martedì 14 maggio 2013

Anch’io dico a voce alta: “Povera Italia”


Esattamente 10 giorni fa, a Londra, veniva arrestato, nella sua abitazione nel Lancashire, Nigel Evans il 55enne vicepresidente della Camera dei Comuni.
Nigel Evans, parlamentare di primo piano del partito conservatore, è accusato di violenze sessuali commesse nei confronti di due ragazzi, tra il 2009 ed il 2013.
Dopo ore d’interrogatorio, Evans è stato rilasciato su cauzione e dovrà presentarsi davanti al giudice il prossimo 19 giugno.
Appresa la notizia, da quel giorno ho consultati tutti i quotidiani londinesi in attesa di leggere che i parlamentari del partito conservatore si fossero radunati per marciare compatti, in segno di protesta, verso la stazione di polizia che aveva effettuato l’arresto.
Attesa rivelatasi inutile!
Così, intimamente contrariato nel constatare che non c’era stata nessuna marcia di protesta, mi aspettavo almeno che Nigel Evans ed i suoi amici organizzassero una manifestazione in sua difesa.
Già immaginavo decine di migliaia di inglesi, in Trafalgar Square, cantare a squarciagola “per fortuna che Nigel c’è”, mentre dal palco Evans, attorniato dai ministri del governo, inveiva inviperito contro la Giustizia inglese che aveva permesso il suo arresto.
Nulla di tutto ciò che immaginavo si è verificato !
Assolutamente deluso, perciò, ho dovuto, però, farmene una ragione.
I cittadini inglesi, pur non vantando il loro paese come culla del diritto, hanno rispetto, però, delle leggi e considerano la Giustizia ed i Giudici i capisaldi irrinunciabili per la pacifica e sicura convivenza civile.
I parlamentari inglesi non godono di nessuna immunità o altro privilegio che li metta al riparo dal poter essere arrestati, se accusati di un reato; insomma, di fronte alla legge, i parlamentari hanno gli stessi diritti e doveri di un qualsiasi cittadino britannico.
Certo, per i reati meno gravi, come tutti i cittadini possono anche tornare a casa dietro cauzione, ma è quello che prevede la legge.
Pur non essendo filo inglese, anche perché fin da bambino non sono mai andato d’accordo con la loro lingua, devo riconoscere che il caso Nigel Evans rappresenta un’istruttiva lezione di civiltà giuridica.
Difatti, se penso a come siano denigrati ed avversati, in Italia, la Giustizia e la Magistratura, da parte di molti esponenti politici, mi rendo conto che, proprio da quella che ci ostiniamo a definire la “culla del diritto”, stia scomparendo la civiltà giuridica.
A darne prova non sono soltanto quei cittadini che scendono in piazza per protestare, in modo insensato, contro i processi che coinvolgono questo o quel politico manigoldo, ma piuttosto quei politici che si danno da fare per essere eletti in Parlamento, non per vocazione civica, ma esclusivamente per mettersi al riparo dietro la immunità parlamentare.
Basta scorrere l’elenco dei parlamentari, eletti in occasione delle recenti votazioni politiche, per rendersi conto di quanti siano gli individui il cui unico intendimento era, ed è quello di scamparsela da indagini, avvisi di garanzia, rinvii a giudizio, processi.
Siamo ridotti a vivere, da anni, in un Paese nel quale si percepisce il crescente rifiuto della funzione giudiziale che ogni giorno, sempre più con fatica, cerca di assolvere il suo ruolo di garanzia dei diritti e delle regole di convivenza civile.      
Quando alla Giustizia sarà impedito di assicurare l’equilibrio tra diritti e doveri di ogni cittadino, assisteremo all’annientamento definitivo della legalità.
Per questo, mentre ricordo che sui banchi di scuola mi hanno insegnato che “la legge è uguale per tutti”, non posso fare a meno di rammaricarmi urlando in silenzio “Povera Italia” !

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