lunedì 20 maggio 2013

Beppe Grillo e M5S … che delusione !

È innegabile che il solo vero vincitore, delle elezioni politiche di febbraio, sia stato il M5S.
Continuare a citare semplicemente il 25,5%, per indicare il risultato acquisito dal M5S, non rende l’idea del reale successo conseguito dal movimento, se non si riflettesse anche sull’evidenza di ben 8.689.168 elettori che hanno affidato il loro voto ai grillini, sperando che li usassero per cambiare veramente il Paese.
Sono mesi, oramai, che sociologi, politologi, opinionisti di ogni sorta, si scervellano per cercare una spiegazione plausibile a questo successo.
I più superficiali riterrebbero di poter ridurre tutto al vento dell’antipolitica, che spira sull’italica gente, senza tener conto che, forse, a spingere quasi nove milioni di elettori a votare il M5S sia stato il bisogno di vivere un totale rinnovamento della politica e delle istituzioni; un rinnovamento che i partiti tradizionali hanno dimostrato, negli anni, di non volere e di non essere capaci di realizzare.
D’altra parte, poiché è difficile immaginare che dopo il 25 febbraio i partiti tradizionali, con il loro modo di agire, abbiano recuperata credibilità, anzi è più verosimile il contrario, le motivazioni dell’antipolitica di sicuro non sono diminuite.
Perciò, la flessione progressiva dei consensi al M5S, registrata dai sondaggisti da febbraio in poi, non può di certo essere correlata ad un improbabile attenuarsi delle pulsioni di antipolitica.
È più realistico presumere che incomincino ad emergere, invece, i primi sintomi di delusione, da parte di elettori e simpatizzanti che si aspettavano un approccio, da parte del M5S, più propositivo ed efficace.
Aver adottato l’ostinato rigetto di ogni opzione di intesa e cooperazione con le forze politiche presenti in Parlamento, ha resa sterile l’azione politica del M5S, deludendo così gli elettori che si attendevano almeno qualche primo risultato in cambio dei voti affidati nelle mani dei parlamentari grillini.
Difatti, in questi mesi, la presenza del M5S è risultata irrilevante già nei primi passaggi che hanno caratterizzata la vita parlamentare.
Non solo il M5S non ha saputo approfittare della chance, offerta dal PD per emarginare il PdL e, di conseguenza, per poter inserire nell’agenda di governo alcuni provvedimenti sui quali aveva fatto leva Beppe Grillo, in campagna elettorale (es.: ineleggibilità, costi della politica, conflitto d’interessi, …), ma si è visto tagliare fuori anche dall’elezione del Capo dello Stato, nonostante, in un certo momento, fosse stata in ballo proprio la candidatura di una delle personalità proposte dai militanti del movimento, cioè Romano Prodi.
La delusione non poteva che amplificarsi quando, con la nascita del governo di servizio, sostenuto da PD, PdL e Scelta Civica, gli elettori / simpatizzanti si sono resi conto che il M5S non riuscirà a realizzare, in questa legislatura, nessuno degli obiettivi per i quali aveva caldeggiato il loro voto.
Ma, allo sconforto per la sterilità politica del movimento si è aggiunto lo sconcerto per alcune situazioni che si sono riscontrate in casa del M5S.
Ad esempio, è stato sconcertante prendere atto che i parlamentari si comportino come marionette manovrate da Grillo e Casaleggio, anche nella gestione di fattori del tutto insignificanti come l’impiego della diaria e dei giustificativi di spesa, o i rapporti con i media, o l’espulsione del parlamentare indisciplinato.
Non solo, ma in campagna elettorale Grillo aveva enfatizzato che il modus operandi del movimento si sarebbe ispirato alla trasparenza con ricorso sistematico allo streaming, in realtà poi sia gli incontri dei “cittadini onorevoli” con Grillo, sia le riunioni dei gruppi parlamentari si sono svolte costantemente a porte chiuse.
In effetti, più che parlamentari impegnati nella ricerca di soluzioni ai drammatici problemi degli italiani, i grillini sembrano tanti scolaretti in gita premio, a Roma, più preoccupati di ubbidire ai due maestri per non essere messi in castigo o rispediti a casa.
Eppure, la brigata era arrivata a Roma con l’obiettivo di aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno”, ed invece sta facendo la figura del pesce in barile, incapace di accorgersi e di partecipare a quello che succede intorno a lei.

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