.
A questo piano starebbe lavorando da giorni, ad Arcore, un ristretto team di fedelissimi per preparare il modo di far cadere il Governo Letta, tra dicembre e gennaio, senza però che la responsabilità ricada sul PdL.
Ma, perché mai sarebbe stato abbandonato il piano, ipotizzato solo qualche settimana fa, per accelerare il ricorso alle urne già ad ottobre – novembre, allo scopo di anticipare la sentenza della Corte di Cassazione sul processo Mediaset?
I mormorii dicono che, ad Arcore, sarebbero giunte notizie meno preoccupanti sul possibile esito del ricorso in Cassazione.
Difatti, se la Cassazione non confermasse la sentenza d’appello, emessa dal Tribunale di Milano e, di conseguenza, annullasse la condanna all’interdizione dai pubblici uffici, Silvio Berlusconi, a maggio 2014, potrebbe riproporre la propria candidatura a premier.
Anche perché, i vertici del PdL si dicono sicuri che il PD, per quieto vivere, non si aggregherà al M5S nella richiesta di dichiarare l’ineleggibilità di Berlusconi.
Il disegno che ha in mente Berlusconi & Co., sicuramente, non è definito ancora nei dettagli ma i suoi orientamenti generali già si possono percepire da alcune mosse di questi giorni.
Ad esempio, il PdL, nelle ultime ore, si è detto disponibile all’accordo per una “riforma minimalista” del porcellum, che introduca soltanto la soglia del 40% per conseguire il premio di maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Nessuna concessione, invece, al ritorno del voto di preferenza, per cui si continuerebbe a votare con le “liste bloccate”.
(NdR: il voto di preferenza è inviso ai pezzi fossili di PD e PdL, che lo vivono come il fumo negli occhi perché il voto di preferenza aprirebbe le porte al rinnovamento dei partiti e delle loro classi dirigenti. Miracolo! Finalmente un tema sul quale le mummie di PD e PdL sono in perfetta sintonia … anche se in totale disaccordo con quanto vorrebbe l’elettorato.)
La stessa indicazione della soglia al 40%, in base ai mormorii, risponderebbe ad un ragionamento molto articolato, sviluppato consultando i sondaggisti di corte.
- Il M5S, per il suo rifiuto ad ogni forma di coalizione, non potrebbe mai raggiungere il 40% !
- Il centrosinistra, con il PD allo sbando ed i consensi in caduta libera, anche unendo PD, SEL, Rivoluzione Civile, Socialisti ed altri minori, rimarrebbe sempre al di sotto del 35%.
- Qualora, poi, scendesse in campo Matteo Renzi, in coalizione con lui non entrerebbero SEL e Rivoluzione Civile, per cui i sondaggisti accrediterebbero Renzi di un 35/37%, solo se con un PD unito e rianimato.
- Invece, una coalizione PdL, Lega, Fratelli d’Italia, Grande Sud, Scelta Civica, ed altri minori, consentirebbe al centrodestra di superare il 40% e di ottenere il premio di maggioranza sia alla Camera che al Senato.
Poiché, quindi, Matteo Renzi rappresenterebbe l’unica possibile bestia nera per il centrodestra, le voci dicono che il PdL si impegnerà a fondo per far conflagrare il rapporto tra PD ed elettorato, per evitare che Renzi possa contare sul supporto di elettori motivati e convinti.
Come? Sgretolando il PD alla base, giorno dopo giorno, con “ballon d’essai” che sconcertino e logorino l’elettorato, provocandolo su temi di economia, giustizia, costi della politica, riforme, etc..
Il primo “ballon d’essai”, per innervosire l’elettorato PD, è stata la soddisfazione esternata, ai quattro venti, da Berlusconi & Co. attribuendosi il merito di aver imposto a Letta il rinvio dell’acconto IMU.
Altro “ballon d’essai”, di sfida all’elettorato PD, l’ha lanciato l’ex ministro del governo Berlusconi Nitto Palma, martedì, quando, all’OdG della Commissione Giustizia del Senato, ha posto il disegno di legge, a firma del piediellino Luigi Compagna, che proponeva di dimezzare le pene del concorso esterno in associazione mafiosa e di impedire le intercettazioni di sostenitori ed aiutanti delle cosche. È vero che Schifani ha fatto ritirare il disegno di legge, ma intanto il popolo PD aveva avuto già modo di indispettirsi.
I “ballon d’essai” proseguiranno fino a costringere il PD, per non perdere la faccia con il suo elettorato, a votare contro un provvedimento, proposto ad arte da un ministro pidiellino, e provocare così la caduta del governo.
Agli occhi degli elettori la fine del governo Letta dovrà apparire colpa del PD, mentre Berlusconi & Co. si ergeranno a paladini della governabilità.
Ma perché aspettare allora fine anno e non anticipare all'autunno?
“Elementare Watson”, direbbe Sherlock Holmes, perché per ottenere qualche concessione dall’Europa, di cui l'Italia ha bisogno, è necessaria la credibilità di Enrico Letta, quella credibilità che Berlusconi sa bene di non avere.
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